La posizione finale dell’aereo, le fiamme inizialmente al centro della fusoliera, il buio all’esterno e un numero significativo di persone a bordo hanno rischiato di creare gli ingredienti di un disastro con pochi precedenti dopo l’impatto in pista a Tokyo tra un Airbus A350 di Japan Airlines e un turboelica della Guardia costiera nipponica. Ma altri fattori hanno aiutato a scongiurare un bilancio ancora più grave.
La struttura in fibra di carbonio
La struttura in fibra di carbonio dell’Airbus di nuova generazione ha protetto l’interno per diverso tempo, la diligenza dei 367 passeggeri (di cui 8 minori) visti uscire quasi tutti senza bagagli a mano (come prevedono le norme internazionali), il ruolo degli assistenti di volo nonostante le difficoltà tecniche, l’assenza del vento forte che avrebbe reso instabili gli scivoli gonfiabili e anche il poco cherosene rimasto lungo le ali (dove si trovano i serbatoi).
È stato (quasi) un miracolo
Gli esperti concordano sul fatto che, nonostante tutto e i 5 morti del turboelica, è stato quasi un miracolo. Ma sottolineano anche il ruolo importante delle indagini sugli incidenti precedenti che hanno portato il trasporto aereo, anno dopo anno, a diventare il mezzo per spostarsi più sicuro tra tutti quelli esistenti. Come ha detto alla Bbc Ed Galea, docente all’Università di Greenwich, «il velivolo aveva il muso giù cosa che rende difficili gli spostamenti dei passeggeri lungo la cabina». Non solo: la diffusione delle fiamme ha reso utilizzabili soltanto tre scivoli d’emergenza (due a sinistra e uno a destra), con quella posteriore sinistra particolarmente ripida proprio per la posizione finale. La posizione delle fiamme, al centro del velivolo per diffondersi poi verso le estremità, poteva trasformarsi in una trappola per buona parte dei passeggeri. Ma la struttura fatta in fibra di carbonio ha resistito bene all’impatto e all’incendio per il tempo necessario a far uscire tutti in sicurezza.
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di Leonard Berberi
Otto ore per spegnere le fiamme
Da ricordare che i vigili del fuoco hanno impiegato otto ore per spegnere tutte le fiamme anche se l’aereo si è disintegrato. Anche l’oscurità non ha aiutato nell’evacuazione e questo spiega perché di solito negli atterraggi notturni le luci si abbassano: gli occhi devono potersi abituare all’ambiente esterno così da poter consentire una fuga più veloce in caso di necessità.
La diligenza dei passeggeri e il ruolo dei bagagli a mano
Un altro fattore chiave è stato il comportamento del personale navigante, peraltro addestrato ogni anno a gestire situazioni di emergenza di ogni tipo. Incrociando i video registrati all’interno in quei momenti concitati si può sentire «vi preghiamo di mantenere la calma» seguito da un «non prendete con voi i bagagli e non alzatevi». Non si riesce a riscontrare un annuncio di evacuazione, anche se Japan Airlines ha fatto sapere che a un certo punto il sistema di comunicazione è andato in tilt e quindi gli assistenti di volo hanno dovuto utilizzare i megafoni e a urlare per invitare tutti a lasciare il velivolo.
La diligenza di quasi tutti i passeggeri ha aiutato. L’evacuazione è risultata ordinata, appena toccato terra le persone si sono allontanate senza fermarsi a fare selfie o video. Si è molto parlato dell’assenza dei bagagli a mano - cosa ritenuta pericolosa durante l’abbandono dell’aereo in fiamme - ma in alcuni scatti si vede qualcuno uscire con borse o zaini.
C’è un’altra ragione su questo tema che potrebbe aver aiutato: in quel volo interno Japan Airlines consentiva ai clienti di imbarcare in stiva gratuitamente una valigia con peso fino a 20 chilogrammi, cosa che ha ridotto il numero dei trolley a mano nelle cappelliere.
Poco carburante nelle ali
Da segnalare anche la quantità ridotta di cherosene lungo le ali, consumato dopo il volo effettuato, altrimenti l’aereo - pur con tutte le specificità introdotte per ridurre al minimo le conseguenze - si sarebbe potuto trasformare in una palla di fuoco all’istante. Mentre la mancanza del vento forte ha consentito agli scivoli d’emergenza di “ancorarsi” al suolo, senza svolazzare come avviene quando lo scalo è attraversato da forti correnti. Essendo soltanto tre gli scivoli utilizzabili le folate potenti avrebbero potuto ridurre ulteriormente le vie d’uscita dei passeggeri, creando non pochi ingorghi nei corridoi.
L’inchiesta sulla dinamica dell’incidente
Intanto va avanti l’inchiesta sulla dinamica. Il ministero dei Trasporti giapponese ha comunicato che il turboelica della Guardia costiera aveva ricevuto istruzione di «procedere il più lontano possibile», una frase ambigua che il pilota ha interpretato come via libera al decollo, cosa invece non autorizzata dalla torre di controllo. Mentre il comandante dell’Airbus A350 di Japan Airlines aveva sicuramente ricevuto l’ok all’atterraggio lungo la stessa striscia d’asfalto. Oltre all’analisi delle registrazioni video e audio tra torre e velivoli, gli investigatori hanno recuperato le scatole nere del turboelica mentre cercano tra la cenere quelle dell’A350.
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03 gen 2024
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