Spread ai minimi da due anni: cosa significa per chi ha azioni e titoli di Stato?
Lo spread - il differenziale di rendimento fra il Btp decennale italiano e il Bund tedesco di pari durata - ritocca nuovamente i minimi da gennaio 2022. Il differenziale tra i due titoli di Stato scende ancora e si attesta a 133 punti, con il rendimento del decennale italiano in calo di cinque punti base al 3,65%. Il calo (ulteriorE) di spread nelle 24 ore non è dovuto a un ripiegamento del rendimento del Btp italiano, rimasto stabile al 3,71%, ma a un leggerissimo aumento di 2 punti base del rendimento del cugino decennale tedesco.
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Dall’ansia all’euforia?
Dall’ansia dello spread stiamo dunque passando ad una fase di spread- euforia? Calma e gesso. Se infatti il livello del differenziale Btp-Bund ha registrato un notevolissimo miglioramento negli ultimi mesi, passando dagli oltre 200 punti dello scorso novembre ai 133 punti attuali, anche tutti gli altri Paesi di area euro hanno registrato una tendenza analoga da inizio 2024. Con diminuzioni che per la Francia sono state di 6 punti (adesso il differenziale di rendimento tra gli Oat di Parigi e il Bund 10 anni è di 47 punti), al -11 della Spagna (spread a 85 punti) fino ai -10 del Portogallo (ora a 65 punti). Il calo italiano è dunque vistosissimo ma il Btp continua ad avere un premio di almeno mezzo punto di rendimento aggiuntivo rispetto a tutte le principali emissioni dei Paesi di area euro in confronto con il Bund tedesco.
Italia batte Grecia 133 a 99: ma non è un bene
Perfino i titoli Greci stanno, ormai da tempo, ampiamente sotto il rendimento delle obbligazioni governative italiane. Con un calo di 6 punti da inizio anno, fino a uno spread di 99 punti contro il Bund i titoli decennali greci offrono un rendimento del 3,3% circa, 40 centesimi al di sotto dei Btp italiani. La tendenza alla convergenza degli spread verso il valore di rendimento del Bund tedesco è dunque un fenomeno generalizzato, legato alla fiducia dei mercati che la crisi dei debiti sovrani sia sostanzialmente (e forse definitivamente) superata, non a particolari meriti italiani.
Ma i risparmiatori guadagnano circa il 4% in conto capitale
Questo nuovo scenario, peraltro, è vantaggioso per tutti. Innanzitutto per i risparmiatori che con il calo dello spread di oltre 70 punti in cinque mesi hanno realizzato sui titoli decennali italiani già emessi un guadagno in conto capitale di circa il 4-5%. Si calcola infatti che per ogni punto di rendimento in mendo di un bond decennale a tasso fisso, il valore capitale del titolo (in pratica le sue quotazioni sul mercato secondario) salgono di circa 7 punti percentuali. Ma oltre al vantaggio per i Btp già li aveva in portafoglio, c’è anche il vantaggio di chi ne ha sottoscritti di nuovi. Con un rendimento al 3,71% i risparmiatori, italiani e non, che sottoscrivono Btp, ottengono una remunerazione molto più generosa che investendo sulle emissioni di altri Stati che aderiscono all’euro. L’1,4% in più circa, come abbiamo visto, rispetto alla Germania, l’1% in più rispetto alla Francia e ben 40 centesimi in più rispetto alla Grecia, tradizionalmente sul banco dei ripenti in sede europea, ma oggi in posizione di vantaggio in confronto all’Italia.
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Dum Romae loquitur...
Chi gode un po’ di meno, in questo scenario di calo vistoso del differenziale di rendimento con le altre emissioni europee e in particolare con il Bund tedesco, è il Tesoro italiano. Che per collocare i suoi titoli risparmia certamente molto (circa mezzo punto) rispetto ai collocamenti di novembre 2023, ma che mantiene un costo medio di finanziamento del debito tuttora molto elevato. Pari 3,53% a gennaio e al 3,62%, quindi in aumento, a febbraio. Con un guadagno di qualche punto rispetto al 3,76% del costo medio del debito dell’intero 2023
... in Piazza Affari si brinda
E la Borsa cosa c’entra in tutto questo? C’entra, c’entra. Chi investe sul mercato azionario pretende un "premio di rendimento" rispetto alla remunerazione delle attività considerate a rischio zero (i titoli di Stato), che può variare, a seconda dei momenti, dal 4 al 6%. Se i Btp mi danno il 4% io che investo in Borsa voglio guadagnare almeno l’8%, o anche di più. Ma se i titoli di Stato puntano verso un rendimento del 3%, ecco che posso accontentarmi di un rendimento azionario più basso, diciamo del 7%. Questo significa che i profitti che realizzano le imprese, e che dipendono soprattutto dalle condizioni di crescita del Pil e dal livello dei tassi di interesse, diventano più "attraenti" per gli investitori, che quindi comprano più azioni e a prezzi più alti. Ecco dunque che un calo degli spread, che altro non vuol dire che una diminuzione dei rendimenti delle obbligazioni, gioca a favore anche del mercato azionario. Con Piazza Affari che nel 2023 ha realizzato una superperformance dell’indice Ftse Mib del 28%. E che nel 2024 appare bene avviata, con un rialzo da gennaio che già supera l’8%.
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