L'iPhone, «bene di lusso» che in Iran tutti vogliono ma è bandito Così è nata un truffa milionaria

La Kourosh Company avrebbe incassato dalla frode 35 milioni di dollari. Apple ha lasciato il Paese da anni per le sanzioni statunitensi, ma i suoi dispositivi continuano a essere importati (anche se gli ultimi modelli sono stati banditi)

Truffa milionaria di iPhone in Iran: così centinaia di clienti sono stati ingannati

La possibilità di comprare un iPhone a prezzi economici è allettante. Lo è ancora di più per chi abita in Iran, un Paese in cui gli smartphone della Apple sono considerati «oggetti di lusso americani» e in cui, dal 2023, sono stati banditi gli ultimi modelli. Il divieto ha finito per stimolare un’economia parallela per i dispositivi più vecchi, facendone lievitare i costi. La Kourosh Company prometteva invece iPhone a poco prezzo. Centinaia di clienti si sono rivolti a loro ma sono stati ingannati: i telefoni ordinati non sono mai arrivati, e si stima che la società abbia incassato dalla frode circa 35 milioni di dollari. Una truffa ma non solo, perché la vicenda apre una finestra sulle difficoltà economiche del Paese e sulle sue tensioni con l’Occidente.

La truffa milionaria degli iPhone

Con promesse di forti sconti e con personaggi famosi che sponsorizzavano il prodotto, dal portiere della nazionale di calcio Alireza Beiranvand all’attore Akbar Abdi, la Kourosh Company (che si definiva la «più grande azienda di riparazione telefoni dell’Iran») prometteva un’offerta irripetibile: 200 milioni di riyal (360 dollari) per un modello – l’iPhone 13 – che vale quasi il doppio, sostenendo di riuscire a risparmiare eliminando i costi degli intermediari. L’azienda, gestita dall’imprenditore Amir Hossein Sharifian, chiedeva pagamenti anticipati e 45 giorni di attesa per la consegna, il tempo necessario per importare i dispositivi nel Paese. In conformità con le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Repubblica islamica, la Apple non fa più affari nel Paese da anni, né con centri di produzione né con propri punti vendita. Ma se introdotti dall’estero, gli iPhone si riescono comunque a trovare nei negozi iraniani. Con un limite: gli ultimi modelli, quelli banditi, smetteranno di funzionare sulle reti di telefonia mobile controllate dal regime dopo un mese, il tempo dei visti per i turisti. Gli iPhone promessi dalla Kourosh Company non sono mai arrivati e i clienti truffati hanno protestato di fronte al quartier generale della polizia di Teheran. I media nazionali hanno riferito che la frode avrebbe fruttato circa 35 milioni di dollari. Nel frattempo si è scoperto che Amir Hossein Sharifian ha lasciato il Paese diversi mesi fa, intercettato all’estero dagli inquirenti iraniani.

L’importazione degli smartphone Apple

Il commercio di telefoni ha numeri importanti. Secondo le statistiche del governo, prima del divieto, circa un terzo dell’intero mercato di importazione di smartphone (pari a 4,4 miliardi di dollari) era costituito da iPhone, mentre solo negli ultimi dieci mesi, secondo quanto ha riferito l’agenzia di stampa Tsnim, sono stati importati per un equivalente di circa un miliardo di dollari. I telefoni possono essere portati solo individualmente dai viaggiatori e devono essere registrati al momento dell’ingresso nel Paese. Alla dogana, le persone forniscono il numero del passaporto e pagano una tassa, incassata dal governo, pari al 22,5% del prezzo del telefono. Come riportato dall’Associated Press, i contrabbandieri di iPhone in Iran aspettavano i passeggeri all’aeroporto e li pagavano fino a 40 dollari in cambio del permesso di utilizzare i numeri dei loro documenti per registrare i dispositivi nei loro magazzini. La vita degli iPhone in Iran è resa ancora più complicata dal fatto che Apple limita i servizi nel Paese, anche se sono stati trovati alcuni modi per superare le restrizioni, dall’utilizzo di un indirizzo estero per proteggere un ID Apple fino all’acquisto di carte regalo per acquistare app e giochi.

Il divieto di iPhone 14 e 15

Nonostante le difficoltà e le limitazioni, gli iPhone continuano ad essere fortemente richiesti in Iran. Per le sue funzionalità, ma anche perché rappresenta uno status symbol per molti giovani iraniani. «Le importazioni eccessive sono qualcosa di pericoloso», ha affermato nel 2020 l’ayatollah Ali Khamenei. «A volte questa importazione è un prodotto di lusso, il che significa che non ce n’è bisogno. Ho sentito che sono stati spesi mezzo miliardo di dollari per importare un tipo di cellulare americano». Si riferiva agli iPhone, anche perché le autorità non hanno vietato nessun altro telefono non statunitense (ad esempio, i Samsung sono registrati e disponibili nel Paese). Tra Teheran e Washington non scorre buon sangue da anni. Per via del suo programma nucleare, l’Iran è il secondo Paese più sanzionato al mondo dopo la Russia (era il primo fino al febbraio del 2022). Negli ultimi mesi la Repubblica islamica è finita sempre più nel mirino degli Stati occidentali, a causa del suo supporto militare a Mosca e per il suo sostegno, finanziario e non solo, al cosiddetto “Asse della resistenza”, da Hamas ad Hezbollah fino agli Houti yemeniti. Dal canto suo il leader supremo iraniano Khamenei spinge affinché l’Iran crei una “economia di resistenza” e conduce da anni una crociata contro i beni di lusso americani. È in questo contesto che, nel febbraio del 2023, il governo iraniano ha bandito gli iPhone 14 e 15 dal Paese.

Problemi economici

Non è solo una questione di antiamericanismo, molto acceso nella Repubblica islamica, perché la scelta di vietare l’importazione degli ultimi dispositivi Apple risponde anche alla necessità di limitare il dispendio di valuta estera, in un momento in cui l’Iran ne ha particolarmente bisogno. Il Paese vive da anni con tassi di inflazione che hanno superato di gran lunga gli interessi richiesti dalle banche. Oggi un dollaro corrisponde a 580.000 riyal, mentre nel 2015, al momento dell’accordo sul nucleare, il tasso di cambio era di 32.000 riyal. Anche a causa del deprezzamento che corrode sempre più i risparmi dei cittadini, in molti cercano di acquistare un bene fisico per proteggersi dalle perdite. Tra questi, anche gli iPhone sono diventati “beni rifugio”. «Ne ho comprati nove», ha detto all'Associated Press Moteza Zarei. «L’ho trovato un buon modo per aumentare il mio investimento, ma non ne ho avuto nessuno». Anche lui è stato truffato dalla Kourosh Company.

2 marzo 2024

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