Cosa non torna su Thomas Crooks: la ricognizione sul luogo del comizio, il fucile nascosto, le minacce di strage sulla chat scolastica
Dopo averne ricostruito i movimenti, l'FBI sta incrociando le ricerche sul profilo del ventenne con gli accertamenti su cosa ha preceduto l’attentato a Donald Trump. Al vaglio anche le chiamate della famiglia alla polizia
Thomas Crooks resta un enigma. È come un guscio sigillato che gli investigatori provano ad aprire cercando la minima fessura. Ricerca sul suo profilo incrociata con gli accertamenti su cosa ha preceduto l’attentato a Donald Trump.
L'arma
L’FBI, dopo aver ricostruito gran parte dei movimenti del ventenne, deve scoprire come sia riuscito a introdurre il fucile in una zona (in teoria) sorvegliata, con un check point dotato di metal detector. Il killer ha trovato un modo di farlo passare senza che se ne accorgessero? Eppure, secondo una versione gli agenti locali lo hanno fermato quando hanno scoperto che aveva un misuratore di distanza. Salvo poi lasciarlo andare. Forse, in quel momento, non aveva l’AR 15 preso in prestito dal padre. Il flusso di folla lo ha “aiutato” a superare il filtro?
Una seconda ipotesi di lavoro è che abbia nascosto il fucile in precedenza, sfruttando qualche angolo tra i capannoni. Non sappiamo però da quando l’area sia stata “chiusa” al pubblico e neppure se nella fase precedente al comizio vi sia stata una perlustrazione delle unità cinofile.
Ricognizione
L’evento con Trump è stato annunciato il 3 luglio e il 7 Crooks è certamente nella zona del comizio: lo hanno accertato gli inquirenti in base al tracciamento postumo di uno dei suoi due cellulari. L’omicida ha fatto un sopralluogo con un giorno d’anticipo rispetto al team del Secret Service mandato in avanscoperta per pianificare il perimetro insieme alle autorità della contea. Si è mosso per tempo. Quando ha iniziato a “pensare” all’attacco?
Sappiamo poi che Thomas, il giorno X, si è presentato di buon’ora nell’area, ha girovagato, se ne andato per poi tornare al pomeriggio. Tanto è vero che è stato notato dai poliziotti e compare in un video registrato con un telefonino da uno spettatore. Cammina nei pressi del capannone, non ha nulla in mano.
La famiglia
Il padre e la madre sono le persone con cui ha condiviso più tempo in questi anni di apparente solitudine. C’è anche la sorella ma vive altrove. I genitori hanno problemi di salute, raramente qualcuno li ha visti all’esterno della loro abitazione, un parente ha detto di non avere più contatti da un lungo periodo perché erano “riservati”. Hanno mai percepito anomalie? Non solo come familiari ma anche in veste professionale in quanto il papà è un esperto di comportamenti. I federali, sicuramente, hanno molte domande da porre. Resta sospesa la teoria, introdotta da un conoscente, di disturbi mentali gravi dell’assassino.
Nella cronologia – ancora incompleta – c’è un momento interessante, la telefonata che i Crooks fanno alla polizia quando non hanno più notizie di Thomas. Quando è avvenuta? Inizialmente si è detto che hanno chiamato nella tarda serata di sabato, dopo l’attacco ed erano all’oscuro del coinvolgimento del figlio. Ieri, una nuova versione anticipa la telefonata. Si sarebbe verificata prima della sparatoria. Purtroppo parliamo di indiscrezioni e non di dati con il timbro dell’ufficialità.
Minacce
Un ex compagno di scuola, Vincent Taormina, ha rivelato un episodio avvenuto cinque anni fa. In una chat interna all’istituto vennero postate minacce di strage e, secondo molti, erano state fatte da alcuni studenti, un gruppetto di cui faceva parte anche Thomas. L’episodio non ebbe conseguenze, venne trattato alla stregua di un brutto scherzo. Siamo di nuovo in una situazione ricorrente nelle vicende di sparatori di massa con una doppia “realtà” dei protagonisti. Alcuni hanno manifestato le loro intenzioni e non sono stati presi sul serio. Altri sono stati ritenuti incapaci di fare del male.
L’FBI, anche se è passato del tempo, rivedrà quell’incidente lontano per comprendere se si è trattato davvero di un segnale sottostimato. Con una nota: sono una valanga i casi di allarme, con minacce più o meno fondate, riguardanti le scuole Usa, situazioni che per fortuna non sono sfociate in spargimento di sangue.