La tregua e il rilascio (a goccia) degli ostaggi a Gaza America-Cina di oggi

America-Cina Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera
testata
Venerdì 24 novembre 2023
La tregua
editorialista di Matteo castellucci

Quattro giorni sono una frazione dei 48 di combattimenti. È la tregua che si è aperta stamattina: nel pomeriggio il primo rilascio degli ostaggi, un momento — così atteso — che Hamas cercherà di dilazionare, per comprare tempo. Intanto, però, nella Striscia entrano anche i camion di aiuti. Altri tir sono incolonnati al confine tra Polonia e Ucraina, in uno stallo che non si sblocca e rischia di danneggiare entrambe le sponde.


Il giro del planisfero, oggi, ci porta nel centro di Dublino: le fiamme vicino a un ponte dove tanti di noi saranno passati, pregustando una pinta. La (nuova) battaglia della sindaca di Parigi, che invidia all’Italia le Ztl, è contro i suv. Il pallottoliere del Parlamento olandese, che deve metabolizzare il «trauma» della vittoria di Geert Wilders (e decidere cosa fare). Si può andare in Cina senza visto (per un massimo di 15 giorni) e le polmoniti «sospette» non sarebbero dovute a un nuovo agente patogeno. Infine, una resurrezione calcistica e una foto del «Comedy Wildlife Award» per augurarvi buon weekend.

Buona lettura! La newsletter America-Cina è uno dei tre appuntamenti de «Il Punto» del Corriere della Sera. Potete registrarvi qui e scriverci all’indirizzo: americacina@corriere.it.

1. Il rilascio (a goccia) degli ostaggi
editorialista
di Davide frattini
Corrispondente da Gerusalemme

imageCittadini palestinesi lasciano il Nord della Striscia diretti a Sud (Ap)

Il governo israeliano ha ricevuto la lista di chi torna oggi, ha contattato le famiglie. Dopo il rinvio i negoziatori del Qatar hanno riavviato il processo che dovrebbe riportare a casa i primi 13 ostaggi: tante ore, troppe per chi aspetta da 48 giorni, tra l’entrata in vigore della tregua alle 7 del mattino (alle 6 italiane) e il rilascio dei prigionieri alle 16 (le nostre 15). Un giorno intero da quella telefonata di speranza, chi non l’ha ricevuta sa «di non aver vinto la lotteria» come dice Guy Metzer, il quale ancora conta che la madre possa essere inserita nei prossimi.

Anche Mayaan ammette che non rivedrà oggi Ella (8) e Dafna (15). È la tortura del rilascio a goccia imposto da Hamas per ottenere tempo. A esporsi in pubblico sono i parenti che per ora hanno «perso», i fortunati ne rispettano il dolore senza ostentare la gioia sempre in bilico. L’elenco dovrebbe privilegiare i bimbi: Kfir ha compiuto dieci mesi in cattività, nei video ripresi dagli stessi terroristi il 7 ottobre, è in braccio con il fratellino alla madre Shiri, in primo piano i capelli rossi di tutti e tre. Avigail, 3 anni, tornerà ma non da mamma e papà, ammazzati davanti a lei. Aviv (2) e la sorellina Asher (5) sono state prese con la mamma.

imageCamion di aiuti entrano nella Striscia

Il padre di Kfir resta indietro, mentre Avihai Brodetz — l’uomo che per primo si è piazzato su una sedia di plastica davanti al Pentagono israeliano e ha ispirato il movimento di protesta dei parenti — potrebbe riabbracciare Ofri, Yuval, Urya e la moglie Hagar. Ad aspettarli dall’altra parte i militari addestrati da terapeuti che si presenteranno così ai bambini, se sono soli: «Sono un soldato israeliano e ti porto a casa», cercando di evitare domande sui genitori. Nei sei ospedali allestiti nel Paese potranno incontrare i parenti dopo gli esami medici... (qui l’articolo completo)

2. Hamas vuole sfruttare la pausa
editorialista
di guido olimpio

imageSoldati israeliani a Gaza City durante la pausa dei combattimenti (Ap)

L’intelligence è certa che Hamas cercherà in ogni modo di sfruttare la pausa per puntellare le difese nella zona Nord e in quella centrale. Infatti, l’esercito ha creato dei posti di blocco al fine di impedire il flusso di persone da Sud. Secondo stime ufficiose durante questa prima fase sarebbero stati uccisi quasi 5 mila miliziani, tra questi 60-70 ricoprivano cariche e ruoli importanti.

