Il messaggio di Scholz agli Usa: «Berlino mantiene le promesse». (L’Italia, per ora, no)

� in arrivo a Washington il cancelliere tedesco Olaf Scholz, con un annuncio importante: la Germania mantiene le promesse. Potr� un giorno Giorgia Meloni dire lo stesso?

Mi riferisco a un impegno solenne preso in sede Nato da tutti gli Stati membri: dedicare alle spese per la difesa almeno il 2% del Pil. Ebbene s�, la Germania � stata lenta e riluttante, per� � arrivata a quel traguardo. Ora lascia l’Italia in una posizione imbarazzante: il nostro � l’unico grande Stato membro della Nato a non rispettare l’impegno (in compagnia di altri, s�, ma pi� piccoli).

� significativo che sia riuscito a mantenere quella promessa un cancelliere che tutti descrivono come debole, e che guida la coalizione meno adatta possibile per il riarmo: il suo partito socialdemocratico viene da un passato apertamente e pericolosamente filorusso (l’ultimo cancelliere socialdemocratico prima di lui, Gerhard Schroeder, � andato a fare il dipendente di Vladimir Putin nell’industria energetica), i Verdi avevano una tradizione pacifista, i liberali sono ideologicamente avversi alla spesa pubblica. Ma tant’�, il pachiderma tedesco sia pure in ritardo ha raggiunto un risultato politicamente importante, di cui in Italia si sono perse le tracce.

La buona novella che Scholz viene a portare di persona qui negli Stati Uniti, � anche un messaggio rivolto al Congresso di Washington e all’opinione pubblica americana. E un piccolo �conforto� a Joe Biden. Conosciamo lo scenario che fa da sfondo a questa visita. Il Congresso � semi-paralizzato dal clima pre-elettorale e non riesce pi� a varare manovre di aiuti all’Ucraina.

La prospettiva di una rielezione di Trump costringe tutti a prendere in considerazione eventualit� estreme: dall’abbandono dell’Ucraina fino alla possibile uscita dell’America dalla Nato.

La verosimiglianza di queste ipotesi non � tanto importante quanto il fatto che esse vengano dibattute, creando cos� un’incertezza grave.

Mancano nove mesi all’elezione presidenziale americana ma per certi aspetti � come se Trump avesse gi� vinto: il mondo intero, amici e nemici, dalla Russia al Medio Oriente si sta comportando come se una ritirata isolazionista dell’America fosse in procinto di realizzarsi.

Scholz arriva a Washington con un messaggio forte che oggi affida a un editoriale a sua firma pubblicato sul Wall Street Journal: �Non illudiamoci – scrive il cancelliere tedesco – una vittoria della Russia in Ucraina non sarebbe solo la fine di un’Ucraina libera democratica e indipendente, cambierebbe anche in modo drammatico la fisionomia dell’Europa. Sarebbe un colpo tremendo all’ordine del mondo libero. Incoraggerebbe altri leader autoritari. Altri paesi rischierebbero di cadere in preda a dittatori vicini. Ecco perch� gli Stati Uniti e l’Europa devono sostenere la lotta dell’Ucraina per la libert��.

Belle parole, ma per convincere gli americani ci vogliono i fatti: in questo senso, molto pi� delle parole � prezioso l’annuncio che la Germania ha finalmente raggiunto il fatidico 2% del suo Pil dedicato alla difesa. � una risposta, ancora parziale ma positiva, ad un’obiezione pi� volte formulata da Trump: gli europei sono dei parassiti della sicurezza, che da 75 anni vivono al riparo da un’invasione russa solo perch� i soldati americani sono sul Vecchio continente a rischiare la vita, e i contribuenti americani pagano il conto.

Trump queste cose le diceva con brutalit�, nel suo stile, per� lo stesso concetto veniva sussurrato da tanti presidenti americani prima di lui, ed � ben radicato nella percezione dell’opinione pubblica statunitense da decenni. La Germania � gi� oggi il secondo maggior contribuente in fatto di aiuti all’Ucraina, dietro gli Stati Uniti. Quest’anno fornir� otto miliardi di euro in aiuti a Kiev pi� il contributo agli aiuti europei.

Per� non bisogna aspettarsi che la visita di Scholz a Washington abbia effetti decisivi. Non solo perch� il clima elettorale americano � destinato a esacerbare le contrapposizioni, anche sulla politica estera.

Nei fatti la �svolta storica� (Zeitenwende) che lo stesso Scholz annunci� due anni fa, non si � veramente realizzata. Il 2% di Pil per la difesa � un livello minimo – peraltro gi� concordato dagli europei ai tempi di Barack Obama, molto prima della guerra in Ucraina – ma gli esperti stimano che sia necessario salire al 3%.

L’opinione pubblica tedesca � ben lungi dal condividere la necessit� di una �svolta storica�: i sondaggi recenti rivelano che solo il 38% dei tedeschi desiderano vedere il proprio paese pi� attivo nelle crisi internazionali, e di questi il 71% � contrario a un ruolo di punta in campo militare. Condizionato dal proprio passato e dallo stato dell’opinione pubblica, Scholz ha sempre negato all’Ucraina gli armamenti pi� avanzati, come il missile tedesco Taurus, con l’obiezione che per la sua gittata potrebbe colpire il territorio russo. La Germania ha promesso che mander� una brigata in Lituania in modo permanente, a segnalare il proprio impegno nella difesa degli alleati Nato, per� questa brigata non sar� pronta prima del 2027.

Un altro tasto dolente � lo stato dell’industria bellica, sottodimensionata e inefficiente, incapace di fornire le armi richieste in Ucraina o per la stessa difesa della Germania.

Infine il pessimo rapporto fra Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron rende irrealistico qualsiasi passo avanti verso la costruzione di una difesa europea che possa supplire al disimpegno americano. Se l’opzione � tra abbracciare una �autonomia strategica� dell’Europa guidata dai francesi, oppure privilegiare il rapporto con gli Stati Uniti, Scholz non esita a scegliere l’America: lo ha fatto anche con una scelta precisa, il progetto Sky Shield (�scudo del cielo�) per un sistema di difesa anti-missili terra-aria, dove la Germania ha optato per un mix di tecnologie americane anzich� cercare delle alternative europee.

Per tutte queste ragioni, aggravate dalla debolezza della sua economia, la Germania non sembra affatto pronta a gestire un disimpegno americano dall’Europa. La visita di Scholz a Washington appare semmai come un tentativo di convincere gli Stati Uniti che il Patto Atlantico giunto al suo 75esimo anniversario (�nozze di brillanti�) � un matrimonio da salvare ad ogni costo.

8 febbraio 2024, 16:57 - modifica il 8 febbraio 2024 | 17:02

- Leggi e commenta