La nuova frontiera del vino, la Tanzania. Con l’aiuto degli italiani

La nuova frontiera del vino, la Tanzania. Con l'aiuto degli italiani La nuova frontiera del vino, la Tanzania. Con l'aiuto degli italiani

�Un vino della Tanzania? Ma � possibile?�. Bruno Vespa, giornalista e produttore di vino in Puglia, non voleva crederci. Poi il suo enologo, Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, gli ha presentato Kessy Baltazary, giovane sacerdote della diocesi di Dodoma. Vive su un altopiano a 1.100 metri, dalla terra rosso fuoco. � stato il suo vescovo a mandarlo in Italia: prima per studiare, poi per raccogliere fondi. � nata cos� l’iniziativa di solidariet� �Una cantina per la Tanzania�, con Assoenologi impegnata a raccogliere le sottoscrizioni.

Padre Kessy con Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi
Padre Kessy con Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi

Anche Vespa si � convinto dell’iniziativa: nella puntata di fine anno di �Porta a porta� dedicata alle guide ai ristoranti e ai vini, ha mandato in onda un lungo servizio con protagonista don Kessy. Nel mondo del vino la Tanzania � un fantasma, ma � la seconda regione produttrice dell’Africa subsahariana dopo il Sudafrica. La vite � stata introdotta nel 1938 dai membri della Congregazione dello Spirito Santo.

�I missionari - racconta il sacerdote - piantarono vigne per autoconsumo e per il vino delle messe�. Il mercato � limitato: il 90 per cento dei tanzaniani, spiega padre Kessy, beve birra. Il vigneto dell’altopiano � cresciuto, ora i viticoltori sono decine e decine. La diocesi possiede 8 ettari vitati. C’� qualche cantina nel villaggio di Homb�lo, a una quarantina di chilometri dalla capitale Dodoma.

Le vigne nell’altopiano tanzaniano
Le vigne nell’altopiano tanzaniano

�Tutto � cominciato quando il nostro vescovo di Dodoma, Beatus Kinyaiya - racconta padre Kessy - ha pensato che per la diocesi era arrivato il momento di produrre vino, visti i costi per noi molto alti dell’importazione di bottiglie dall’Italia, dalla Francia e dalla Spagna. Il nostro � vino molto artigianale, inservibile per le messe. Lo vendiamo sfuso alla gente del posto, Chardonnay e Merlot a 2,5 euro al litro. Ho suggerito al vescovo di far studiare enologia a qualche prete, magari in Italia. Lui ha cercato un candidato per due settimane. Poi mi ha chiamato e mi ha detto che nessuno si era fatto avanti e quindi dovevo andare io�.

I filari, si vendemmia anche due volte l’anno
I filari, si vendemmia anche due volte l’anno

Ed � cos� che padre Kessy si � iscritto alla scuola Umberto I di Alba, ha fatto due stage nelle cantine Prunotto e Mauro Sebaste. Cotarella l’ha conosciuto e l’ha invitato al congresso degli enologi a Napoli per parlare del suo sogno, creare una vera cantina nel villaggo di Homb�lo, per dare un reddito certo ai vignaioli e alle 13 persone che lavorano nel podere della diocesi.

L’economia della zona, spiega il religioso, � povera ma non � in crisi, pu� contare sulla crescita dell’agricoltura (cotone, caff�, agave, frutta, anacardi). �In citt� - dice padre Kessy - ci sono gi� tre cantine, ma fissano il prezzo delle uve troppo basso e questo non permette ai contadini di andare avanti. Noi, come diocesi, vorremmo trasformare le uve coinvolgendo direttamente i viticoltori, garantendo loro prezzi pi� dignitosi�.

Padre Kessy ha studiato ad Alba
Padre Kessy ha studiato ad Alba

Padre Kessy sostiene che �i vitigni pi� comuni in Tanzania sono lo Chenin Blanc, il Syrah, il Cabernet Sauvignon e una variet� che prende il nome da una sottoregione di Dodoma, il Makutupora�.

Nel 2006 i primi vini tanzaniani erano stati presentati al Vinitaly, frutto di una collaborazione tutta veronese tra l’ingegnere Fiorenzo Chesini e la Fondazione San Zeno che fondarono la cooperativa Cetawico (Central Tanzania Wine Company). L’ingegnere doveva scavare un pozzo d’acqua proprio a Homb�lo: si era imbattuto nel lavoro di un missionario trentino, padre Cesare Orler, che aveva impiantato una vigna di Teroldego e Marzemino. Assaggiando l’uva (�buonissima�) era nata l’idea di costruire una cantina, grazie alla ristrutturazione di un deposito di cereali. �A Homb�lo piove poco, ma grazie alle canalizzazioni costruite negli anni Novanta dal governo italiano la terra � fertile e si vendemmia anche due volte all’anno�, dicono alla Cetawico.

La vendemmia nella vigna della diocesi
La vendemmia nella vigna della diocesi

Ora il sogno riparte dalla diocesi. �Vogliamo aiutare i giovani con il lavoro nelle vigne, cos� non saranno costretti ad emigrare dalla Tanzania�, spiega padre Kessy. Assoenologi ha abbracciato il progetto: �Siamo stati conquistati dall’entusiasmo di padre Kessy e faremo in modo che la cantina decolli al pi� presto, per distribuire vino alle parrocchie e per venderlo a ristoranti e turisti�, annuncia Cotarella.