Zeng, il re delle batterie: «Dazi all’auto elettrica cinese? Abbiamo fornitori Ue, investiremo da voi»
Con un patrimonio personale stimato oggi a 23 miliardi di dollari, Zeng Yuqun è fra i cinque o sei uomini più ricchi della Cina. Ma non si direbbe. Deve aver capito che, nel Paese di Xi Jinping, i miliardari sono più al sicuro se tengono un profilo basso e concedono pochissime interviste come questa al Corriere. Eppure Zeng ha fondato e guida Catl, il gruppo leader delle batterie elettriche con il 37,4% del mercato mondiale e grandi clienti come Daimler, Bmw, Volkswagen, Tesla e ora anche Stellantis.
Dottor Zeng, perché la Cina è tanto avanti sull’Europa nella mobilità elettrica?
«Grazie a un’innovazione continua, a una catena del valore ben sviluppata e agli sforzi congiunti di tutti gli attori dell’industria, la Cina è diventata un protagonista fondamentale nella mobilità elettrica nel mondo e nella transizione alla mobilità verde — risponde Zeng, rigorosamente per iscritto —. L’Europa ha inventato le prime auto e ha 150 anni di esperienza e competenze accumulate. Ora i costruttori europei stanno accelerando i loro sforzi, dunque non credo che siano molto indietro. L’Europa avrà sull’elettrico lo stesso successo che ha avuto sui motori termici».
I motori termici hanno un vantaggio di costo. Quando crede che i modelli elettrici raggiungeranno la parità, in questo?
«Negli ultimi 10 anni lo sviluppo delle tecnologie a batteria ha fatto crescere l’autonomia dell’elettrico di 6-7 volte, con una riduzione dei costi dell’80%. Oggi in Cina l’auto elettrica ha raggiunto lo stesso livello di efficienza di costo di un’auto a motore termico. Credo che lo stesso avverrà in Europa nel futuro prossimo, sempre che tutte le parti coinvolte nella catena del valore lavorino insieme a promuovere i passi avanti tecnologici».
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Bruxelles studia dazi per limitare la concorrenza delle auto elettriche cinesi. È una minaccia credibile?
«La sfida del clima è globale. Noi crediamo che solo attraverso l’apertura e la cooperazione si possa garantire uno sviluppo sano dell’industria, che è il modo più efficace di affrontare la questione ambientale. Noi abbiamo creato partenariati con fornitori europei fin dai primi passi della nostra azienda e rafforzato e reso più profonda in questi anni la cooperazione con quasi tutti i fornitori europei. Stiamo anche costruendo due fabbriche di batterie in Germania e in Ungheria».
Pensa di aumentare la produzione in Europa, o le bastano i piani attuali?
«L’Europa si è impegnata a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e l’europarlamento ha formalmente proibito la vendita di nuove auto a carburante fossile dal 2035. Con l’Europa che accelera gli sforzi per contrastare il cambio climatico, c’è un potenziale enorme di crescita del mercato e i nostri impianti in costruzione ci aiuteranno a far fronte a una domanda in crescita. Valuteremo un’espansione degli stabilimenti in Europa in linea con la domanda».
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Al World Economic Forum di Davos lei ha detto che sperate di non aver più bisogno di nuovi materiali strategici dalle miniere entro 2042, grazie al riciclo. In Europa il riciclo delle batterie recupera il 70% del litio e l’80% di nickel e cobalto. E in Cina?
«Nei nostri impianti di riciclo, il tasso di recupero di nickel, cobalto e manganese attualmente ha raggiunto il 99,6%. Per il litio, il 91%. Nel 2022 abbiamo riciclato più di 100 mila tonnellate di materiale da batterie esauste, il che ci ha aiutato a rigenerare 13.600 tonnellate di carbonato di litio. Nei prossimi 5-10 anni, con il ritiro su vasta scala di batterie auto, il riciclo diverrà più importante nel garantire la tenuta della catena del valore. Dopo il 2035 proprio riciclare i materiali delle batterie auto esauste potrà coprire un’ampia parte della domanda, riducendo molto la nostra dipendenza dalla produzione mineraria».
In Europa e Stati Uniti i suoi concorrenti hanno molti sussidi pubblici. E voi?
«Il clima è un problema del mondo intero. Per affrontarlo bisogna creare un ecosistema più aperto e inclusivo, che faciliti lo scambio di prodotti, settori industriali e tecnologie. È comune che i governi diano aiuti ai nuovi settori, per incoraggiarne la crescita. Ed è degno di nota che sia l’Europa e che gli Stati Uniti nell’ultimo paio di anni abbiano introdotto una serie di corposi sussidi per promuovere l’elettrificazione del trasporto, mentre in Cina i sussidi per il settore sono in fase di graduale uscita».
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