Btp fuori dall’Isee, Zes, colonnine sos «anti-violenza»: la Manovra e le 53 misure ferme

Il governo Meloni ricorre sempre di più a provvedimenti di legge che si applicano senza bisogno di una regolamentazione secondaria, ma lo stock dei decreti attuativi che restano da varare per dare compiutezza alle leggi approvate dal Parlamento continua a crescere. Nell’ultima legge di Bilancio, per dire, il numero dei decreti attuativi previsto dall’articolato è stato di appena 55, un record (nel 2022 erano 112). 

Da quando si è insediato, il 20 ottobre del 2022, a oggi, secondo il monitoraggio della Camera dei Deputati e di Palazzo Chigi, lo stock dei provvedimenti da varare è tuttavia cresciuto dai 406 ereditati dai governi precedenti a 603. Dei 55 decreti necessari per concretizzare la Manovra 2024 ne sono stati varati finora solo due. L’istituzione della Cabina di coordinamento delle politiche attive per la riduzione della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici e la ripartizione del fondo per gli interventi del Giubileo 2025, con risorse per 608 milioni.

 Tra le misure più importanti che attendono la regolamentazione secondaria c’è l’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’indice Isee, le modalità di accesso al credito di imposta per la Zona economica speciale, le colonnine antiviolenza per le chiamate d’emergenza alle forze dell’ordine.

Se si tiene conto dell’arretrato, il lavoro da fare per portare a terra le misure varate dai vari governi che si sono succeduti è ancora enorme. Da quando è all’opera, il governo Meloni ha provveduto a emanare 220 norme attuative. Dei 603 regolamenti e decreti che devono essere approvati, 560 riguardano provvedimenti di iniziativa del governo (dei quali 104 dovuti a emendamenti parlamentari): 336 sono quelli della Meloni, ma ce ne sono ancora 227 relativi alla XVIII legislatura, e 41 di quella ancora precedente. Quello che attende da più tempo è il decreto del ministero delle Imprese con i criteri per la quantificazione dei danni ambientali causato dalla gestione dei rifiuti, che doveva arrivare entro il 3 novembre del 2013.

I termini già scaduti

Un terzo dei 603 atti da approvare, ben 198, ha termini di adozione già superati, mentre 249 non hanno alcuna data entro la quale dovevano essere varati. La gran parte di questi provvedimenti attuativi è di competenza del Mef (79), ma sono numerosi anche gli atti che devono essere prodotti per quanto riguarda le attività produttive (75), la cultura (66), gli affari sociali (63), l’ambiente (57), trasporti (50) e agricoltura (48). 

Tra le misure che attendono i regolamenti attuativi ci sono l’accesso alle banche dati da parte delle forze di polizia e della direzione Antimafia, le nuove norme sulle intercettazioni, il riparto dei fondi tra i comuni alluvionati, ma anche numerosi provvedimenti che riguardano l’accoglienza e l’immigrazione, l’attuazione del Piano Mattei, e un pacchetto di misure fiscali, alcune sottoposte all’esame del Garante per la Privacy come la semplificazione delle dichiarazioni fiscali, come l’applicazione della global minimum tax.

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