Spalletti, viaggio nel suo calcio Europeo: come prepara le partite, cosa dice e dove può arrivare

diAlessandro Bocci, inviato a Dortmund

Luciano Spalletti svolge allenamenti a porte chiuse. Il suo è un calcio relazionale senza schemi fissi. bastone e carota con i giocatori, qualche similitudine con Lippi e Mancini

L’Italia di Luciano Spalletti è moderna, quasi avveniristica, promuove un calcio relazionale senza schemi fissi, fatto di sensibilità, velocità di gambe e di pensiero, di ricerca accurata del dominio, di occupazione degli spazi tra gli avversari, di riaggressione alta per evitare le ripartenze. Ma anche di regole fuori dal campo perché chi è qui rappresenta un Paese che guarda, e magari giudica, e la maglia azzurra va rispettata e onorata. «Spalletti mi ricorda Lippi», si è lanciato Buffon, che ha sentito battere il cuore quando sabato sera ha messo piede dentro il Westfalenstadion dove nel 2006 un’altra Nazionale, quella di Marcello da Viareggio, ha schiantato la Germania prenotando il viaggio verso Berlino e la gloria.

La gestione del gruppo e le somiglianze con Lippi

Adesso è un’altra storia, siamo all’inizio di una nuova era, ma le premesse, secondo il portierone diventato capo delegazione, sono incoraggianti: «Tra due anni saremo al top». Giusto per ben figurare in America, al Mondiale 2026, il vero obiettivo dell’Italia che nelle ultime due edizioni neppure ha partecipato: «Ma vogliamo fare bene anche qui e provare a vincere ogni partita», la precisazione di Gigi. Siamo nelle mani di Spalletti, che ha gli occhi spiritati dei grandi momenti. Ieri mattina ha tenuto in campo i rincalzi per un’ora molto intensa, richiamando prima Buongiorno e poi Fagioli. Solo alla fine, dopo aver fischiato, corretto, ripreso i suoi discepoli, è parso appagato: «Avete fatto un buon allenamento», ha sospirato l’incontentabile Luciano. «Lui e Lippi sono simili, soprattutto nella gestione del gruppo. Bastone e carota. C’è un momento in cui è bello essere amico dei giocatori e un altro in cui la squadra deve capire chi comanda. Se si vuole essere protagonisti bisogna saper alternare le due cose», l’analisi di Buffon.

Allenamenti chiusi ai tifosi

Spalletti ci riesce benissimo. Poche regole chiare: il rispetto degli orari, telefonino spento a tavola, durante le attività e sul lettino dei massaggi, niente cuffie. E la notte, ormai il c.t. lo ha detto e ridetto, si dorme e non si gioca alla playstation. Vietato l’isolamento. Perché più sono stretti i rapporti personali e più facile è creare un gruppo. In campo, invece, si lavora alla ricerca della perfezione. In Germania, Spalletti ha protetto le prove tecniche di trasmissione chiudendo ogni varco, proteggendo la privacy del campetto di Iserlohn, lavorando su una squadra capace di non essere mai eguale a sé stessa. 

Il progetto ambizioso

Un progetto ambizioso, evoluto, complicato. I risultati, per il momento, sono buoni, ma siamo all’inizio. Luciano da Certaldo ha azzeccato gli uomini e la tattica, anche se non bisogna dimenticare che abbiamo battuto una squadra modesta e che le difficoltà arriveranno già dalla prossima, contro la Spagna. Ha rischiato puntando su Calafiori e Bastoni, più bravi a impostare che a difendere e ha scelto più sistemi nella stessa partita, dal 4-2-3-1, al 4-3-3, sino al 4-1-4-1, attaccando in certi momenti con sei uomini in una sorta di 3-6-1, con Barella sempre davanti a Jorginho, Chiesa e Dimarco larghi a caccia dell’ampiezza, Frattesi pendolo tra trequarti e linea mediana, senza posizioni fisse, cercando di tenere il pallone (66 per cento di possesso) e muovendolo attraverso triangolazioni che danno ogni volta più soluzioni di gioco. 

Il calcio moderno (e antico) di Luciano

Spalletti lo definisce «calcio moderno e europeo», un tantino visionario. Nei primi giorni di allenamento e durante le partite di preparazione, con Turchia e Bosnia, gli azzurri ci sono sembrati un po’ scombussolati. Contro l’Albania, invece, sono sbocciati. «Mi è piaciuto il carattere con cui abbiamo saputo rimontare in un quarto d’ora una situazione di svantaggio dentro uno stadio quasi tutto per i nostri avversari», ha raccontato ancora Buffon.
Spalletti ha un’idea precisa in testa, la stessa che prima di lui hanno avuto Prandelli e Mancini (e prima ancora Sacchi) con risultati eccellenti. Cesare con il centrocampo rotante era arrivato in finale nel 2012, Mancio con il doppio play ha trionfato a Wembley. Spalletti è ancora più futurista. Ma la sostanza è sempre quella: il gioco prima dei giocatori anche perché non abbiamo né Bellingham, né Mbappé. 

Giovedì la Spagna, partita diversa dall'Albania

«Sin da quando ho cominciato ad allenare tutti mi chiedono di vincere, anche i dirigenti di adesso. Ma non si vince se non si gioca bene. Qui ci sono squadre di livello superiore, se fai le loro stesse cose, ti battono. Solo con il gioco possiamo colmare il gap», l’assicurazione del tecnico. La Spagna, giovedì a Gelsenkirchen, è tra quelle più forti di noi. Un esame importante per la giovane Nazionale che sboccia. «Sarà un’altra partita rispetto all’Albania». Meno palleggio e più verticalità. Un’Italia diversa, che Spalletti studierà da oggi sul solito campetto, provando a sorprenderci ancora una volta.

17 giugno 2024

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