Promozioni e premi dei dipendenti pubblici decisi dai superiori, Zangrillo: «Decideranno i dirigenti»

Promozioni e premi dei dipendenti pubblici decisi dai superiori, Zangrillo: «Decideranno i dirigenti» Promozioni e premi dei dipendenti pubblici decisi dai superiori, Zangrillo: «Decideranno i dirigenti»

Un meccanismo diverso per la carriera nella Pubblica amministrazione, che superi il criterio dell’anzianità e del concorso per introdurre promozioni e premi su indicazione dei superiori. L’ha annunciato in un’intervista al Messaggero il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. «Vorrei approfittare di questa tornata (contrattuale) per ritornare su un tema centrale per l’ammodernamento della pubblica amministrazione: il merito», ha detto il ministro, che propone di introdurre «un concetto più stringente di quello adottato fino ad oggi». Ma quale? «La previsione di meccanismi virtuosi per assegnare gli obiettivi, giudicare le performance ed essere così capaci di premiare davvero i più meritevoli». Insomma, dirigenti e capiufficio potranno promuovere e premiare a loro discrezione il dipendente pubblico ritenuto virtuoso e peserà meno tra i criteri per l’avanzamneto di carriera la tradizionale anzianità di servizio.

La riforma Brunetta

In realtà, la riforma fatta nel 2022 dall’ex ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta aveva già affrontato e, teoricamente, risolto il problema della valorizzazione professionale nel lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione. Brunetta, durante il governo Draghi, aveva infatti sottoscritto con i sindacati il Patto per l’innovazione nel lavoro pubblico e la coesione sociale, in linea con quanto previsto dal Pnrr sulla riforma del pubblico impiego. All’epoca si era prevista la revisione degli ordinamenti professionali, delle carriere e l’introduzione di una quarta area per i funzionari dedicata alle elevate professionalità e il potenziamento della formazione e delle competenze. Il nuovo contratto delle funzioni centrali, modello anche per quelli della Sanità, degli Enti locali e della scuola, per la prima volta ridisegnava le regole del lavoro pubblico.

Come funziona oggi la Pa

Con la riforma Brunetta, si sono riaperti i percorsi di carriera dei dipendenti, bloccate da anni di austerity. Ogni lavoratore pubblico ha a disposizione nella sua carriera cinque “differenziali stipendiali”, scatti fino a 2.250 euro lordi l’anno assegnati in base ad anzianità e merito, dove quest’ultimo pesa per il 40% nella decisione. Il meccanismo era stato pensato per rendere più semplice l’avanzare nelle carriere internamente, sulla base del possesso dei titoli di studio e delle valutazioni di merito. Ma fino al 2024, l’accordo ha previsto che i passaggi da un’area a quella superiore possono avvenire in «deroga» ai titoli di studio. Un assistente di seconda area, dunque, può passare funzionario anche senza possedere la laurea. Inoltre, accanto alle vecchie tre aree, ne è stata introdotta una quarta, ribattezzata «delle elevate professionalità». Qualcosa di simile all’area Quadri del settore privato e dove sono stati assunti i dipendenti che dovevano occuparsi del Pnrr.

Zangrillo: «I dirigenti siano liberi di promuovere e premiare»

Zangrillo, però, dice di voler ripartire da qui e puntare maggiormente sulla «responsabilità ai dirigenti». Per il ministro «non possiamo liberarli della decisione di valutare e di premiare, anche sotto il profilo della crescita, un proprio collaboratore. Non esiste nessuna azienda nel privato», insiste Zangrillo, «che per far crescere un dipendente lo obbliga a fare un concorso». Insomma, l’idea è un po’ quella di pensare il sistema della Pa come fosse un’azienda privata (qualcosa che ricorda un certo modo di pensare di Berlusconi). Ma le funzioni della macchina statale non sono quelle di un’impresa privata: il fine non è fare business, ma dare servizi ai cittadini che pagano le tasse. Senza contare che i vertici più alti della Pa continuano a essere a nomina politica e, dunque, non automaticamente l’espressione del meglio che c’è sulla piazza. Secondo Zangrillo, però, non vi sono vincoli costituzionali che possano mettere paletti a una riforma che conceda maggiore libertà nelle promozioni da parte dei dirigenti pubblici. «L’articolo 97 dice che nella pubblica amministrazione si entra per concorso. Questo nessuno lo mette in discussione», ammette il ministro. «Però credo che le modalità con cui si gestisce l’ascensore sociale nella Pa oggi possono essere ripensate».

In forse lo smart working dei dipendenti pubblici

Anche per quanto riguarda lo smart working, Zangrillo ha una posizione che sembra più critica di quanto non fosse già quella del suo predecessore. Brunetta, infatti, aveva regolamentato lo smart working nella Pa. Ed era stata la prima volta in un contratto collettivo, introducendo anche la distinzione tra smart working propriamente detto e lavoro da remoto, con tanto di giornata divisa in due fasce: “contattabilità”, con 9 ore massime medie quotidiane, “disconnessione”, che va dalle 22 alle 6. Per il ministro Zangrillo l’epidemia di Covid «è finita». Dunque, anche le «misure emergenziali come il lavoro agile per fragili e under 14 debbano rientrare». In questo caso, quindi, il riferimento al mondo privato non vale più e infatti la chiusura del Milleproroghe non ha visto la conferma della proroga dello sw per i dipendenti pubblici come è avvenuto invece per il settore privato. Per il ministro, sta alle singole amministrazioni la responsabilità di decidere caso per caso.

La nuova app

Vedremo come reagiranno dipendenti e sindacati. Nell’attesa, il ministro annuncia anche una novità: Dal 2 gennaio, InPa, il portale per il reclutamento del personale della Pa rivolto a cittadini e Pubbliche Amministrazioni, diventa anche una app mobile. «L’abbiamo elaborata con la Federico II di Napoli», conclude Zangrillo. «Tutti i cittadini potranno verificare i bandi di concorso pubblici e iscriversi alle prove tramite lo smartphone».

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