La corsa alle terre rare, Urso: «Riapriamo le miniere» (con il riciclo di auto, telefoni, tv)

«Sulla politica industriale europea riteniamo che si scommette il futuro della competitività del nostro continente, anche il futuro delle libertà e
dell'indipendenza dell'Europa. A cominciare dalle materie prime
critiche, sulle quali giustamente abbiamo realizzato un regolamento e noi siamo in procinto di realizzare una legislazione nazionale per favorire la riapertura e comunque l'apertura delle miniere» per «la lavorazione delle materie prime critiche della tecnologia green», dice il ministro
delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. 

L’European Critical Raw

D'altronde è stata l’Europa a indicare con il suo European Critical Raw materials Act la strategia programmatica. Stilando un elenco dei 34 materiali sui quali mantenere alta l’attenzione. Bruxelles propone di arrivare entro il 2030 alla produzione, estrazione, del 10% del fabbisogno contro l’attuale 3%, e alla lavorazione interna del 40% e al riciclo del 15%. L’Europa dipende per il 100% dalle importazioni dalla Cina per le terre rare pesanti. E che la Turchia fornisce il 99% del boro, un materiale usato nelle batterie elettriche e apparecchiature per le rinnovabili.

I giacimenti nei Paesi Brics

Nel mondo i giacimenti di terre rare hanno una grandezza di 120 milioni di tonnellate, distribuiti in non più di 20 Paesi. Gli Stati che ne ospitano il maggior numero possono essere ricondotti prevalentemente ai Brics, Brasile-Russia-India-Cina-Sudafrica, gli stessi che nelle analisi economiche vengono associati per il notevole aumento del Pil dal 1990 ad oggi. Stando alle rilevazioni attuali e ai giacimenti attivi, la Cina non solo è la più ricca per quantità ma anche per numero di siti estrattivi. Pechino ha ben nove tra i siti più attivi nell’estrazione dei minerali di bastnasite, laterite e xenotite. Sono elementi come il lantanio (La), cerio (Ce), praseodimio (Pr), neodimio (Nd), samario (Sm), europio (Eu), gadolinio (Gd), terbio (Tb), disprosio (Dy), olmio (Ho), erbio (Er), tulio (Tm), itterbio (Yb), lutezio (Lu), ittrio (Y). Costituiscono la parte fondamentale nella produzione di batterie, microprocessori e circuiti. Chi li possiede è destinato a svolgere un ruolo egemone. Fino ad esaurimento scorte. 

La fame dell’elettrico

Le auto elettriche richiedono sei volte i minerali e i metalli rispetto ai motori tradizionali. Le turbine 30 volte di più. Significa che la domanda di terre rare è destinata ad aumentare da 3 a 7 volte entro il 2040. In Europa abbiamo invece da tempo perso lo zinco. L’alluminio da anni è ai minimi storici. ll rame è tutto cinese, visto che Pechino detiene il 93% delle scorte mondiali. Sul litio, necessario per le batterie, la distribuzione è più omogenea ma la Cina si è posizionata a monte del settore della raffinazione (e dell’estrazione) avendo strappato una buona parte delle concessioni di chi questi metalli li ha per natura: Africa ed America Latina.

L’ossimoro della transizione ecologica

Ma siamo anche di fronte ad un ossimoro. Di fronte alla transizione ecologica non possiamo evitare di registrare pesanti contraddizioni che rischiano di pregiudicarne il percorso. Il Parlamento e il Consiglio Ue sono prossimi a un accordo sul nuovo provvedimento con cui l’Unione europea intende imporre obblighi di sostenibilità alle imprese europee (la cosiddetta corporate due diligence). 

Le contraddizioni sociali

La questione è controversa, anche perché potrebbe rivelarsi in contraddizione con altri obiettivi comunitari, come quello che mette l’accento sui necessari approvvigionamenti in materie prime o in terre rare. L’obiettivo di Bruxelles è di imporre alle aziende di rispettare diritti umani e ambiente lungo tutta la catena globale del valore. L’attenzione corre inevitabilmente al lavoro minorile, alla schiavitù, all’inquinamento o alla cattiva gestione dei rifiuti. Le imprese dovranno integrare il dovere di diligenza nelle loro scelte e monitorarne l’efficacia da qui ai prossimi anni. Il testo prevede sanzioni contro le società inadempienti. Alcuni osservatori sottolineano il rischio che la nuova direttiva sia in contraddizione con il recente regolamento che promuove l’approvvigionamento di terre rare. Molte di queste materie prime giungono da Paesi terzi nei quali il rispetto dei diritti ambientali, sociali e in alcuni casi umani è drammaticamente in forse.

Gli investimenti da potenziale sul riciclo

Ecco perché l’Europa vuole provare a costruirsi la sua sovranità. Ma forse può farlo solo a condizione di potenziare maggiormente gli investimenti sul riciclo perché quei metalli ci sono già tutti sulle nostre auto, i nostri elettrodomestici, i nostri pc. Uno studio Ambrosetti calcola che dai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche si possono ricavare oltre 55,5 milioni di tonnellate materie prime critiche. Per le loro caratteristiche intrinseche le terre rare stanno diventando lo sporco segreto della transizione ecologica. L’estrazione ha un impatto devastante sull’ambiente e riduce la qualità della vita della comunità locali. L’estrazione di metalli critici in Cina, come quella del cobalto nella Repubblica democratica del Congo, del litio in America Latina (in Cile si registrano livelli di inquinamento altissimi) stanno provocando nuove problematiche di natura ambientale, innescando una forte resistenza delle popolazioni locali. 

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