Tre in corsa a Taiwan per le presidenziali, dramma nell’opposizione

di Guido Santevecchi

Fallisce l’ultimo tentativo di presentare un fronte unito. Si ritira il miliardario Terry Gou che valeva, secondo i sondaggi, il 7%. E Xi sta a guardare

Tre in corsa a Taiwan per le presidenziali, dramma nell’opposizione

I tre candidati alle presidenziali. Da sinistra William Lai Ching-te del DPP, Hou Yu-ih del Kuomintang Ko Wen-je del TPP

Il dramma-farsa delle elezioni presidenziali a Taiwan: i due partiti di opposizione si presentano divisi, dopo aver promesso l’alleanza che avrebbe unito le forze per battere il candidato governativo, l’attuale vicepresidente William Lai esponente del campo pi� inviso a Pechino.

C’� stata una lite finale nell’incontro per ricomporre la situazione: davanti alle telecamere il candidato del Kuomintang ha svelato messaggi WhatsApp che rivelavano giochi politici compromettenti da parte del presunto alleato del TPP, il Partito popolare taiwanese.

Una storia di veleni. L’incontro dell’ultimo minuto era stato organizzato ieri da Terry Gou, il miliardario fondatore di Foxconn che si era candidato da indipendente e che secondo i sondaggi valeva il 7% dei consensi. Hou Yu-ih, l’uomo del Kuomintang, ha fatto vedere davanti alle tv un WhatsApp speditogli da Ko Wen-je, del TPP, che suggeriva di �trovare un modo per ottenere il ritiro di Terry Gou� e quindi raccogliere anche i suoi voti. Lite in diretta e ognuno per la propria strada.

Questa mattina, 24 novembre, i due partiti di opposizione hanno presentato le loro candidature separate.

Il candidato presidente Hou del Kuomintang ha scelto come vice la presentatrice tv Jaw Shaw-kong; il candidato del TPP Ko ha designato come compagno di corsa la deputata Wu Hsin-ying. E alla fine si � ritirato Terry Gou. La sua uscita di scena � un sollievo per il gruppo industriale Foxconn che nelle sue mega-fabbriche in Cina produce gli iPhone di Apple ed era stato messo sotto inchiesta da Pechino per presunte violazioni della legge da Pechino. � evidente come Xi Jinping stia osservando con grande attenzione le elezioni del 13 gennaio nell’isola che ha giurato di riprendere sotto il controllo del Partito comunista.

Dal 2016, quando fu eletta presidente la signora Tsai Ing-wen del Partito democratico progressista (DPP), la Cina ha chiuso il dialogo ed � passata alle intimidazioni militari su larga scala. Accusa Tsai di secessionismo, anche se la sua unica �colpa� � di rifiutare la formula �Un Paese due sistemi�, soprattutto dopo aver visto la svolta repressiva a Hong Kong. Nei calcoli cinesi, i rapporti potrebbero migliorare se diventasse presidente un uomo del Kuomintang o del Partito popolare: entrambi invocano distensione con Pechino (anche se sulla base del mantenimento dello status quo, per non spaventare l’opinione pubblica largamente anti-cinese). A Xi dunque sarebbe piaciuta un’alleanza tra le due formazioni dell’opposizione e la candidatura di Terry Gou era vista come un rischio di dividere i voti del campo contrario agli indipendentisti rappresentati ora da William Lai.

La corsa per il voto del 13 gennaio sar� a tre. William Lai ha scelto come sua vice la signora Hsiao Bi-khim, chiamata da Washington dove era la rappresentante di Taipei negli Stati Uniti. Si tratta di un ulteriore segnale di sfida alla Cina, per ricordare l’alleanza con gli americani.

Ora c’� da vedere se la situazione sia una brutta notizia per Xi, che puntava sulla vittoria dell’opposizione. Oppure una buona notizia: l’eventuale vittoria di Lai darebbe a Pechino la giustificazione per intensificare la campagna di intimidazione aggressiva.

I sondaggi al momento danno Lai in vantaggio, intorno al 31%. Ma i due avversari non sono lontani.

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24 novembre 2023 (modifica il 24 novembre 2023 | 12:05)

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