Haniyeh contro Sinwar: la tregua divide Hamas

I leader di Hamas sono spaccati sui negoziati con Israele che potrebbero portare da un momento all’altro a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, secondo fonti del Wall Street Journal.

Il capo del gruppo palestinese dentro Gaza, Yahya Sinwar, che da centoventi giorni vive nascosto in un qualche tunnel nel sottosuolo per motivi di sicurezza, vorrebbe accettare l’offerta di sei settimane di tregua. Dal suo punto di vista sono necessarie per riorganizzare le fila dei suoi uomini e c’è anche la speranza di poter allungare la prima fase di tregua per altre settimane. I leader di Hamas in esilio, che non sono sottoposti alla pressione feroce dell’invasione dei soldati israeliani, vorrebbero invece un cessate il fuoco permanente dichiarato da subito – che di fatto equivarrebbe alla vittoria di Hamas, perché in queste condizioni vale il principio cardine di ogni guerriglia: se non perdiamo, allora abbiamo vinto.


Per Hamas questa ipotesi di fine sarebbe riassumibile così: se siamo ancora presenti a Gaza dopo questa campagna di raid aerei e combattimenti senza precedenti e dopo che i leader politici di Israele hanno annunciato in pubblico più volte che ci avrebbero sradicato da qui, allora la vittoria è nostra. Inoltre l’ala esterna di Hamas vuole la liberazione di quasi tremila prigionieri palestinesi, inclusi alcuni che sono stati catturati il 7 ottobre, in cambio dei 36 ostaggi israeliani che sarebbero liberati per primi. A fine novembre, durante la settimana di cessate il fuoco, la proporzione tra israeliani e palestinesi era di uno a tre. Inoltre Hamas chiede anche quattro fasi per liberare gli ostaggi e non tre.
(reuters)

Si sono ribaltati i ruoli tra i capi di Hamas, perché di solito era Sinwar il più duro nei negoziati e Ismail Haniyeh era più cedevole perché puntava a far entrare la sua fazione dentro un futuro governo palestinese di Gaza. Ieri Haniyeh si è sentito con Ziad al Nakhala, capo della Jihad islamica, e i due si sono accordati sul fatto che ogni nuovo accordo sugli ostaggi dovrebbe includere un cessate il fuoco permanente, il ritiro degli israeliani da Gaza, la fine del blocco commerciale e aiuti umanitari. La telefonata è stata resa nota dall’ufficio di Haniyeh e sembra un modo per mettere pressione a Sinwar.

I negoziatori israeliani chiedono una lista completa di tutti gli ostaggi, vivi o morti, e l’assicurazione che saranno liberati tutti. I combattimenti e i bombardamenti nel frattempo si stanno spostando da Khan Yunis a Rafah, dove almeno un milione e mezzo di sfollati si è ammassato a ridosso del confine egiziano. E intanto ieri sera, in varie città, gli israeliani sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni del governo Netanyahu.