Le sigarette, l’incendio in cabina e la fuga dei piloti: gli ultimi minuti del volo EgyptAir
di Leonard Berberi
La principale associazione internazionale delle aviolinee lancia l’allarme sui troppi Stati che non indagano in modo appropriato o non pubblicano le relazioni d’inchiesta sugli incidenti aerei che si verificano nel proprio territorio. «È inaccettabile che quella delle investigazioni sui disastri sia la voce meno rispettata secondo il programma di controllo universale della sicurezza dell’Icao (l’agenzia Onu dell’aviazione civile)», denuncia Nick Careen, senior vice president della Iata con delega su safety e security, durante un evento stampa a Ginevra.
I Paesi sono tenuti a seguire le indicazioni dell’Allegato 13 del regolamento Icao. Il documento stabilisce che «lo Stato che conduce l’indagine deve rendere disponibile al pubblico il rapporto finale il prima possibile o, comunque, entro dodici mesi dall’incidente». Se questo materiale non si può completare — perché, per esempio, l’inchiesta è complicata e richiede tempo — allora «lo Stato deve pubblicare un rapporto provvisorio in occasione di ogni anniversario dell’incidente».
di Leonard Berberi
Ma sempre più di frequente le autorità dell’aviazione civile vengono meno alle regole internazionali. Lo confermano anche i numeri forniti dalla stessa Iata: tra il 2018 e il 30 giugno 2023 sono state avviate 242 inchieste tecniche relative ad altrettanti incidenti (non tutti con vittime): di queste quasi la metà (il 46,7% per l’esattezza) hanno visto un rapporto finale sulla dinamica e sulle azioni migliorative da adottare. Se si escludono gli ultimi due anni, la situazione non migliora di molto: secondo l’analisi del Corriere tra il 2018 e il 2021 sono stati resi pubblici quattro rapporti su dieci.
Il periodo di analisi della Iata non comprende, tra le altre cose, il resoconto sul volo EgyptAir che nel maggio 2016 è precipitato nel Mediterraneo mentre si stava dirigendo verso Il Cairo. Come ha svelato il Corriere l’Airbus A320 è precipitato per una fuga di ossigeno dalla maschera del primo ufficiale che ha saturato la cabina facilitando l’incendio causato con ogni probabilità da una sigaretta accesa. Ma l’indagine — di competenza egiziana — non ha portato ad alcun documenti finale perché secondo loro si tratta di terrorismo. Oltre sette anni e mezzo dopo non esiste un rapporto conclusivo.
di Leonard Berberi
Proprio l’Africa è la macro-area dove i governi rispettano meno le norme Icao in materia di incidenti aerei. Nel periodo 2018-2023 la parte centro-occidentale del continente vede un tasso di pubblicazione dei rapporti finali pari al 15%, la parte orientale-meridionale del 19%. Non brillano nemmeno il Sud America (37%) e l’Asia-Pacifico (40%). Mentre i più «disciplinati» sono i Paesi dell’America centro-settentrionale (66%) e del Medio Oriente (67%).
«Per poter progredire continuamente in materia di sicurezza, il settore aereo deve imparare dagli incidenti e dagli inconvenienti del passato», sottolinea Careen. «Per questo invitiamo Icao e gli Stati membri a fornire rapporti sugli incidenti tempestivi ed esaustivi». «A tal fine — prosegue — la Iata sta monitorando la pubblicazione e la qualità dei rapporti e collaborerà con i partner del settore per facilitare la formazione degli investigatori sugli incidenti al fine di migliorarne le competenze». Governi locali permettendo.
lberberi@corriere.it
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13 dic 2023
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