Infiltrazioni Hezbollah, spie e il mistero sulla morte di Haniyeh: i tanti fronti della crisi in Medio Oriente
Shoigu a Teheran, Mosca può garantire tecnologie e armi. Israele intensifica la sorveglianza sulla criminalità arabo-israeliana. Beirut teme la presenza di spie e procede con arresti preventivi
Mosse militari, intelligence, guerra psicologica. Sono alcuni dei fronti lungo i quali si sviluppa la crisi mediorientale.
Infiltrazioni, una minaccia antica e una nuova
L'Idf ha sempre temuto un’infiltrazione degli Hezbollah dal confine libanese, una manovra per occupare un kibbutz e tenerlo più possibile. L’unità Radwan, una delle migliori del movimento sciita, si addestra da anni portare a termine questo tipo di missione.
Nelle ultime ore, lo Stato Maggiore ha innalzato il livello d’allarme per possibili azioni analoghe a partire anche dalla Cisgiordania, a condurle nuclei palestinesi. Un pericolo al quale se ne aggiunge un secondo. Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, ha intensificato la sorveglianza degli ambienti criminali attivi nella comunità arabo-israeliana. C’è il timore che alcuni possano collaborare, come in passato, con l’Hezbollah e l’Iran. La “mala”, pur impegnata in una faida interna costata solo quest’anno oltre 115 vite, è bene armata, ramificata nel paese, in grado di muovere elementi.
Consiglieri
Hussein Mastour, alias Abu Jihad, ufficiale degli Houthi, è stato ucciso al di fuori dei confini yemeniti. Dove? Secondo alcuni era in Libano mentre per altri si trovava al fianco di combattenti di una milizia in Iraq. E in questo caso sarebbe stato colpito durante un recente raid americano. Un altro consigliere, appartenente all’Hezbollah, è stato invece neutralizzato nell’installazione siriana di al Dabaa, Siria, da uno strike israeliano. Potrebbero aver fatto parte della rete di collegamento dell’Asse della resistenza: sono molte le informazioni sulla creazione di un centro comando composta da rappresentati dei pasdaran e delle fazioni alleate. Secondo un quotidiano arabo sarebbe stata costituita anche la «Forza Soleimani», un contingente di circa 10 mila uomini «offerti» dai movimenti sciiti, con un 20% messo a disposizione dagli Houthi e quadri Hezbollah.
Da seguire l’arrivo a Teheran del segretario del Consiglio per la sicurezza, Sergei Shoigu. La visita dell’ex ministro della Difesa è stata presentata come un segnale del coordinamento tra i due alleati. Mosca può garantire, oltre all’appoggio diplomatico, tecnologia per la guerra elettronica, missili, informazioni di intelligence.
Soliti sospetti
Fuad Shukr, l’alto dirigente Hezbollah eliminato da uno strike israeliano a Beirut, era molto attento alla sua sicurezza. Report sostengono che non lasciava alcuna traccia “elettronica” che potesse rivelare la sua posizione, inoltre i suoi spostamenti erano coperti da un riserbo strettissimo. Sembra che si fosse trasferito nel palazzo colpito dai missili solo qualche ora prima e che la cosa fosse nota a pochi. Eppure, lo hanno trovato. Da qui l’arresto di almeno un responsabile dell’apparato di protezione: un fermo preventivo, non è detto che sia lui la talpa. L’omicidio mirato ha riproposto il problema delle spie nei ranghi e questo nonostante “il partito di Dio” abbia curato il “cerchio” a tutela dei vertici.
Mistero Haniyeh
Battaglia delle versioni sull’eliminazione di Ismael Haniyeh. La prima – alimentata da Israele – propone l’omicidio mirato come parte del “conflitto segreto”. E allora ecco l’ipotesi che sia stata usata una bomba, nascosta in anticipo, con complicità locali.
La seconda ritiene che sia stato impiegato un missile, secondo i pasdaran «a corto raggio e con una carica da 7 chilogrammi». Un’aggressione diretta con violazione della sovranità di uno Stato.
Il “dibattito” tra esperti riserva alcuni spunti.
1) Tra gli scenari (non è l’unico) c’è quello di un razzo guidato lanciato da edificio piazzato su un’altura che sovrasta il complesso dove era ospitata un’ampia delegazione palestinese (quasi 15 persone). Ci si chiede perché ad Haniyeh sia stata assegnato un appartamento così esposto.
2) La presenza dei palestinesi nel compound era nota solo ad un alto funzionario della presidenza. È vero o è un modo per creare imbarazzo?
3) Il palestinese e la sua guardia del corpo, morta nell’agguato, avrebbero utilizzato in modo imprudente i loro cellulari, fornendo così una localizzazione precisa al Mossad.
4) Non c’è dubbio che Tel Aviv ed oppositori hanno tutto l’interesse a sostenere l’incapacità del regime nel difendere un obiettivo così importante. Tuttavia, sono anche voci del panorama politico iraniano a protestare per i “buchi” lasciati e a denunciare l’esistenza di una quinta colonna che lavora per il nemico.