  • I genieri hanno distrutto il lungo tunnel scoperto nella zona dell’ospedale Al Shifa. Le unità sono sempre alla caccia di cunicoli, un sistema ritenuto fondamentale nell’apparato militare delle fazioni palestinesi. Ma sono anche un simbolo di ogni conflitto nella Striscia.

Continuano le rivelazioni sugli allarmi inascoltati da parte dello Stato Maggiore. Media israeliani hanno rilanciato nuove testimonianze di soldatesse che erano in servizio nelle postazioni dell’intelligence attorno a Gaza. Si erano accorte dei preparativi da parte dei palestinesi, lo avevano comunicato ai superiori ma erano state invitate a smetterla perché le loro segnalazioni erano ritenute prive di fondamento (tutti gli aggiornamenti in diretta).

3. Guerriglia urbana a Dublino
editorialista
di LUIGI IPPOLITO
Corrispondente da Londra

imageLe fiamme e una macchina incendiata nei pressi di O’Connell Bridge, nel centro di Dublino (Afp)

L’attacco e gli scontri. La quiete del centro di Dublino ieri è stata scossa da due episodi che hanno scatenato il caos.

  1. Prima, verso le 14.40, un uomo ha accoltellato un gruppo di bambini all’uscita dalla loro scuola elementare nel quartiere centrale di Parnell Square East. Tre piccoli sono rimasti feriti, così come un uomo e una donna. La polizia irlandese ha inizialmente negato che ci fosse una motivazione terroristica dietro il gesto, ma in seguito ha precisato di non escludere nessuna pista.
  2. Nel pomeriggio, verso le 17, sono poi cominciate violente proteste messe in atto da decine di persone accorse nel luogo degli accoltellamenti. Ci sono stati scontri con le forze dell’ordine, proseguiti per diverse ore: un’auto della polizia e alcuni mezzi pubblici sono stati dati alle fiamme e il centro della capitale irlandese è diventato un piccolo teatro di guerriglia, causando pesanti disagi al trasporto pubblico, in particolare alla rete tramviaria

Non è ancora chiaro cosa abbia scatenato la reazione di coloro che il capo della Garda, la polizia irlandese, Drew Harry, ha definito una «fazione di teppisti pazzi mossi da un’ideologia di estrema destra». Probabilmente, le voci sulle presunte origini algerine dell’aggressore diffuse sui social network... (leggi gli ultimi aggiornamenti).

4. Tre in corsa a Taiwan per le presidenziali
editorialista
di guido santevecchi

imageI tre candidati alle presidenziali. Da sinistra William Lai Ching-te del DPP, Hou Yu-ih del Kuomintang Ko Wen-je del TPP

Il dramma-farsa delle elezioni presidenziali a Taiwan: i due partiti di opposizione si presentano divisi, dopo aver promesso l’alleanza che avrebbe unito le forze per battere il candidato governativo, l’attuale vicepresidente William Lai esponente del campo più inviso a Pechino. C’è stata una lite finale nell’incontro per ricomporre la situazione: davanti alle telecamere il candidato del Kuomintang ha svelato messaggi WhatsApp che rivelavano giochi politici compromettenti da parte del presunto alleato del TPP, il Partito popolare taiwanese. Una storia di veleni... (qui l’articolo completo)

5. Secondo l’Oms in Cina non è emerso «un nuovo patogeno»

imageBambini ricoverati in un ospedale di Pechino fanno i compiti attaccati alle flebo

(Guido Santevecchi) L’Organizzazione mondiale della sanità dice che nei casi di polmonite rilevati tra i bambini in Cina non ci sono al momento prove che sia emerso un nuovo agente patogeno, né che si tratti di una nuova variante del Covid. Ieri l’Oms aveva chiesto formalmente a Pechino di fornire dati su un picco di «polmoniti non diagnosticate» soprattutto tra i bambini degli asili e delle elementari.

