Eredità Agnelli, le strategie di Margherita per smontare gli accordi sulla successione dei genitori

Margherita Agnelli, right, and her son John leave the Mauriziano hospital in Turin, Italy, Thursday Oct. 13, 2005 after visiting her son Lapo. Lapo Elkann, a member of Italy's Agnelli business dynasty continues to improve after being hospitalized in Turin for a drug overdose. (AP Photo/Massimo Pinca)

John Elkann e la madre Margherita Agnelli

Se dopo gli avvocati scendono in campo i giudici civili e se dopo i giudici civili la palla passa alla Procura della Repubblica e se da 20 anni è così, allora vuol dire che della famiglia Agnelli, ramo Gianni, sono rimasti solo i certificati all’anagrafe. Le relazioni personali sono compromesse da tempo.

La leva fiscale

Ora la battaglia di Margherita Agnelli per l’eredità dei genitori e contro i tre figli Elkann (John, Lapo e Ginevra), sta virando su un fronte fiscale che però appare strumentale al vero obiettivo: sradicare la pianta del potere di John Elkann che si chiama Dicembre ed è la cassaforte al vertice del gruppo Exor-Stellantis-Ferrari-Juventus ecc.

I figli de Pahlen

Non per «cattiveria» fine a se stessa ma, nella sua visione, per ripristinare una giustizia «ereditaria» nella quale possano rientrare anche i cinque figli avuti nel secondo matrimonio con Serge de Pahlen. Ed è per questo che i figli de Pahlen affiancano la madre nelle cause contro gli Elkann.

Il bersaglio di Margherita

Bisogna, però, tenere sempre inquadrato il bersaglio grosso per capire il senso di questa sanguinosa saga che sembra perdersi in tante storie laterali (le società offshore, i quadri, investigatori privati, residenze e, appunto, il Fisco ecc). Ricordiamo che Margherita Agnelli, figlia di Gianni (morto nel 2003) e di Marella (2019) contesta gli atti di successione di entrambi pur avendo formalmente firmato nel 2004 un accordo transattivo per l’eredità del padre e una rinuncia (patto successorio) alla futura eredità della madre, in cambio di circa 1,3 miliardi.

La lettera di Marella agli storici

Sul piano delle relazioni personali basta tirar fuori due documenti per capire come stanno le cose, da anni ormai. Il primo è una lettera firmata «Marella Agnelli», indirizzata agli storici professionisti vicini alla famiglia e datata St. Moritz 27 luglio 2007. Siamo agli albori del conflitto familiare. «Egregi signori, con dispiacere ho preso atto del fatto che mia figlia, la Signora Margherita de Pahlen, ha promosso un atto di citazione contro di voi...». Lei, una Caracciolo, si firma Agnelli e indica la figlia, una Agnelli, solo con il cognome del secondo marito. È quasi un ripudio per i codici interni della grande famiglia. 

Il funerale della nonna e l’istanza degli Elkann contro la madre

Andiamo al giorno del funerale di Marella Caracciolo. C’è un passaggio nella ricostruzione dei giudici svizzeri, in uno dei procedimenti in corso, che lascia intuire quanto i rapporti familiari fossero dominati da diffidenze e condizionati da logiche e strategie legali. È il giorno doloroso in cui i tre Elkann, la madre e gli altri nipoti, accorrono a Villa Frescot: la nonna Marella è morta all’alba. «Lo stesso giorno — è scritto negli atti —, cioè il 23 febbraio 2019 John, Lapo e Ginevra Elkann, tramite l’avvocato Harold Frey di Zurigo, hanno presentato un’istanza contro la madre nel cantone di Berna: hanno concluso che il patto era valido e che Margherita Agnelli non era l’erede della defunta». 

La questione della residenza in Svizzera

Forse è solo il cinismo dei tempi legali. Ma poco dopo Margherita avvia la causa civile a Torino. Ora con il suo esposto ha innescato un’indagine penale anche a carico del suo primogenito John. L’obiettivo intermedio è quello di dimostrare che Marella Caracciolo risiedeva in Italia e non in Svizzera. L’intento non è «patriottico», cioè far recuperare al Fisco italiano eventuali tasse non pagate dalla madre, ma funzionale al disegno di annullare gli atti ereditari. Se infatti gli avvocati di Margherita riuscissero a dimostrare l’«italianità» di Marella allora uno dei capisaldi storici dell’eredità Agnelli, il patto successorio ovvero la rinuncia originaria di Margherita all’eredità della madre, potrebbe essere messo in discussione perché in Svizzera è permesso ma in Italia no. 

Le donazioni e l’uscita dalla Fiat

Conseguenza: nella successione di Marella che è ancora in stand by (testamento a favore dei tre Elkann) rientrerebbero i de Pahlen (madre e figli). E, in questo scenario ipotetico, nel perimetro di patrimonio da dividere tra gli eredi, rientrerebbero anche i conteggi delle donazioni, comprese quelle di azioni della Dicembre a John Elkann (febbraio 2003) dopo la morte di Gianni Agnelli. Allora l’assetto della cassaforte era diviso al 33% ciascuno tra John, Marella e Margherita. Un anno dopo (aprile 2004) Margherita uscirà del tutto, monetizzando la sua partecipazione, pari a circa 105 milioni. In quel momento «sotto» la Dicembre c’era una Fiat a rischio default. «Non avendo fiducia nella Fiat che all’epoca in molti davano per fallita — è scritto nella dichiarazione di qualche mese fa di “un rappresentante della società Dicembre” — Margherita de Pahlen scelse di vendere (...) ma quando dopo pochi anni la Fiat si risollevò e le sue azioni ripresero valore, diede inizio a una lunga e penosa serie di cause legali per invalidare quegli accordi, con l’obiettivo di ottenere un indebito supplemento di eredità».

L’impero da 35 miliardi di Exor

Oggi la holding degli Elkann (60% John, 20% ciascuno Lapo e Ginevra) è il primo azionista di un impero da 35 miliardi con partecipazioni in Stellantis, Ferrari, Juventus, Philips, Cnh ecc. Ed è il bersaglio grosso della madre. Ma i suoi tre figli Elkann avevano fatto sapere già in passato, a proposito delle varie «infondate» cause civili, di essere «sempre determinati a rispettare le volontà dei nonni» e di «attendere con serenità e fiducia la decisione dei giudici. Decisione che in ogni caso non muterà gli assetti di governance della Dicembre».

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