La mossa di Sutter, dalla cera a Neutromed (e riporta la produzione in Italia)

La mossa di Sutter, dalla cera a Neutromed (e riporta la produzione in Italia) La mossa di Sutter, dalla cera a Neutromed (e riporta la produzione in Italia)

«Amo stare al volante», ammette Aldo Sutter, presidente e ceo del gruppo fondato dai suoi avi 165 anni fa come piccola azienda produttrice di aceto di mele e oggi un big nel settore della detergenza professionale e non, grazie a marchi storici come la cera Emulsio e Mangiapolvere. «Dopo General volevo trovare un altro brand da acquisire, anche aprendomi a un nuovo ambito. Mi sono messo a cercare tra i player italiani per capire chi volesse vendere. Ne ho trovati alcuni, sono arrivato a una rosa finale. Avevo qualcosa di grosso tra le mani, nell’ambito della detergenza, ma l’accordo non si è concretizzato: avremmo cambiato le dimensioni dell’azienda. Poi sono arrivato a Neutromed».
Neutromed, ovvero un affermato brand italiano, questa volta nell’ambito della detergenza intima e bagno doccia, un’assoluta novità per il gruppo di Borghetto di Borbera (provincia di Alessandria) che Sutter ha rilevato meno di un mese fa, nella sua seconda storica acquisizione, dal colosso tedesco Henkel. Il patron la definisce «un’operazione industriale che riguarda l’Italia e che creerà posti di lavoro», dal momento che la produzione verrà riportata in Piemonte «con il tempo che ci servirà per adeguare le linee produttive della fabbrica — spiega Sutter —. Si tratta di un marchio italiano e siamo orgogliosi: investire sull’Italia è la nostra strategia. Riprendiamo in mano il brand da zero, valuteremo il posizionamento, le confezioni, le strategie di marketing. Si tratta del nostro debutto nel personal care sul fronte largo consumo. Abbiamo scelto un marchio che può espandersi molto, anche recuperando alcune referenze da cui Henkel era uscita, come i lavamano e il deodorante, ma anche i prodotti maschili».

Le operazioni

Dalla stessa Henkel nel 2021 Sutter aveva acquisito General, gamma di detersivi, una mossa che ha portato l’azienda a una profonda riorganizzazione interna, non solo sul fronte produttivo. «Abbiamo ampliato la struttura delle vendite e il marketing. Siamo tornati a essere attrattivi per i nuovi talenti e questo è fondamentale per continuare a crescere», dice Sutter. Anche con un secondo stabilimento che possa accogliere la produzione di Neutromed? «Potrebbe essere un’opzione, il tema è se i permessi arrivano nei tempi utili — spiega Sutter —. Quando abbiamo acquisito General abbiamo dovuto attendere mesi per avere l’autorizzazione a due tettoie. Sicuramente implementeremo la ricerca e sviluppo sul fronte del personal care».
Con General in pancia e con la new entry Neutromed, che porta in dote 30 milioni circa di vendite al consumo, la taglia del gruppo a regime sale a circa cento milioni di fatturato. «Durante il Covid mi sono trovato a ragionare sul futuro del gruppo e ho strutturato un piano che potrei riassumere con l’espressione “lascia o raddoppia”. Ecco, io voglio raddoppiare — sorride il presidente —. Buttarsi la prima volta con General ci ha fatto un po’ paura, ora tutto è andato molto liscio anche perché conoscevamo già il nostro interlocutore. La parte difficile, e più divertente, viene adesso: pedalare. Siamo stati in grado di raddoppiare, in un anno, il fatturato di General ma nel bucato avevamo già parecchia esperienza. Se siamo bravi a creare valore anche nel personal care si aprono prospettive interessanti e di importante sviluppo per il gruppo. Ma dobbiamo essere prudenti perché ci vogliono anni a creare valore e pochi mesi per distruggerlo».

I numeri

Quel valore è raccontato anche dai numeri di Sutter: circa 200 collaboratori nell’unica unità produttiva di Borghetto di Borbera presso la quale sono state trasferite le produzioni General, i ricavi sono in crescita del 67% rispetto al 2021, di cui circa il 45% nel settore largo consumo, e una quota complessiva di export vicina al 30%. Spalle larghe, certo, ma che cosa spinge un imprenditore a rischiare un «lascia e raddoppia» in un anno incerto come questo 2023? «Eravamo pronti, abbiamo generato risorse, non abbiamo debiti e l’operazione è stata pagata con la cassa — spiega Sutter —. Io credo che un imprenditore debba cogliere l’attimo, investire nei momenti difficili premia sempre, anche agli occhi dei retailer. Le crisi che si sono susseguite negli anni si sono rivelate favorevoli per le aziende più agili e radicate sul territorio. Noi siamo altamente flessibili, lo abbiamo dimostrato durante il Covid quando siamo riusciti a compensare con i disinfettanti quello che abbiamo perso nell’horeca. Ho già altri dossier aperti sul tavolo. Siamo nati nel 1858, se non fossimo flessibili non saremmo ancora qui. Charles Darwin, che proprio in quell’anno presentava la sua teoria dell’evoluzione, diceva che a sopravvivere è chi va più veloce. La taglia ti dà un vantaggio competitivo, certo. Ma non dividerei il mondo tra aziende grandi e aziende piccole ma tra aziende più o meno rapide ad adattarsi al contesto. In questo noi italiani siamo bravissimi. Penso a nomi come Bolton, Desa, Sodalis: grandi e veloci. Una combinazione vincente».

Inflazione e prezzi

Nel largo consumo la competizione è fortissima. La curva dell’inflazione adesso sta scendendo ma gli italiani comprano meno e i consumi non ripartono. I prezzi restano alti. «Anche noi abbiamo dovuto aumentare i prezzi ma abbiamo contenuto l’inflazione rispetto ad altri settori — conclude Sutter — proprio per l’alta competitività. Abbiamo assorbito molti dei rincari, dalle materie prime alla logistica, per mantenere i volumi. Abbiamo perso molta marginalità nel 2022 ma ora stiamo recuperando. E la velocità ci ha aiutato, ancora una volta, quando per la mancanza di svariate materie prime, abbiamo dovuto riformulare e testare nuove formule»

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