  • Sui social cinesi circolano da giorni foto di folla all’accettazione degli ospedali pediatrici di Pechino, bambini ricoverati che fanno i compiti mentre sono attaccati alla flebo e giungono notizie di classi semivuote nelle materne e nelle elementari. Il governo cinese sostiene che la situazione è legata al primo inverno dopo la fine delle restrizioni per il Covid (la politica dei lockdown è stata bruscamente abbandonata solo a fine novembre del 2022, dopo un’ondata di proteste della popolazione).

Al momento l’Oms ritiene che le informazioni ricevute da Pechino siano rassicuranti. Ma la opacità e la reticenza cinese nel 2020 all’inizio della pandemia lasciano sempre dubbi. Bruce Thompson, direttore della Melbourne School of Health Sciences sostiene che i dati preliminari suggeriscono che non sia emerso un nuovo virus patogeno. Il Consiglio di Stato di Pechino (il governo) ha disposto che «tutte le località della Repubblica popolare devono rafforzare la comunicazione tempestiva delle informazioni sanitarie sulle malattie infettive».

6. Si può andare in Cina senza visto d’ingresso

(Guido Santevecchi) Pechino concede l’ingresso senza visto ai cittadini di alcuni Paesi, tra i quali l’Italia. Dal 1° dicembre chi vuole andare in Cina per affari, turismo o per visitare parenti e amici per un massimo di 15 giorni non avrà bisogno di ottenere un visto d’ingresso prima della partenza.

La misura, annunciata dal Ministero degli Esteri, riguarda anche i cittadini di Francia, Germania, Olanda, Spagna. «Vogliamo facilitare lo scambio tra cinesi e stranieri, favorire uno sviluppo di alta qualità e un’apertura di alto livello», ha detto la portavoce degli Esteri di Pechino. Un gesto di buona volontà per rilanciare i contatti commerciali e il turismo e «ripulire» l’immagine della Cina dopo la pandemia e migliorare le relazioni con l’Europa.

7. Lo stallo dei tir al confine tra Polonia e Ucraina
editorialista
di Marta serafini
Inviata a Odessa

imageGetty

Morto di freddo dopo aver atteso ore con il suo tir al confine. Non si ferma la protesta dei camionisti polacchi al confine tra Polonia e Ucraina Ieri l’ambasciata ucraina in Polonia ha fatto appello a Varsavia per porre fine al blocco dopo il decesso di un secondo autotrasportatore per cause naturali. L’uomo sulla 50ina, aveva aspettato fermo per ore al gelo mentre su entrambi i lati del confine si formavano code lunghe fino a 25 chilometri. Qualche settimana fa, la morte sempre in circostanze simile di un altro autotrasportatore.

Secondo i media locali, più di mille camion ucraini erano già in coda a Medyka, principale varco di frontiera. Ad essere autorizzati al passaggio sono solo i veicoli passeggeri e i camion che trasportano attrezzature militari o aiuti umanitari, tutto il resto viene bloccato. I manifestanti polacchi hanno bloccato la circolazione dei veicoli merci con l’Ucraina dall’inizio di novembre, in segno di protesta contro la liberalizzazione delle regole di trasporto dell’Ue per i camion ucraini.

  • Finora sono stati bloccati quattro passaggi sul confine tra Ucraina e Polonia. E una protesta simile è stata lanciata dagli autotrasportatori slovacchi al varco di Vysne Nemecke-Uzhhorod all’inizio di questa settimana. Gli agricoltori polacchi che si sono uniti al blocco hanno detto che intendono andare avanti con la protesta fino all’inizio di gennaio.

imageLa coda, lunga 30 chilometri (Getty)

I funzionari ucraini criticano l’escalation della protesta. Taras Kachka, viceministro dell’Economia e del Commercio, ha affermato che la controversia dovrebbe essere risolta «al tavolo dei negoziati... ma non sulle strade durante l’inverno, dove si danneggiano non solo le economie ma anche la salute e la vita degli automobilisti bloccati». «C’è neve e temperature gelide sulle strade, con persone bloccate senza accesso a condizioni sanitarie adeguate», ha detto giovedì Kachka alla televisione ucraina.

