Dal Btp a 50 anni al «Futura», investire nel lungo periodo (giocando su prezzi e tassi)

Una strategia in «lungo» con i titoli di Stato. Per chi può rischiare o ha un orizzonte di investimento pluriennale. L’obiettivo è quasi sempre lasciare ai posteri, figli, nipoti un’eredità che dovrebbe risultare apprezzabile e interessante. Ma serve capacità di reggere la volatilità perché le quotazioni possono subire oscillazioni importanti. Per chi sceglie queste scadenze come lascito ai propri cari, la quota del portafoglio da utilizzare potrebbe attestarsi tra il 20 e il 25% della componente obbligazionaria. Con prezzi decisamente al di sotto del valore di rimborso, si possono inserire in portafoglio Btp con scadenza da 27 a 48 anni, assistiti da cedole che oscillano tra l’1,70% e il 2,70 per cento. Il Btp con scadenza cinquantennale, all’atto del collocamento, il 7 aprile 2021, fissò il valore della cedola al 2,15%, la data di rimborso all’1 marzo 2072, e il prezzo a 99,467, per un rendimento lordo del 2,179%. I partecipanti al mercato, in pratica l’intera galassia bancaria del globo, richiese oltre 64 miliardi di euro. Il Dipartimento del Tesoro ne collocò 5, a riparto tra i vari sottoscrittori. Fondi pensione, in particolare, ma anche banche e singoli investitori. Che volevano sia rivendere parte dell’investimento effettuato, se il prezzo di mercato fosse aumentato, sia conservarlo in portafoglio, per riscuotere gl’interessi con cadenza semestrale, come i fondi pensione.

Perché inserire questi strumenti nei portafogli

Il successivo aumento dei tassi d’interesse, a seguito dell’incremento del costo della vita, ha spinto al ribasso il valore di mercato del titolo e, in questa fase di mercato, lo si può inserire in portafoglio a 63,00, per incassare un rendimento lordo del 4% circa. A corollario di questo strumento, ve ne sono altri cinque con date di rimborso comprese tra marzo 2041 e settembre 2052, i cui valori di mercato oscillano tra 65,00 e 81,50. Completano l’offerta di debito pubblico lungo e scontato i Btp Futura, figli della fase di pandemia collocati con cedole di valore molto contenuto ma leggermente crescente, nel corso degli anni. La data di rimborso più ravvicinata è 17 novembre 2028, la più lontana 27 aprile 2037. Gli attuali valori di mercato oscillano tra 74,00 e 89,00. La prima emissione venne collocata a metà luglio 2020. Perché immettere in portafoglio queste tipologie di strumenti? Non solo per il basso prezzo d’acquisto, che, in ogni caso, dà luogo ad un esborso finanziario d’importo più contenuto, ma soprattutto perché la prospettiva di più riduzioni del tasso di riferimento della Banca centrale europea, dovrebbe favorire un aumento della quotazione di mercato. Evento, quest’ultimo, che si tramuterà in un guadagno in conto capitale, cedendo a mercato i titoli precedentemente inseriti in portafoglio.

Noi e gli altri

Più complesso, ma non difficilissimo, sarebbe inserire i titoli con scadenze mediamente lontane, per poi riscuoterne il valore nominale, all’atto del rimborso. Anche se, pure in questo caso, a fronte delle possibili, ulteriori diminuzioni del tasso di riferimento della Bce di almeno un punto e mezzo, nell’arco di circa dodici mesi, il livello del valore di mercato salirebbe a prezzi via via superiori. E, avendo conservato in portafoglio i citati strumenti, le plusvalenze diverrebbero più corpose. In tabella, per par condicio, si è optato di inserire emissioni governative di altri Paesi di Eurozona con caratteristiche abbastanza simili, anche se, in effetti, cedole e date di scadenza non coincidono con quelle utilizzate per i titoli del Tesoro italiano. In questo caso, la redditività dell’operazione di acquisto, prima, e di cessione a mercato, poi, potrebbe evidenziare plusvalenze diverse da quelle che si dovrebbero realizzare con i Btp. Le quotazioni di mercato non sono infatti simili e, di conseguenza, i calcoli relativi alle differenze tra prezzi di vendita e di acquisto potrebbero assumere valori dissimili, ma sempre di segno positivo.

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