Putin a Pechino da Xi Jinping: lo Zar ha bisogno di aiuti. Ma per la Cina viene prima l'economia

diGuido Santevecchi

Il regime cinese vuole collaborare con Mosca nell'opposizione agli Stati Uniti, ma non può ancora permettersi di recidere i legami commerciali con Washington e con l'Ue

In this pool photograph distributed by the Russian state agency Sputnik, Russia's President Vladimir Putin and China's President Xi Jinping attend a concert marking the 75th anniversary of the establishment of diplomatic relations between Russia and China and opening of China-Russia Years of Culture at the National Centre for the Performing Arts in Beijing on May 16, 2024. (Photo by Alexander RYUMIN / POOL / AFP) / ** Editor's note : this image is distributed by Russian state owned agency Sputnik **

Xi Jinping e Vladimir Putin a Pechino (Afp)

Ha molta fretta Vladimir Putin. È atterrato a Pechino prima dell’alba, ha attraversato velocemente la città sulla sua limousine Aurus Senat lunga sei metri e mezzo, blindata e dotata di tutti i gadget utili a un grande capo di Stato in movimento (è orgoglioso di questa auto speciale prodotta dall’industria russa e ne ha spedita una in regalo al nordcoreano Kim Jong-un, per ringraziarlo delle forniture di munizioni). Davanti alla Grande Sala del Popolo di piazza Tienanmen il presidente russo è stato accolto da Xi Jinping: 21 colpi di cannone, sfilata di reparti armati per mostrare al mondo che lo zar non è solo, a dispetto dell’isolamento impostogli dall’Occidente.
Nel lunghissimo comunicato congiunto (7 mila parole) spicca la promessa dei due amici di opporsi insieme alla pressione degli Stati Uniti, che considerano «ostile e distruttiva» sul fronte economico e militare. Show di fratellanza ideologica, ma ora Putin ha bisogno di aiuto materiale per continuare la guerra.

I rapporti commerciali tra Russia e Cina hanno raggiunto il valore di 240 miliardi di dollari, per il 90% regolati in yuan e rubli, si è vantato lo zar. Gli economisti osservano che lo yuan cinese domina il 70% dell’interscambio e anche il sistema finanziario di Mosca ormai è socio di minoranza di Pechino.

Se Putin nella visita a Pechino ha fretta è perché sta cercando di consolidare i successi sul campo di battaglia ucraino prima che le forze di Kiev ricevano le nuove armi promesse dagli Stati Uniti. È corso da Xi per sapere fino a dove l’amico sia disposto a spingersi, non solo politicamente ma anche con il sostegno alla macchina bellica della Russia. L’azionista di maggioranza cinese ripete che Pechino sogna pace e stabilità in Europa, ma non ha mai condannato l’aggressione all’Ucraina e ha lanciato un grosso salvagente all’economia di guerra russa sotto embargo. Però, Xi non può e non vuole bruciare i ponti commerciali con Stati Uniti e Unione europea: l’export verso gli Usa fa incassare all’industria cinese 427 miliardi di dollari l’anno, quello verso l’Ue 550 miliardi. Ecco perché a differenza di Putin gioca con cautela.

C’è un aspetto delle relazioni speciali che viene discusso in segreto: riguarda il sistema di pagamento russo delle forniture cinesi a «doppio uso», sia civile sia militare, di tecnologia e macchinari che consentono all’industria bellica di Mosca di ricostituire l’arsenale di missili, tank e aerei logorato in Ucraina. La Casa Bianca ha denunciato il gioco e minaccia di imporre sanzioni oltre che alle aziende cinesi che forniscono il materiale, alle banche di Pechino che gestiscono le transazioni. Le banche cinesi nella lista nera non potrebbero più ricevere i pagamenti occidentali per i prodotti made in China.

È la necessità di muoversi con prudenza che con ogni probabilità ha causato il calo dell’export cinese verso la Russia: -15% a marzo e -13% ad aprile. Ma le vie delle triangolazioni sono infinite. Un caso: nel 2023 le importazioni di cuscinetti a sfera cinesi da parte del Kirghizistan hanno fatto un balzo del 1.500%. Quei dischetti metallici sono «dual use», vanno bene anche per i carri armati. Facile sospettare che i kirghizi abbiano girato le forniture alla Russia.

Putin si è portato al seguito il nuovo ministro della Difesa Andrej Belousov, un economista che ha coltivato ottimi contatti con i cinesi e la sua nomina è anche una prova di questa tattica che punta a rafforzare la collaborazione nel settore della produzione militare. Nella delegazione russa anche la governatrice della Banca centrale, il ministro delle Finanze, il direttore dei servizi di controllo finanziario. Tutti personaggi che sanno come si fa import-export muovendo il denaro con la massima discrezione.

16 maggio 2024 ( modifica il 16 maggio 2024 | 22:20)

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