  • L’associazione ucraina dei camionisti del trasporto merci su strada avverte che a causa del blocco sono andati perduti 400 milioni di euro di entrate. L’ambasciatore ucraino in Polonia ha definito il blocco «una pugnalata alle spalle dell’Ucraina» e il governo di Varsavia ha esortato gli automobilisti a revocare il blocco.

Secondo i media ucraini, dietro ci sono gruppi di estrema destra filo russi. Ma il governo uscente guidato dal partito di destra Diritto e Giustizia (PiS), che ha finora bloccato il ritorno al potere di Donald Tusk come primo ministro, sta evitando uno scontro diretto con i camionisti, chiave di volta dell’economia polacca. La Polonia ha la più grande flotta di camion dell’Ue e le lamentele dei suoi autisti sono viste anche come un presagio dei difficili negoziati commerciali che attendono l’Ucraina prima che possa aderire all’Ue. Le esportazioni dell’Ucraina verso l’Europa su gomma sono aumentate dopo l’inizio dell’invasione russa e il blocco del Mar Nero.

Il blocco polacco danneggia soprattutto le esportazioni ucraine di legno e mobili, componenti di automobili e oli vegetali. Ciò mette in pericolo anche un quarto delle forniture di carburante importate che l’Ucraina trasporta su strada attraverso la Polonia. Il blocco inoltre rende più acuta la disputa commerciale tra Varsavia e Kiev dopo che le importazioni di grano ucraino sono state vietate per proteggere gli agricoltori polacchi, nonostante tale misura violi la politica commerciale comune dell’Ue. I porti ucraini sul Mar Nero nella regione di Odessa continuano a funzionare nonostante gli attacchi russi, rendendo la Polonia meno importante per le esportazioni di grano ucraine.

8. La sindaca di Parigi contro i suv
editorialista
di stefano montefiori
Corrispondente da Parigi

La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, lancia una nuova battaglia, dopo quella vinta contro i monopattini elettrici self service (spariti dal 1 settembre): «Il 4 febbraio faremo un referendum per aumentare il parcheggio dei Suv, che sono troppo pesanti, inquinanti e pericolosi». A Parigi da mesi operano già i degonfleurs, militanti ambientalisti che di notte sgonfiano gli pneumatici dei Suv. Assecondando questa ostilità, Hidalgo vuole raddoppiare o triplicare le tariffe per i non residenti, cioè per chi non abita a Parigi ma anche chi si sposta in Suv da un quartiere all’altro.

Non crede di rilanciare le polemiche del passato? «Ma chi compra un Suv non è certo povero — ribatte Hidalgo —. Sono le auto privilegiate dai benestanti dell’Ovest parigino, e da un’industria automobilistica che impone auto gigantesche invece di produrre piccole auto adatte alla città». A Parigi si vedono anche tante Aston Martin e Ferrari inquinanti e certo non in mano ai poveri. «Per adesso cominciamo dalle auto più pesanti, i Suv».

Anche elettrici? «Sì, quelli oltre le due tonnellate, come certe Porsche. Occupano troppo spazio pubblico, che non è gratuito». Sui monopattini andò a votare solo l’8%. «Centomila persone, non poche in tempi di crescente astensione. No, niente quorum neanche al referendum sui Suv». Nel pieno della tempesta, Hidalgo si aggrappa al tema che l’ha fatta amare e odiare dai parigini, la lotta alle auto. «E dopo i Giochi, anche Parigi avrà le sue zone a traffico limitato. Come le città italiane, finalmente». (qui l’intervista completa)

9. In Olanda le alleanze sono già un rebus
editorialista
di IRENE SOAVE
Inviata a L’Aia

Gli olandesi sono abituati a coalizioni dalla gestazione lunga: un record furono i 225 giorni del Rutte III, poi battuto dal Rutte IV nato in nove mesi. Ieri, all’imbrunire e a meno di 18 ore dalla chiusura delle urne, il vincitore Geert Wilders ha provato a tagliare corto: «Gli olandesi», ha twittato, «vogliono un governo mio con i Liberali, il Nuovo Contratto Sociale e il partito dei Contadini».

imageGeert Wilders

Dritto al punto. Niente riunioni, niente Informateur — i mediatori che dai partiti si adoperano dietro le quinte per tessere e barattare, mentre il Formateur è chi riceve dal re l’incarico di formare il governo. Non si può fare così... (qui l’articolo completo)

10. In Grecia Syriza perde pezzi

(Matteo Castellucci) La nuova leadership — di Stefanos Kasselakis, l’ex banchiere arrivato dall’Americanon convince un pezzo di Syriza, il principale partito della sinistra greca (in realtà, scavalcato dai socialisti del Pasok in alcuni degli ultimi sondaggi).

