Meloni in Europa, una trattativa riservata per evitare l'isolamento

diMassimo Franco

Le previsioni dicono che i voti dei Conservatori di Meloni per Ursula von der Leyen alla Commissione Ue ci saranno. Intanto nei Patrioti crea imbarazzi il nome di Vannacci

Si parla molto, ed è comprensibile, del voto che Giorgia Meloni darà o non darà per confermare Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue; e di come questo avverrà, il 18 luglio prossimo. Le previsioni dicono che, apertamente o meno, i voti del gruppo dei Conservatori guidati dalla premier italiana, o comunque quelli del suo partito, ci saranno. Sarebbe una buona notizia, per l’Italia. 

Si parla meno, invece, dei problemi che sta incontrando l’esponente della Lega alla vicepresidenza dei Patrioti per l’Europa, il nuovo gruppo dell’estrema destra. Eppure è un inciampo indicativo. Il vicepremier e leader del Carroccio, Matteo Salvini, sostiene che si tratta di «un non problema». E aggiunge: «Con la von der Leyen che alla faccia del voto degli italiani si ripropone, penso che l’ultima delle preoccupazioni sia Vannacci. È una persona valida, il secondo più votato alle elezioni europee in Italia. Non penso che possa essere oggetto di discussione». Invece sembra esserlo. «È un problema per le dichiarazioni» rilasciate dal generale, hanno fatto sapere dal partito di Marine Le Pen, il maggiore. «Ne discuteremo, cercheremo di trovare una soluzione», ha avvertito il capo della delegazione del Rassemblement national, Jean-Paul Garraud

E questo fa capire come le posizioni omofobe del simbolo del nuovo corso leghista, e certe affermazioni più estreme ancora di quelle lepeniste, oggi siano diventate imbarazzanti. Le elezioni in Francia hanno detto che il radicalismo sovranista può crescere ma non vincere, se non riesce a attrarre alleati. Avere come numero due a Strasburgo un personaggio come Vannacci confermerebbe uno splendido, sterile isolamento. La diatriba, comunque si concluda, mostra un gruppo «patriottico» meno compatto di quanto appaia. E indebolisce la strategia, già evocata da Le Pen e Salvini, di attaccare Meloni se offrisse i suoi voti per von der Leyen. In realtà, l’appoggio probabilmente ci sarà, anche se soltanto nel segreto dell’urna. E sancirà un ruolo comunque del governo italiano nella Commissione: sebbene forse non determinante. 

D’altronde, se Meloni ha il problema di non essere attaccata da destra, von der Leyen ne ha uno simmetrico. Un appoggio esplicito dei Conservatori aprirebbe un fronte con la maggioranza di Popolari, Socialisti e Liberali che hanno già annunciato di volerla sostenere; dunque, una fronda a sinistra. Per neutralizzare la quota dei possibili franchi tiratori l’unico antidoto, per come funziona l’Ue, è una trattativa riservata: così riservata che ieri il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, meloniano a tutto tondo, a Bruxelles per un vertice, ha preferito glissare sulle voci di contatti tra von der Leyen e Meloni.

La newsletter Diario Politico

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di politica iscriviti alla newsletter "Diario Politico". E' dedicata agli abbonati al Corriere della Sera e arriva due volte alla settimana alle 12. Basta cliccare qui.

15 luglio 2024

- Leggi e commenta