Boeing, la crisi non si ferma. L’incidente del 737 Max nel mirino del Dipartimento di Giustizia. Suicida un ex dipendente che denunciava problemi di sicurezza

MILANO – Non si esauriscono i guai per la Boeing, e anzi le vicissitudini intorno al 737 Max 9, l’aereo della Alaska Airlines dal quale si stacco un portellone in volo a gennaio, si tingono di giallo.

Diverse novità non lasciano tranquillo il colosso americano di cieli.

Da una parte, infatti, il New York Times rivela che le autorità Usa hanno rinvenuto decine di problemi nel processo di produzione del 737 Max nel corso delle sei settimane di verifiche dopo l'incidente sul volo dell'Alaska Airlines: secondo il quotidiano, Boeing avrebbe fallito ben 33 verifiche su 89.

Stando sempre alle indiscrezioni, il Dipartimento di Giustizia si sarebbe mosso avviando un'indagine penale sull'esplosione del portellone e avrebbe contattato alcuni passeggeri e l'equipaggio del volo del 5 gennaio per ottenere informazioni al riguardo. Il titolo, che era già reduce da una caduta del 3%, ha registrato nuove perdite a Wall Street.

Ma i contorni foschi di cui parlavamo emergono anche da un’altra, tragica, vicenda. Che riguarda John Benett, ex dipendente della Boeing, balzato alle cronache per aver sollevato preoccupazioni sugli standard di produzione dell'azienda. E’ stato trovato morto il 9 marzo scorso e, secondo quanto riportato dalla Bbc sulla base del resoconto del medico legale, la morte sarebbe dovuta a una ferita da arma da fuoco autoinflitta.

Barnett aveva alle spalle una carriera di oltre trent’anni nella Boeing, dalla qual era uscito nel 2017 per motivi di salute. La società si è detta “rattristata” per la notizia esprimendo vicinanza alla famiglia.

La stessa Boeing era però finita nel mirino di Barnett, che dal 2010 aveva ricoperto il ruolo di responsabile della qualità presso lo stabilimento di North Charleston, dove si realizzava il 787 Dreamliner, un aereo utilizzato principalmente su rotte a lungo raggio. Nel 2019, Barnett ha dichiarato alla Bbc che alcuni lavoratori, definiti stressati, avevano deliberatamente montato sui velivoli componenti che non rispettavano gli standard qualitativi di produzione. Barnett aveva anche affermato di aver individuato sugli aerei dei problemi importanti nei sistemi di gestione dell'ossigeno, spiegando che avrebbe potuto non funzionare, in caso di emergenza, una maschera respiratoria su quattro. L'ex dipendente aveva quindi sollevato preoccupazioni sul processo di assemblaggio, definito "affrettato" e che la sicurezza dei velivoli fosse compromessa. Secondo il suo legale, che non ha rilasciato commenti sulla sua morte, Barnett si trovava nel mezzo di una causa di whistleblowing con la società, la prassi che tutela gli interni che denunciano mala gaestio da parte dell’azienda per cui lavorano. Accuse che però Boeing ha sempre rispedito al mittente.

(reuters)

Altre nubi si addensano poi sul futuro industriale di Boeing e riguardano il rapporto con i clienti. A pesare sul titolo, arrivato a perdere più del 4%, ci sono anche i nuovi dati sulle consegne di aerei: soltanto 17 velivoli 737 Max a febbraio, di cui sei alla Cina. In tutto, gli aerei consegnati lo scorso mese sono stati 27 e gli ordini lordi ottenuti a febbraio sono stati quindici. Southwest Airlines ha “incolpato” Boeing per la riduzione delle sue previsioni per l'anno, già nei giorni scorsi Ryanair aveva espresso delusione per le mancate consegne con ripercussioni sulla programmazione.