Il ministro degli Esteri lituano: «La Russia non tocchi i confini sul mar Baltico. Unione Europea e Nato reagiscano»

diFederico Fubini

Gabrielius Landsbergis: «Mosca persegue un’escalation nella sfera delle provocazioni ibride. La risposta dev’essere politica e misurata»

Lithuania's Minister for Foreign Affairs Gabrielus Landsbergis speaks during the North Atlantic Treaty Organization (NATO) alliance's 75th anniversary at the NATO Headquarters in Brussels on April 4, 2024. The NATO military alliance on April 4, 2024, marks the 75th anniversary of the signing of its founding treaty in Washington. (Photo by KENZO TRIBOUILLARD / AFP)

Il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis

Gabrielius Landsbergis, 42 anni, è ministro degli Esteri della Lituania e nipote del fondatore della Lituania indipendente Vytautas Landsbergis. È convinto che l’Unione europea debba reagire in modo molto più determinato alla Russia, e non solo perché ora Mosca minaccia di cambiare unilateralmente i confini marittimi sul Baltico

La mossa della Duma è una provocazione? 
«Stiamo cercando di stabilire quali sono le reali intenzioni. I Paesi coinvolti sarebbero non solo i due citati nel comunicato diffuso dalla Duma mercoledì, la Lituania e la Finlandia; se la Russia decidesse di cambiare unilateralmente i confini marittimi, anche Estonia, Svezia e Polonia sarebbero coinvolte». 

Perché allora hanno citato solo voi e i finlandesi? 
«Difficile dirlo. In Lituania siamo in una settimana elettorale, ogni tema diventa molto caldo. Siamo di fronte a un tentativo deliberato di seminare confusione nell’opinione pubblica e mettere alla prova la nostra reazione. È una provocazione ibrida. Da un po’ di tempo vediamo che la Russia persegue un’escalation nella sfera ibrida. Questo è un altro tassello». 

Ma se Mosca sui confini marittimi passa all’azione, come pensa debbano reagire i Paesi coinvolti? 
«Potrebbe essere un cambiamento tecnico. Potrebbero ridurre la loro zona economica esclusiva in mare, espandendo i confini delle loro acque territoriali senza toccare lo spazio territoriale altrui. Un’azione del genere non sarebbe un cambiamento. Ma se si va oltre i trattati internazionali, allora diventa un grossissimo problema. Abbiamo chiesto una reazione da parte dell’Unione europea e della Nato subito, a caldo, perché non siamo in una fase normale e perché la Russia non è un vicino come un altro: è un enorme vicino in guerra con il nostro amico e alleato, l’Ucraina. Dobbiamo prendere i suoi annunci molto sul serio. La risposta dev’essere politica e misurata». 

E se continua l’escalation di provocazioni ibride? 
«In quel caso, il modo migliore per confrontare l’escalation è in Ucraina: assistendola di più, fornendo armi che non abbiamo ancora fornito, permettendo agli ucraini di usarle sul territorio russo». 

Quali sono queste armi non fornite? 
«Missili a lunga gittata, per esempio. In molti casi si parla di missili della Germania: che io sappia è il solo caso di un Paese che ha missili a lunga gittata e non li sta dando. Mi parrebbe un evidente passo in avanti. E poi guardare alla possibilità di fornire di più di quel che gli ucraini hanno già: carri armati e altri materiali che abbiamo in stock». 

E come si decide di usarle per bersagli in Russia? 
«Tocca a ciascun Paese decidere. Gli Stati Uniti possono autorizzare l’Ucraina a farlo. È la migliore risposta all’escalation russa». 

Vede avvicinarsi una situazione in cui alcuni Paesi europei dovranno mandare le proprie forze a interporsi e impedire così all’esercito di Mosca di avanzare, come dice il presidente francese Macron? 
«Noi siamo in grado di unirci a una coalizione in Ucraina, guidata per esempio dalla Francia, per fare training militare. Lo abbiamo fatto prima della guerra e i nostri istruttori non farebbero che tornare. Per il resto Macron si chiede: possiamo immaginare una situazione in cui il fronte ucraino cede perché la linea del fronte è sottoposta a una pressione crescente? Purtroppo non siamo riusciti ad aiutare in modo decisivo finora. Ogni due mesi ci troviamo all’Ue o alla Nato ma, superato lo choc iniziale, l’approccio è cambiato. Abbiamo iniziato a chiederci se la Russia potrebbe lanciare un’escalation, se noi sostenessimo troppo l’Ucraina. Ma l’Europa non può permettere che l’Ucraina perda. Se accade, allora l’Europa è in guerra». 

Che conseguenze ne trae, rispetto all’opzione di Macron di mandare i soldati? 
«Noi non dobbiamo dire in anticipo cosa non faremo in uno scenario negativo, non dobbiamo escludere qualcosa. Dobbiamo lasciare le opzioni aperte. Posso solo dire che sono veramente preoccupato e che la situazione sta peggiorando».

24 maggio 2024

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