Ora altri nove deputati, tra cui la ex ministra del Lavoro Effie Achtsioglou (sconfitta alle primarie), lasciano il gruppo parlamentare, che ha perso finora 11 componenti. Potrebbe essere l’antefatto di una scissione vera e propria. Secondo i transfughi, il messaggio di Kasselakis, che sta cercando di riposizionare Syriza dopo lo sprofondo alle urne a giugno, è contraddittorio. Il centrodestra di Mitsotakis ringrazia: nei sondaggi veleggia al 39%.

11. La «vendetta» australiana nello Stretto di Taiwan

(Guido Santevecchi) La Marina australiana si è vendicata dei cinesi che il 14 novembre avevano usato il sonar contro una squadra di sommozzatori della fregata Toowoomba, impegnati a liberare le eliche della loro nave impigliate in reti da pesca in acque internazionali, nel Mar cinese meridionale. Alcuni sub australiani erano stati colpiti dagli impulsi del sonar, che possono causare lesioni ai timpani e agli organi interni. Il governo australiano aveva protestato denunciando l’azione «ingiustificata, pericolosa e non professionale» della nave cinese.

Ora la Toowoomba è passata nello Stretto di Taiwan, mostrando la bandiera ai cinesi che rivendicano la sovranità su quel tratto di mare e sull’isola. La notizia è stata data da Taipei. La Marina australiana dice che si tratta di «normale attività in base al diritto internazionale di libera navigazione in acque internazionali». Pechino ha subito protestato sostenendo che il passaggio della nave da guerra «è una provocazione contro la pace e la stabilità».

12. Il mistero di DB Cooper, 52 anni dopo

(Guido Olimpio) Oggi per un pugno di americani è un anniversario particolare. Ricorda un caso ancora aperto. Il 24 novembre 1971 un misterioso passeggero — che usa la falsa identità di DB Cooper — dirotta un jet 727 della North West Oriental in servizio da Portland a Seattle. Costringe il pilota ad atterrare e in cambio dei passeggeri ottiene 200 mila dollari e dei paracadute, poi ordina al capitano di ripartire verso sud.

  • Una volta in volo si lancia nel vuoto in una zona nel sud ovest dello stato di Washington, «scendendo» in un’area impervia con condizioni meteo difficili. Le ricerche massicce non portano a risultati. Svanito. Nell’80 un bambino, durante un’escursione con i genitori lungo il fiume Columbia, troverà 5800 dollari, banconote che erano parte del riscatto versato al «pirata». Le successive indagini, anche di privati, porteranno a inseguire mille piste senza esiti definitivi.

Chi era il dirottatore? Un ex militare, come sospettano molti? Un criminale incallito? Un dipendente della compagnia in cerca di vendetta personale? È rimasto in vita o è morto dopo essersi lanciato? Il mistero non ha mai avuto una risposta.

13. Cronache messicane/È stato ucciso «El Mago»

(Guido Olimpio) Ieri abbiamo raccontato dell’arresto di «El Nini», responsabile della sicurezza dei figli del Chapo Guzman, noti come i Los Chapitos. Oggi emerge dalla California una vicenda forse collegata. Eddie Escobedo, detto «El Mago», è stato assassinato in un sobborgo di Los Angeles. Con alle spalle molti precedenti, considerato un amico stretto di Ivan Archivaldo Guzman, era noto per ostentare ricchezza e lusso.

Molte le voci su un omicidio.

