Btp, Bot, Bonos, da tre mesi a sette anni: come investire per rendimenti fino al 5%

Rendimenti che ballano sopra il 2,5% e fino (quasi) al 5%. Uno sguardo di insieme alle «curve» che rappresentano i principali mercati mondiali del reddito fisso restituiscono questa immagine. Con sullo sfondo il convitato di pietra: l’inflazione. Sta scendendo ma non è sparita. E quindi questi numeri sono interessanti ma non risolutivi perché prima di guadagnare bisogna considerare il morso del costo della vita. Ma se, prima o poi, inizia la discesa, avere in tasca titoli con queste cedole diventerà più interessante. Lo si dice da oltre un anno. Finora non è successo. Però fare previsioni esatte è impossibile. Non resta che attrezzarsi con un portafoglio obbligazionario adatto alle proprie esigenze. Senza escludere, soprattutto in questa fase, alcun tipo di durata, dai Bot alle emissioni di Btp con durata ultra quindicinale. La percezione dell’ipotetica rischiosità degli investimenti condiziona e orienta le scelte dei risparmiatori. Al tempo stesso la suddivisione e soprattutto l’inserimento in portafoglio delle differenti scadenze degli strumenti finanziari è alla base, da un lato, della redditività del portafoglio, e, dall’altro, della corretta suddivisione temporale, che le differenti scadenze sono in grado di offrire.

Perché conviene (ora) investire nel breve

Scorrendo le diverse tipologie di titoli di Stato indicati nella tabella, si potrà rilevare che i rendimenti che offrono non sono particolarmente differenziati. Anzi. La curva italiana è tra le più «ripide». Negli Stati Uniti ma anche in Germania è più «piatta» e addirittura invertita. Ovvero i rendimenti a 10-20 anni sono più bassi di quelli a due anni. In generale oggi è possibile investire nel reddito fisso a breve termine (e quindi eliminando il rischio legato al movimento dei tassi e al tempo) ottenendo remunerazioni simili a quelle offerte dai titoli lunghi. Un portafoglio che opti per una tipologia di rischiosità di medio livello potrebbe rappresentare una strategia da seguire. Da un lato, perché la presenza di titoli con scadenza ravvicinata, i Bot, consentirà di incassarne il valore nominale, probabilmente in una fase in cui le banche centrali potrebbero decidere i primi interventi sul livello dei tassi ufficiali. Anche se, dopo le forzate ipotesi delle sei riduzioni da parte della Federal Reserve Usa del tasso ufficiale, ora fissato al 5,50%, gran parte degli osservatori ha ridotto il possibile numero degli interventi a due o tre, nella parte finale dell’anno in corso.

Come bilanciare il portafoglio

La ragione della presenza in portafoglio di emissioni con scadenza nella seconda parte dell’anno, i Bot, ha la funzione di generare il capitale disponibile per investire a quella data parte dei risparmi in emissioni obbligazionarie che, in prospettiva, dovrebbero evidenziare discreti incrementi dei loro valori di scambio sul mercato. Al tempo stesso, la contemporanea presenza di strumenti con scadenza molto più lontana nel tempo dovrebbe far sì che il loro valore di mercato possa aumentare anche discretamente, in occasione del cambio di segno della politica monetaria. La composizione di un portafoglio a rischio medio dovrebbe comprendere una quota del 20% di Bot, del 40% di emissioni con scadenza biennale e quinquennale, del 30% di titoli con rimborso compreso tra sette e dieci anni e del 10% con emissioni con scadenza quindici anni. Ma se si ritiene troppo lontana questa data di rimborso, si potrebbe rinunciarvi, implementando, paradossalmente, la quota destinata ai Bot. Strumento che assume in sé un grado di elasticità non comune, sia per la facilità di dismissione dal portafoglio, sia per la possibilità di chiudere l’investimento, senza particolari rischi di subire minusvalenze significative, sia per poi rivenderlo, qualora una nuova opportunità, ritenuta più accattivante, si presentasse.

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