L’aereo per Tel Aviv e i finti controllori di volo nelle comunicazioni radio: l’allarme delle compagnie

La zona «attenzionata» nel nord della Somalia e un Boeing 787 di El Al

La sera del 17 febbraio un finto controllore di volo si è inserito nelle frequenze ufficiali e ha chiesto ai piloti israeliani di un aereo El Al — in quel momento in viaggio sopra la Somalia con 250 persone a bordo — di ridurre la quota e seguire una rotta diversa da quella stabilita. Comandante e primo ufficiale, insospettiti dalla comunicazione, hanno proseguito verso Tel Aviv. Ma non è la prima volta che succede a un velivolo commerciale in pochi giorni e sempre nella stessa area. Per questo il gesto allarma l’aviazione civile che teme dirottamenti verso zone in cui potrebbero diventare obiettivi di missili lanciati da terra.

Le comunicazioni interne

Nelle note inviate attraverso l’«Acars» (il sistema dedicato allo scambio dati tra aerei e stazioni a terra) ai piloti viene chiesto di fare attenzione perché «alcuni voli hanno segnalato interferenze radio illecite» sopra la Somalia. «Una stazione imita le trasmissioni di Mogadiscio autorizzando salite e discese. Il centro di Mogadiscio chiede di accettare questo tipo di indicazioni soltanto attraverso il “Controller–pilot data link communications” (Cpdlc)», un sistema di comunicazione tra pilota e controllore che utilizza la tecnologia data-link e quindi si ritiene più sicuro.

«Finti controllori di volo contattano i piloti»: l’allarme delle compagnie aeree e l’avviso degli Usa

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Il «Notam»

Gli Stati Uniti hanno emesso un «Notam»: nel bollettino A0017/24 poi aggiornato nell’A0022/24 si legge che ci sono «interferenze Vhf illegali sulla frequenza 132,5 e 118,7 MHz entro un raggio di 150 miglia nautiche (278 chilometri, ndr) dalla posizione Harga (ad Hargheisa, dal 1991 capitale del Somaliland, ndr)». «I voli all’interno di quest’area — avverte il bollettino — non devono aspettarsi un cambiamento di altitudine, a meno che non siano in contatto con il centro di controllo d’area di Mogadiscio tramite il “Cpdlc” o i seguenti numeri satellitari (...). Gli equipaggi devono prestare attenzione quando operano in quest’area».

Le segnalazioni

Tra sabato 17 e domenica 18 febbraio la piattaforma specializzata OpsGroup — punto di riferimento per i piloti — sostiene di aver ricevuto «almeno 10 segnalazioni» di aerei all’interno dello spazio aereo di Mogadiscio «contattati da un finto controllore di volo sulla stessa frequenza» che «forniva istruzioni in contrasto» con quelle pianificate». «Dai rapporti che abbiamo ricevuto, sembrerebbe che le istruzioni di controllo vengano impartite per creare confusione». Per questo «evitare lo spazio aereo di Mogadiscio garantirebbe la massima sicurezza», suggerisce OpsGroup.

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Il «Notam» emesso dall’ente federale Usa dell’aviazione

I sospetti

Al momento non è chiaro chi ci sia dietro a queste intromissioni illegali. C’è chi ritiene che si tratti di milizie africane filo-Houthi che punterebbero a dirottare gli aerei verso una zona entro la quale gli yemeniti potrebbero colpire oltre alle navi anche i velivoli commerciali. Ma c’è anche chi sottolinea le tensioni nell’area dal momento che anche se la giurisdizione dei cieli è della Somalia, quella porzione è nel Somaliland, Stato senza alcun riconoscimento della comunità internazionale.

L’ultimo caso

Il caso del volo El Al risale alla tarda serata di sabato 17 febbraio. Il Boeing 787, partito da Phuket (Thailandia) era diretto a Tel Aviv, in Israele. Una volta sopra il nord della Somalia (quello che sarebbe il Somaliland) un controllore ha fornito ai piloti istruzioni diverse da quelle presenti sui documenti ufficiali prima del decollo. Da lì il timore di condurre il velivolo in zone «problematiche». Per questo comandante e primo ufficiale hanno disobbedito e sono così passati a mezzi di comunicazione alternativi e più sicuri. Una volta confrontate le informazioni con altri controllori del traffico aereo della zona hanno avuto la certezza dell’interferenza illecita.

Il comunicato

In una nota El Al conferma l’incidente, ma precisa che non si è trattato di un «problema di sicurezza», che nessuno a bordo è stato in pericolo e che questo non riguarda soltanto la compagnia aerea nazionale israeliana, ma chiunque transiti nell’area. Fonti europee spiegano al Corriere che l’intromissione illecita nelle comunicazioni terra-aria sopra la Somalia non desta «al momento» particolari preoccupazioni, ma viene monitorata per capire se il gesto sta «ispirando» qualche organizzazione terroristica locale.

lberberi@corriere.it

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