  1. La sua morte riguarda vicende personali
  2. Lo hanno eliminato per la faida in corso
  3. È stato lui a tradire El Nini, dunque lo hanno punito
  4. Si tratta di una manovra per confondere

C’è una nebbia di guerra, simile a quella che oscura gli eventi nei conflitti veri.

14. Miracolo (sportivo) in Nord Corea

imageHan Kwang-song (al centro) con la maglia rossa nordcoreana nella gara contro Myanmar

(Guido Santevecchi) Una storia a lieto fine (più o meno) dalla Nord Corea. Riguarda il giovane calciatore nordcoreano Han Kwang-song che dopo essere scomparso in un «buco nero» per tre anni è tornato a giocare per la sua nazionale e ha segnato un gol.

  • Han è passato con successo nel calcio italiano: a 19 anni giocando nel Cagliari segnò un gol in Serie A. Poi passò alla Juventus Under 23 e nel 2020 fu ceduto per quattro milioni di euro all’Al-Duhail del Qatar.

Ma entrarono in gioco le sanzioni internazionali dell’Onu contro il regime di Pyongyang impegnato nella corsa ai missili nucleari. Che comprendevano lo sport: perché i soldi guadagnati all’estero ai calciatori nordcoreani finivano nelle casse di Kim Jong-un.

  • In base all’embargo Onu nessun calciatore professionista della Nord Corea può giocare per club internazionali. Il bravo attaccante fu espulso dal Qatar e se ne persero le tracce. Secondo il sito Transfermarkt dal 2021 non ha più giocato per un club professionistico.

Han aveva depositato i soldi del suo ingaggio in una banca del Qatar, dove dovrebbero essere stati congelati. Circolarono voci secondo le quali le autorità qatariote lo avevano messo su un aereo per l’Italia e che il ragazzo sarebbe rimasto chiuso nell’ambasciata nordcoreana a Roma, ovviamente senza la possibilità di allenarsi nel giardino della villetta all’Eur, né di tornare a Pyongyang perché con la pandemia il regime aveva sigillato le frontiere temendo il contagio.

Ha perso tre anni e si pensava che avesse smesso di giocare. Invece è tornato in campo e la settimana scorsa ha segnato un gol di testa per la sua nazionale nelle qualificazioni per i mondiali del 2026, a Yangoon in Myanmar. Risultato: 6-1 per la Nord Corea e resurrezione per Han.

15. Un iceberg a zonzo e prevedere le onde con l’AI

(Matteo Castellucci) A23a è il nome del più grande iceberg del mondo. La notizia è che ha ricominciato a muoversi. Con una superficie di 4 mila chilometri quadrati, alto 400 metri, è vasto due volte Londra. Gli esperti sentiti dalla BBC ritengono la causa sia (anche) il tempo: si era ancorato nel 1986, prima o poi avrebbe dovuto sganciarsi di nuovo. Sulla sua traiettoria — sulla cosiddetta «rotta degli iceberg» — dovrebbe incrociare solo pinguini e foche prima di fondere.

Alcuni scienziati guidati da un computer scientist dell’università di Copenaghen, racconta invece l’Economist, hanno usato l’intelligenza artificiale per studiare (e anticipare) le onde anomale. Si sono affidati a 24 modelli neurali: uno ha stilato un’equazione che funziona.

16. Le foto del «Comedy Wildlife Award» 2023

image© Jacek Stankiewicz / Comedy Wildlife 2023

Uno sfratto su un ramo? Cosa sta succedendo? Completate voi la didascalia, ma è uno degli scatti dei Comedy Wildlife Photo Awards, un concorso che ogni anno, dal 2015, raccoglie le immagini più inusuali, inaspettate e divertente che i fotografi specializzati nel ritrarre la fauna selvatica si trovano nel rullino.

Noi abbiamo scelto la foto — anzi, la combinazione — qui sotto, per chiudere la newsletter, perché si sposa bene sia con il finale di una settimana, sia con l’inizio del weekend. Ma sul sito trovate una galleria di tutti gli scatti premiati, tra cui un canguro che sembra suonare la chitarra elettrica e un gufo che ha avuto una giornataccia. Voi non disperate, è venerdì.

image© Tímea Ambrus / Comedy Wildlife 2023

Grazie per essere arrivati fino a qui. A lunedì!


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