Il ministro degli Esteri lituano: «La Russia non tocchi i confini sul mar Baltico. Unione Europea e Nato reagiscano»
Gabrielius Landsbergis: «Mosca persegue un’escalation nella sfera delle provocazioni ibride. La risposta dev’essere politica e misurata»
Gabrielius Landsbergis, 42 anni, è ministro degli Esteri della Lituania e nipote del fondatore della Lituania indipendente Vytautas Landsbergis. È convinto che l’Unione europea debba reagire in modo molto più determinato alla Russia, e non solo perché ora Mosca minaccia di cambiare unilateralmente i confini marittimi sul Baltico.
La mossa della Duma è una provocazione?
«Stiamo cercando di stabilire quali sono le reali intenzioni. I Paesi coinvolti sarebbero non solo i due citati nel comunicato diffuso dalla Duma mercoledì, la Lituania e la Finlandia; se la Russia decidesse di cambiare unilateralmente i confini marittimi, anche Estonia, Svezia e Polonia sarebbero coinvolte».
Perché allora hanno citato solo voi e i finlandesi?
«Difficile dirlo. In Lituania siamo in una settimana elettorale, ogni tema diventa molto caldo. Siamo di fronte a un tentativo deliberato di seminare confusione nell’opinione pubblica e mettere alla prova la nostra reazione. È una provocazione ibrida. Da un po’ di tempo vediamo che la Russia persegue un’escalation nella sfera ibrida. Questo è un altro tassello».
Ma se Mosca sui confini marittimi passa all’azione, come pensa debbano reagire i Paesi coinvolti?
«Potrebbe essere un cambiamento tecnico. Potrebbero ridurre la loro zona economica esclusiva in mare, espandendo i confini delle loro acque territoriali senza toccare lo spazio territoriale altrui. Un’azione del genere non sarebbe un cambiamento. Ma se si va oltre i trattati internazionali, allora diventa un grossissimo problema. Abbiamo chiesto una reazione da parte dell’Unione europea e della Nato subito, a caldo, perché non siamo in una fase normale e perché la Russia non è un vicino come un altro: è un enorme vicino in guerra con il nostro amico e alleato, l’Ucraina. Dobbiamo prendere i suoi annunci molto sul serio. La risposta dev’essere politica e misurata».
E se continua l’escalation di provocazioni ibride?
«In quel caso, il modo migliore per confrontare l’escalation è in Ucraina: assistendola di più, fornendo armi che non abbiamo ancora fornito, permettendo agli ucraini di usarle sul territorio russo».
Quali sono queste armi non fornite?
«Missili a lunga gittata, per esempio. In molti casi si parla di missili della Germania: che io sappia è il solo caso di un Paese che ha missili a lunga gittata e non li sta dando. Mi parrebbe un evidente passo in avanti. E poi guardare alla possibilità di fornire di più di quel che gli ucraini hanno già: carri armati e altri materiali che abbiamo in stock».
E come si decide di usarle per bersagli in Russia?
«Tocca a ciascun Paese decidere. Gli Stati Uniti possono autorizzare l’Ucraina a farlo. È la migliore risposta all’escalation russa».
Vede avvicinarsi una situazione in cui alcuni Paesi europei dovranno mandare le proprie forze a interporsi e impedire così all’esercito di Mosca di avanzare, come dice il presidente francese Macron?
«Noi siamo in grado di unirci a una coalizione in Ucraina, guidata per esempio dalla Francia, per fare training militare. Lo abbiamo fatto prima della guerra e i nostri istruttori non farebbero che tornare. Per il resto Macron si chiede: possiamo immaginare una situazione in cui il fronte ucraino cede perché la linea del fronte è sottoposta a una pressione crescente? Purtroppo non siamo riusciti ad aiutare in modo decisivo finora. Ogni due mesi ci troviamo all’Ue o alla Nato ma, superato lo choc iniziale, l’approccio è cambiato. Abbiamo iniziato a chiederci se la Russia potrebbe lanciare un’escalation, se noi sostenessimo troppo l’Ucraina. Ma l’Europa non può permettere che l’Ucraina perda. Se accade, allora l’Europa è in guerra».
Che conseguenze ne trae, rispetto all’opzione di Macron di mandare i soldati?
«Noi non dobbiamo dire in anticipo cosa non faremo in uno scenario negativo, non dobbiamo escludere qualcosa. Dobbiamo lasciare le opzioni aperte. Posso solo dire che sono veramente preoccupato e che la situazione sta peggiorando».