Btp Valore, Futura, Bot, Cct: che scelta fare? La guida aggiornata ai nuovi titoli di Stato
Torna il Btp Valore. Nell’ultima settimana di febbraio parte la terza emissione. Uno strumento che a giugno scorso ha raccolto 18,191 miliardi di euro e in ottobre altri 17,19. Importi notevoli, che hanno contribuito ad alzare la propensione al investire delle famiglie. Conviene fare un pensiero sulla nuova emissione? Ecco un po’ di numeri e qualche considerazione, in attesa di avere dal Tesoro notizie più precise. Nella tabella una selezione di titoli con diverse caratteristiche e rendimenti compresi tra il 2,37% e il 4%.

Il confronto
Le due emissioni collocate nel 2023, con scadenza giugno 2027 e ottobre 2028, pagano rispettivamente un flusso cedolare crescente nel tempo del 3,25% — che salirà al 4% — e il 4,10% seguito dal 4,50%. A questo va sommato, per chi ha sottoscritto in emissione e manterrà fino a scadenza, il premio fedeltà. Che è aumentato, per la prossima emissione, allo 0,7% lordo del valore nominale immesso in portafoglio titoli. Un’opportunità, soprattutto alla luce delle possibili diminuzioni dei futuri flussi cedolari che arriveranno quando le banche centrali inizieranno a ridurre i loro tassi di riferimento.
Il riscontro di mercato è positivo per le due prime emissioni di Btp Valore: la scadenza 2027 viene scambiata a 101 circa, a fronte di un prezzo di mercato di 103,50 per l’emissione in rimborso nel 2028. Ipotizzare un analogo comportamento per la nuova emissione, a fronte di attesa di tassi d’interesse in calo, nel corso dei prossimi anni, non è da escludere.
Più delicato l’approccio al Btp Futura, soprattutto per chi lo acquistò in fase di emissione, negli anni 2020 e 2021. La scadenza più ravvicinata è 2028, la più lontana nel tempo è 2037. La data di collocamento è caduta nella lunga fase di rendimenti a zero. Ne consegue che il flusso cedolare delle quattro emissioni di questi Btp è molto basso, se confrontato con le cedole odierne. Perché si va da un minimo di 0,35% ad un massimo dell’1,15%, come prima cedola. E da un minimo dell’1% ad un massimo del 2%, per l’ultima cedola. Il Btp Futura offre tre differenti flussi per interessi per tre emissioni e quattro per una sola. I valori di mercato vanno da un minimo di circa 73,00, per la scadenza 2037 ad un massimo di 88,70 circa, per la scadenza più ravvicinata, 2028.
La compensazione
A chi avesse accumulato minusvalenze, questo Btp Futura consentirà di ridurre sensibilmente l’applicazione della tassazione sulla plusvalenza tra prezzo di mercato e valore di rimborso, perché impatterà, nell’arco dei quattro anni che portano al 2028, sulle citate minusvalenze, riducendo sensibilmente, o anche azzerando, la tassazione che verrebbe applicata all’atto del rimborso del titolo.
Dando per certa la riduzione dei tassi ufficiali da parte delle banche centrali, meno attrattivo si presenta l’investimento in Btp indicizzati sia all’inflazione italiana, sia a quella di Eurozona. Salvo che, nel divenire dei prossimi mesi, i loro valori di mercato si attestino via via a livelli sensibilmente inferiori a quelli di mercato attuali.
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Il fattore variabile
Affiancano queste tipologie di strumenti i Btp classici, con durate brevi, medie e lunghe. Ma anche qualche Cct: solo quelli a breve termine, con cedole di livello medio alto sono appetibili e, soprattutto, potenzialmente concorrenziali ai Btp. Completerebbero la componente obbligazionaria i Bot che vengono incontro alle esigenze di investitori con elevata propensione al rischio perché consentono di proteggere una parte del portafoglio con titoli che quasi rappresentano denaro contante pur mantenendo un rendimento oggi interessante, superiore al 3%.
Per la parte del portafoglio da investire in titoli obbligazionari, il 25% potrebbe essere destinato a Btp Valore, il 10% in Btp Italia, il 5% in Btp Futura, il 7,5% in Btp con scadenza due anni e altrettanto con scadenza tre anni, il 15% in Btp quinquennali e altrettanto in decennali. Infine, 10% al Bot annuale e 5% ai Cct con scadenza 15 ottobre 2024 e 15 gennaio 2025.
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