Il raid mirato di Israele a sud di Beirut: «Ucciso un leader di Hezbollah»

diMarta Serafini

Lo Stato ebraico colpisce la capitale libanese. Il bersaglio, ritenuto responsabile della strage di Majdal Shams, era Fuad Shukr: un consigliere militare del leader di Hassan Nasrallah 

DALLA NOSTRA INVIATA
TEL AVIV - Settantadue ore dopo il raid sul Golan arriva una risposta da Israele. Un colpo mirato su Beirut, con tre missili e un drone, che hanno come obiettivo il numero due di Hezbollah Fuad Shukr, noto anche come Hajj Mohsin, consigliere di alto livello del leader Hassan Nasrallah e ritenuto il responsabile dell’attacco a Majdal Shams.
 
La vendetta cade dal cielo al tramonto nel pieno del quartiere meridionale di Dahieh, tradizionalmente controllato dal Partito di Dio e colpisce un palazzo di otto piani distruggendone tre. Una colonna di fumo grigia si alza sopra gli edifici. Secondo i media israeliani e Al Arabiya, il colpo avrebbe ucciso il numero due di Nasrallah ma il gruppo smentisce sostenendo che Shukr ha lasciato l’edificio subito prima del raid e parla di fallimento israeliano, mentre le forze di sicurezza libanesi danno notizia di una donna morta e di 17 persone ferite, il Partito di Dio riferisce di due morti e Al Jazeera riporta tre vittime e 25 feriti. 

Nella serata di ieri, tuttavia, l’Idf ha confermato ufficialmente di aver ucciso Shukr. «Hezbollah ha superato la linea rossa», tuona il ministro della Difesa Yoav Gallant mentre l’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu diffonde una foto che mostra il capo di governo nel quartier generale militare di Kirya a Tel Aviv seguire l’operazione insieme al suo capo di gabinetto, Tzachi Braverman, il suo consigliere militare, Roman Gofman, e il consigliere per la Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi.

Domenica il gabinetto di sicurezza. dopo il rientro del premier dagli Stati Uniti, aveva dato mandato a Netanyahu e Gallant di rispondere nei tempi e modi appropriati al massacro in Golan. Da giorni le diplomazie di mezzo mondo sono al lavoro per evitare l’escalation del conflitto. Le reazioni non tardano a farsi sentire. La Casa Bianca — informata in precedenza dell’attacco da Tel Aviv, secondo la Cnn — si dice fiduciosa che una guerra sia ancora evitabile, Mosca accusa Israele di violazione del diritto internazionale

Teheran parla di aggressione codarda e insensata, mentre il premier libanese Najib Mikati la definisce flagrante aggressione. I vertici di Unifil e la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite, Jeanine Hannis-Plasschaert,  tengono aperti i canali con entrambi i fronti per scongiurare una guerra a tutti gli effetti. Roma — con il ministro degli Esteri Antonio Tajani — sottolinea come Israele abbia diritto a difendersi ma debba impedire l’escalation e annuncia come forse l’Onu dovrà cambiare le regole d’ingaggio di Unifil, la missione che pattuglia il confine tra Libano e Israele cui partecipano anche i militari italiani.

La tensione resta ai massimi livelli. «Se invasi colpiremo in Galilea», aveva fatto sapere Hezbollah nel pomeriggio mentre erano in corso le trattative per scongiurare un raid nella capitale mentre si allungava la lista delle compagnie aeree che cancellavano i voli dall’Hariri Airport di Beirut. Nelle stesse ore i miliziani sciiti del partito di Dio rivendicavano anche un nuovo attacco in territorio israeliano con dozzine di razzi Katyusha. Cattive notizie arrivano anche dal Fronte Sud. Secondo una fonte dell’esercito israeliano, c’è la possibilità che alcuni dei corpi degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre non vengano mai ritrovati.

D’altro canto la difesa civile di Gaza annuncia che l’operazione militare israeliana lanciata il 22 luglio a Khan Younis, ha provocato fin qui circa 300 morti. «Dall’inizio dell’invasione di terra israeliana nel governatorato di Khan Younis, durata otto giorni, la difesa civile e le squadre mediche hanno recuperato circa 300 martiri, molti dei quali cadaveri in decomposizione», ha dichiarato all’Afp il portavoce Mahmoud Bassal. Faticano a riprendere anche le trattative tra Hamas e Israele. Una delegazione Usa è arrivata in Arabia Saudita per colloqui sulla situazione in Yemen e sulla recente escalation tra Israele e i ribelli Houthi, secondo Axios. A guidarla, il consigliere della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk.
Secondo le fonti, è in corso una cooperazione bilaterale tra Washington e Riad sullo Yemen dopo che il 20 luglio un drone dei ribelli Houthi filo-iraniani è esploso a Tel Aviv, facendo un morto e diversi feriti.

30 luglio 2024 ( modifica il 30 luglio 2024 | 23:34)

- Leggi e commenta