Liguria, la trincea di Toti davanti ai partiti: ritorno da presidente operativo
Il messaggio agli alleati. Se lasciasse, si voterebbe a ottobre ma senza la sua lista
«Al momento dei saluti, ci ha detto che questa è comunque una storia avvincente, anche se c’è andato di mezzo lui. Perché è destinata a fissare nuovi paletti tra politica e magistratura». Giacomo Giampedrone ha annuito senza troppa convinzione, insieme all’avvocato Stefano Savi. Entrambi hanno pensato che ne avrebbero fatto volentieri a meno. Ma non l’hanno detto, questione di opportunità.
La prima visita concessa dalla Procura di Genova a Giovanni Toti è stata quella del suo plenipotenziario, l’assessore regionale con più deleghe di ogni altra giunta, quindici in tutto, record finora imbattuto. Diciamo che conosce la strada che porta alla villetta di Ameglia. Oltre a essere un vicino di casa, il quarantatreenne Giampedrone è stato anche sindaco del luogo dove il presidente della Liguria sta trascorrendo gli arresti domiciliari. «Siamo amici, può usare pure questa parola, senza falsi pudori».
Era quasi naturale che approfittando della mozione di sfiducia nei suoi confronti che verrà discussa domani in Consiglio regionale, Toti affidasse il suo nuovo messaggio in bottiglia alla figura politica a lui più vicina. «Ci tiene molto a ribadire che la Liguria non si deve in alcun modo fermare, ora che finalmente sta svoltando. Più che esser difeso, cosa che ritiene di poter fare da solo, gli interessa andare avanti. Ritiene che sia arrivato il momento di rivendicare la bontà del nostro operato, per dimostrare che la Liguria non è certo il regno di Al Capone».
Per farlo, Toti ha scelto di non avere mezze misure. Il testo a sua firma che verrà letto domani in aula è di inusitata durezza verso i suoi avversari. «Con una miopia politica dai rari precedenti, le opposizioni tentano una spallata politica che non solo non riuscirà nei numeri, ma conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la loro inadeguatezza a guidare questa regione». «Dopo un decennio di sconfitte politiche ed elettorali, la classe dirigente della sinistra, che ha saputo deludere i cittadini più di ogni altra, oggi intravede, grazie a una inchiesta della magistratura che al momento è solo tale, senza alcun rinvio a giudizio e tanto meno senza condanne, la possibilità di recuperare un po’ del terreno perduto».
E sono soltanto i primi due capoversi. Nel seguito si citano anche «le ombre lunghe che riguardano il Partito democratico». La scelta di andare allo scontro frontale denota anche una certa convinzione. Per assurdo, Toti è convinto di avere in mano il pallino del proprio destino. Non c’è stata una sollevazione di massa per chiedere le sue dimissioni, non ci sono piazze piene che lo contestano. Non è un dettaglio da poco, conferma Giampedrone. «Io sono sempre in giro, e incontro solo gente che ci chiede di andare avanti». Se tutto rientra in un perimetro politico, il presidente della Liguria crede di avere buone possibilità di restare in sella. Al punto da definire il suo attuale impedimento come «una temporanea assenza», e di augurarsi di ritrovare il suo staff, oggi in ferie forzate, «come l’aveva lasciato».
L’invito alla compattezza affidato al suo assessore contiene anche un ulteriore avviso ai naviganti della coalizione di centrodestra. Se decidesse di andarsene per meglio difendersi, a ottobre si tornerebbe al voto. Senza di lui e la sua lista civica, che rappresenta la maggioranza della maggioranza. È una ricostruzione apocrifa, che Giampedrone non smentisce. «Non è molto dissimile da quelli che sono i suoi intendimenti. Giovanni vuole tornare a una piena operatività. Farà le sue valutazioni, ma intende farle da presidente della regione. Agli alleati proporrà una verifica di fine mandato, con l’obiettivo di fare approvare la finanziaria ligure prevista per il prossimo settembre. Per questo chiede a tutti di lavorare come se fosse al suo posto. Ma il suo e nostro obiettivo è la scadenza naturale della legislatura, prevista per l’autunno del 2025».
Uno spettro si aggira però per la Liguria, quello della paralisi. Giampedrone non si tira indietro. «Sfido chiunque a dimostrarmi che c’è una pratica storta o sbagliata in Liguria. Per questo Toti ci invita a mantenere l’attuale organizzazione del lavoro». L’ultima domanda è quella che ottiene la risposta più meditata. Assessore, ma è vero che lei aveva avvisato il suo presidente della spregiudicatezza di Matteo Cozzani, suo capo di gabinetto e vostro conterraneo di levante, che ha trascinato Toti nell’inchiesta? «Ogni sabato sera andavamo a mangiare la pizza insieme, io e Giovanni. Il mio rapporto con lui è sempre stato inscalfibile. A prescindere da chi collaborava con lui».
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