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Nicolas Schmit, 70 anni, attuale commissario Ue al Lavoro (foto Epa/Ronald Wittek) Gli osservatori più cinici dicono che è il candidato dei socialisti alla sconfitta, «sacrificato» perché nessun big avrebbe accettato di correre in queste condizioni, sapendo di perdere fin dall’inizio: sabato al congresso di Roma il lussemburghese Nicolas Schmit, 70 anni, attuale commissario Ue al Lavoro, sconosciuto ai più, sarà ufficialmente nominato capolista, spitzenkandidat, del Partito socialista europeo alle elezioni di giugno — il ruolo che fu dell’olandese Frans Timmermans nel 2019 — e dunque candidato alla guida della Commissione Ue se il Pse sarà il partito più votato. Schmit non ha avuto concorrenti all’interno del partito e lui con «spirito di servizio» si è messo a disposizione, diventando protagonista in una storia che apparentemente è già scritta, con l’attuale presidente Ursula von der Leyen — salvo colpi di scena — riconfermata a capo dell’esecutivo comunitario. Secondo tutti i sondaggi, infatti, il Ppe manterrà la posizione di primo partito nell’emiciclo di Strasburgo. Fondamentali saranno i risultati di Psoe e Pd. Von der Leyen riceverà l’investitura del Ppe al congresso di Bucarest il 6-7 marzo ma di fatto ha già dato il via alla campagna elettorale annunciando la sua disponibilità a un secondo mandato. I leader Ue, cui spetta il compito di designare il/la presidente, sono già dalla sua parte. Lo scoglio più difficile è rappresentato dal voto della plenaria di Strasburgo, necessario per assumere l’incarico. Il sostegno da parte dell’attuale «maggioranza Ursula» — Ppe, socialisti e liberali — non è garantito. Il supporto da parte dei socialdemocratici non è scontato, dipenderà dal programma di von der Leyen, dalle priorità politiche che indicherà e anche dagli alleati a destra con cui deciderà di accompagnarsi. Già nel 2019 non fu votata dai socialisti tedeschi, austriaci, olandesi, belgi e greci. Sabato il Pse adotterà il manifesto elettorale che si articolerà in otto punti chiave. Centrali la difesa del lavoro di qualità e pagato in modo equo, il green deal inteso come transizione verde attenta ai lavoratori e al sociale, la competitività industriale europea da rafforzare, la difesa dello stato di diritto, una migliore qualità di vita intesa come accesso alla casa, servizi alla salute e servizi pubblici. E poi l’impegno per la parità di genere e la lotta alla violenza contro le donne. Il commissario al Lavoro Schmit, è l’autore della direttiva sui rider, che è stata annacquata dai Paesi Ue, e sul salario minimo. Durante la pandemia con il commissario all’Economia Gentiloni ha messo a punto lo strumento Sure per la disoccupazione. All’interno della Commissione europea ha portato avanti con determinazione la dimensione sociale del green deal. Ma è un candidato nel segno della continuità con la Commissione Ursula. |
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