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di Mario Gerevini
GENOVA - «Si sta rapidamente avvicinando il momento di un’inversione di rotta nell’orientamento della politica monetaria». Fabio Panetta al suo esordio da governatore della Banca d’Italia al Forex sceglie le parole con cura per un discorso che è una pura e semplice analisi economica. E che reca tutti i crismi di prudenza della sua precedente esperienza in Bce come membro del comitato esecutivo. Ma in qualche caso il banchiere centrale si sbilancia e, numeri alla mano, è convinto che l’aumento dei salari potrà esserci, senza rincorrere l’inflazione e sostenendo la ripresa.
Sull’allentamento della politica monetaria Panetta non fornisce dati, raccomanda di guardare bene numeri e contesto e solo sulla base di quelli lasciarsi andare a valutazioni: «Andranno soppesati benefici e controindicazioni di un taglio dei tassi tempestivo e graduale rispetto a un allentamento tardivo e aggressivo, che potrebbe accrescere la volatilità dei mercati finanziari e dell’attività economica». Il punto ritorna più di una volta nelle considerazioni.
Resta il fatto che i timori sollevati in passato circa i rischi del caro-prezzi per il banchiere centrale «si stanno rivelando infondati». L’inflazione non ha smesso di scendere, nemmeno quella di fondo e lo spauracchio di una spirale prezzi-salari – la bestia nera dei banchieri centrali, temuta anche dal predecessore Ignazio Visco - incute meno paura rispetto a oltre un anno fa. Il rischio resta, ma Panetta invita a leggere i dati con attenzione. Il lavoro è solo uno dei fattori di produzione e la sua incidenza sui costi totali delle imprese è ben inferiore a quella dei beni intermedi e dell’energia. «L’aumento dei costi complessivi delle imprese – che rappresenta la determinante primaria dell’inflazione – si è pertanto via via affievolito fino a annullarsi, attenuando le pressioni inflazionistiche. Coerentemente con questi andamenti, le aspettative delle imprese non prefigurano un’accelerazione dei costi totali nei prossimi mesi – sottolinea il governatore -. Alla stagnazione dei costi si aggiunge la debolezza della domanda di beni e servizi, che rende le imprese meno propense a traslare sui prezzi un eventuale aumento dei salari per paura di perdere quote di mercato. Oggi – è il centro del ragionamento di Panetta – la probabilità che un ipotetico rafforzamento della dinamica salariale dia il via a una tardiva rincorsa salari-prezzi è pertanto esigua». Anzi, è la conclusione, «un qualche recupero del potere d’acquisto dei salari è fisiologico e potrà sostenere i consumi e la ripresa dell’economia». Palazzo Koch stima infatti che l’inflazione, pari allo 0,9% a gennaio, possa restare inferiore al 2% quest’anno.
di Mario Gerevini
Quanto al Pil, la crescita nel 2023 è stata dello 0,7% e così sarà per il 2024. Il governatore però riconosce che la debolezza dell’economia europea si sta estendendo all’Italia. E come ogni diagnosi, fornisce indicazioni: «Per intraprendere un sentiero di crescita sostenuta dobbiamo agire lungo due direzioni: va data certezza agli investitori su una traiettoria discendente del debito pubblico; la riduzione dei premi per il rischio che ne potrebbe derivare renderebbe meno arduo il percorso. Vanno stimolati gli investimenti in grado di accrescere l’innovazione e la produttività» mentre nell’immediato «occorre trarre il massimo beneficio dall’attuazione delle riforme e degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che possono innalzare la nostra crescita potenziale e rendere meno arduo il necessario riequilibrio dei conti pubblici». Il Paese tuttavia non parte da zero: «la maggiore accumulazione di capitale, la forza del mercato del lavoro, la capacità competitiva di molte imprese sui mercati internazionali, la solidità dei bilanci bancari. Si tratta di elementi significativi, che possono svolgere un ruolo importante per rilanciare lo sviluppo dell’Italia».
di Redazione Economia
Da regolatore, non potevano mancare i rilievi al sistema del credito italiano a cui Panetta raccomanda attenzione a liquidità, raccolta, crediti deteriorati e capitale. Se l’aumento dei tassi di interessi si è riverberato sui bilanci bancari, è un beneficio di breve periodo, ammonisce Panetta, su orizzonti più lunghi finisce per ripercuotersi sul credito di imprese e famiglie: «Secondo le nostre stime la qualità dei prestiti peggiorerebbe nel prossimo biennio». Guardia alta dunque sugli Npl, smaltiti a livelli ora tollerabili. «Alle banche è richiesta prudenza nella classificazione dei prestiti e una e una scrupolosa applicazione dei principi contabili internazionali, secondo cui occorre riconoscere le perdite attese ed effettuare le relative rettifiche di valore anche quando le perdite non si sono ancora materializzate». Per consentire alle banche di sostenere l’economia in caso di shock esterni al sistema finanziario invece «sono necessarie riserve patrimoniali macroprudenziali. Queste possono essere costituite dagli intermediari utilizzando il capitale in eccesso, senza raccoglierne di nuovo».
L’ultimo monito Panetta lo lascia per il fintech, in cui le big tech godono di un vantaggio impareggiabile: il governatore esorta le banche a ricorrere «a tecniche innovative – utilizzando l’identità digitale, i dati destrutturati, l’intelligenza artificiale – per conseguire guadagni di efficienza e migliorare la qualità dei servizi offerti. E soprattutto ponendo la massima cura ai rapporti con la clientela»; ai legislatori invece chiede di «ricercare il giusto equilibrio tra l’obiettivo di stimolare l’innovazione e la concorrenza e quello di evitare arbitraggi regolamentari e distorsioni competitive».
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