Segnali Gps sbagliati e strumenti fuori uso: così gli aerei si «perdono» in volo sopra il Medio Oriente
di Leonard Berberi
Ci sono gli aerei che fanno il salto spaziale. Come il Boeing 777 e l’Airbus A330 che il 16 ottobre in volo sopra l’Egitto — in pieno conflitto tra Israele e Hamas — secondo i sistemi di navigazione si trovavano a Tel Aviv, a oltre trecento chilometri di distanza. Ci sono poi i velivoli che aggiungono pure un balzo nel tempo. Come il Bombardier Global Express che il 23 novembre a nord della Turchia non solo per i monitor di bordo era sopra Sebastopoli, in Russia (240 chilometri più a est), ma era pure cambiata l’ora di riferimento del mondo — il Tempo coordinato universale —, spostando le lancette cinque minuti in avanti. Come se il pianeta avesse cessato di esistere per un attimo.
Per non parlare di quello che è successo a un altro jet privato nello spazio aereo di Baghdad, in Iraq. A un certo punto il segnale Gps — il sistema di posizionamento globale usato come riferimento per la navigazione aerea e marittima — è stato perso sia dalle apparecchiature del velivolo, sia dai tablet dei piloti. «Abbiamo capito che c’era un problema solo perché il pilota automatico ha iniziato a virare a destra e a sinistra, quindi era ovvio che qualcosa non andava», ha raccontato a OpsGroup (piattaforma che monitora i rischi nel settore) uno dei piloti che ha dovuto chiedere assistenza ai controllori a terra. «Durante l’evento siamo quasi entrati nello spazio aereo dell’Iran senza autorizzazione».
di Leonard Berberi
Negli ultimi tre mesi ci sono state almeno 60 segnalazioni — giudicate attendibili dagli addetti ai lavori — che raccontano le vicende di aerei che ricevono all’improvviso segnali Gps falsi, di sistemi di navigazione «disorientati», di piloti che perdono le coordinate di riferimento per potersi muovere come previsto o che finiscono quasi per sconfinare rischiando l’abbattimento. Il Corriere si era occupato della vicenda a fine settembre — quando i casi documentati erano una dozzina — e ora c’è una maggiore attenzione delle autorità centrali.
Il sistema di navigazione globale è costituito da diversi satelliti che forniscono ai mezzi in movimento le coordinate necessarie per raggiungere la destinazione in sicurezza e secondo il piano di volo comunicato e autorizzato. Le reti principali sono costituite dall’americana Global Positioning System, la russa Glonass, la cinese BeiDou, l’europea Galileo, l’indiana Gagan, la giapponese Msas, la sudcoreana Kps. I velivoli, a seconda delle loro dimensioni, hanno da 3 a 6 diversi dispositivi di navigazione, separati tra loro, ma nonostante questo l’allarme è comunque alto.
Per questo l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) ha dovuto emettere a novembre un «Safety information bulletin» di cinque pagine mettendo in guardia tutti gli interessati (compagnie aeree, piloti, torri di controllo, autorità dell’aviazione civile, costruttori dei velivoli e produttori delle attrezzature informatiche) e invitandoli a prevedere delle contromisure. «Abbiamo analizzato i dati recenti provenienti dalla rete di analisti e da fonti aperte — si legge nel documento — e abbiamo concluso che il disturbo e/o lo “spoofing” del Sistema satellitare globale di navigazione hanno mostrato un ulteriore aumento della gravità del loro impatto, nonché una crescita generale dell’intensità e della sofisticazione di questi eventi».
di Leonard Berberi
L’Easa parla anche di «spoofing» del Gps, qualcosa che fino a qualche tempo fa era ritenuto impossibile perché prevede che qualcuno o qualcosa (ad esempio un governo) s’inserisca tra il sistema satellitare attorno alla Terra e gli strumenti di navigazione degli aerei inviando a questi ultimi informazioni erronee. E quando comandanti e primi ufficiali non se ne accorgono — come accade spesso — e magari sono in modalità pilota automatico ecco che il velivolo inizia a deviare dal percorso reale per seguirne uno fittizio. Non solo. In diversi casi sono state segnalate indicazioni sbagliate anche dei livelli di cherosene e della velocità in quota.
Non è ancora chiaro perché questo sia accadendo. «Al momento — precisa Easa — il problema descritto nel bollettino non viene considerato una condizione di non sicurezza e che giustificherebbe l’emissione di una direttiva (per vietare il sorvolo, ndr)», che sarebbe la mossa più estrema, però vengono fornite precise istruzioni a tutti gli interessati. Nel documento l’agenzia fornisce tutta una serie di indicazioni e di aree interessate e nelle quali prestare attenzione, anche spegnendo alcuni ricevitori del segnale Gps.
Secondo i dati forniti da Airbus — uno dei due colossi mondiali dell’aerospazio — nel 2021 ci sono stati nel mondo 10.843 eventi di interferenza agli strumenti di navigazione degli aerei, nel 2022 sono balzati a 49.605 e nel 2023 sono destinati ad aumentare ulteriormente. I casi vengono segnalati un po’ ovunque nel mondo — ricorda un documento di settembre della Iata (la principale associazione delle aviolinee) — ma sono concentrati soprattutto in Medio Oriente ed Europa orientale.
Secondo Easa «questo problema riguarda in particolare le aree geografiche circostanti le zone di conflitto — spiegano dall’agenzia europea —, ma si riscontra anche nel Mediterraneo meridionale e orientale e nel Mar Nero, nel Mar Baltico e nell’Artico». Nel Mar Nero, per esempio, sono interessati gli spazi aerei di Istanbul e Ankara, di Bucarest e Sofia, di Tbilisi, Yerevan e Baku. Nel Mediterraneo sud-orientale e nel Medio Oriente l’alert riguarda gli spazi aerei di Nicosia, Beirut, Damasco, Tel Aviv, Tripoli, Il Cairo, Amman, Baghdad, Teheran. Nel Baltico i cieli di Kaliningrad (nell’exclave russa tra Polonia e Lituania), Vilnius, Varsavia e Riga. Poi nell’area artica della Finlandia e della Norvegia.
lberberi@corriere.it
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26 nov 2023
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