Il ritiro delle flotte Usa dal Mediterraneo, una bufala circolata (brevemente) solo in Italia, � interessante per ci� che insegna sulla “sindrome dell’abbandono”. Nell’immediato l’America non abbandona affatto il Mediterraneo, semmai accresce il suo impegno con l’operazione del porto di Gaza, un tentativo di Joe Biden per sanare la spaccatura che la guerra israelo-palestinese ha creato nella base democratica. � un gesto forte, e tuttavia forse sar� giudicato insufficiente.
Ritirata degli Stati Uniti dal Mediterraneo? Fake news e psicosi da caduta dell'impero
Prima di rientrare a New York ero a Udine ieri sera, per dirigere il convegno internazionale di geopolitica Open Dialogues for the Future. All’ora di cena alcuni partecipanti mi hanno avvicinato, preoccupatissimi, per mostrarmi un titolo apparso su diversi siti d’informazione. Annunciava il ritiro delle flotte militari americane dal Mediterraneo. Nientemeno! D’istinto ho annusato le fake news, e l’ho detto subito. In pochi minuti, un giro sui siti pi� attendibili dei media francesi spagnoli e perfino arabi rivelava l’inesistenza di quella notizia-bomba. Sui siti americani manco a parlarne: notizia invisibile.
A quell’ora era cominciato il conto alla rovescia per il discorso di Joe Biden sullo Stato dell’Unione, e molti siti Usa specializzati stavano anticipando ci� che il presidente avrebbe detto sulla politica estera. Il ritiro dal Mediterraneo, se mai fosse stato vero, aveva la capacit� di “oscurare” ogni altro annuncio. Insomma la notizia era falsa, magari nata dal fraintendimento di quelle operazioni di avvicendamento che la U.S. Navy deve compiere periodicamente e che sono pianificate con largo anticipo.
(In una mia visita recente a Norfolk, dentro la base navale pi� grande del mondo, ho constatato come una portaerei della U.S. Navy possa essere richiamata per un “tagliando” che dura fino a cinque anni, durante i quali viene “rivoltata come un calzino” per una metamorfosi totale del suo contenuto tecnologico. Sono operazioni programmate con anni di anticipo in quanto richiedono delle rotazioni nelle squadre navali).
L’infortunio giornalistico o fake news non mi interessa tanto in s�, quanto per la reazione dei miei interlocutori allarmati. Mi chiedevano spiegazioni, forse perch� lo avevano trovato verosimile? A otto mesi da un’elezione americana che potrebbe riportare Donald Trump alla Casa Bianca, si parla molto di isolazionismo. Lo stesso Trump in passato evoc� un’uscita dell’America dalla Nato. La fantasia tende a ingigantire, accelerare, drammatizzare questi scenari? Di sicuro quell’infortunio ci dice qualcosa sulla psicosi da abbandono che colpirebbe alcune nazioni alleate, se un giorno dovesse avvenire un disimpegno degli Stati Uniti. In questa atmosfera da caduta dell’impero, o per lo meno ritirata e ripiegamento su se stessa di un’America lacerata, ciascuno adatta a modo suo la legge per cui �la natura aborrisce il vuoto�.
Se mai un giorno dovesse diminuire la presenza americana nel Mediterraneo, chi andrebbe a riempire quel vuoto? Italia Francia Spagna Grecia Turchia, cinque Stati membri della Nato con affaccio sul Mediterraneo, sarebbero in grado di sostituirsi? La Turchia e la Francia hanno le due marine militari pi� consistenti all’interno di quel quintetto, ma sappiamo che Erdogan spesso persegue una sua agenda geopolitica che ha poco in comune con le nostre. Anche i francesi in Libia hanno fatto o disfatto in base ai loro interessi, non seguendo una strategia occidentale o europea.
Insomma: per fortuna l’America rimane, per adesso. Anzi, nel Mediterraneo l’impegno Usa ha avuto addirittura un’upgrade. La decisione di aprire uno scalo a Gaza per l’approdo di convogli umanitari dal mare, risponde a varie esigenze. � un’operazione dettata dal buonsenso: la crisi umanitaria di Gaza � terribile, i convogli via terra sono condizionati dalle decisioni di Netanyahu e delle forze armate israeliane, i lanci di aiuti dal cielo sono insufficienti e perfino pericolosi. � un’operazione di politica estera: Biden segnala al mondo arabo che l’America si dissocia in modo concreto dall’azione di Israele, e si preoccupa di aiutare la popolazione civile (peraltro, anche in passato gli aiuti americani alla popolazione di Gaza superarono quelli di tutti i paesi arabi messi assieme).
Infine � un’operazione di politica interna, annunciata non a caso poche ore prima del discorso sullo Stato dell’Unione. Biden ha voluto segnalare alla sua base filo-palestinese, sempre pi� numerosa, che la Casa Bianca e Israele non sono pi� cos� allineati come lo erano in passato. Siamo alle prove generali di un “divorzio”, come lo auspica l’ala sinistra del partito democratico Usa? Un divorzio avverrebbe qualora Washington decidesse, per la prima volta dal 1967, di condizionare i suoi aiuti militari: o Israele accetta le condizioni americane, sullo Stato palestinese e sulle occupazioni dei coloni, oppure cessano le forniture di armi. Sarebbe un gesto drammatico. Senza quello, per�, le sole operazioni umanitarie rischiano di non placare le tre componenti filo-palestinesi dell’elettorato democratico: gli studenti universitari, i movimenti Black radicali, gli immigrati islamici.
Per adesso l’unica certezza � che l’America viene risucchiata nel Mediterraneo, da una crisi che riporta la politica estera al centro della campagna elettorale.
8 marzo 2024, 18:34 - modifica il 8 marzo 2024 | 18:59
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