Btp, dollari e corone norvegesi: come investire nei titoli di Stato in valuta, con i rendimenti al 5%
di Angelo Drusiani
Mentre il mercato guarda con attenzione all’evolversi del risiko bancario, nel risparmio gestito si stanno giocando una serie di partite che potrebbero cambiare lo scenario in un settore che vale 2.257 miliardi e conta 200 società tra italiane ed estere. Nel negoziato per l’acquisto del gruppo Kairos, che vedeva in trattativa avanzata Zurich è spuntato il rilancio di Anima holding, la società che ha in gestione circa 190 miliardi di patrimoni e che vede tra i suoi azionisti Banco Bpm, Poste Italiane, il Fondo strategico di Maurizio Tamagnini e il gruppo Caltagirone. Nei giorni scorsi sul tavolo di Julius Baer, l’azionista svizzero che ha messo in vendita il suo 70% di Kairos, è arrivata la proposta della società italiana guidata da Alessandro Melzi d’Eril e presieduta da Patrizia Grieco.
di Angelo Drusiani
La carta giocata farebbe leva sui soci italiani di Kairos — Guido Maria Brera, Massimo Trabattoni, Alberto Castelli, Caterina Giuggioli — detentori del 30% della boutique fondata nel 1999 da Paolo Basilico. La proposta prevederebbe che la pattuglia di soci storici rimanga nel capitale a fianco di Anima, contrariamente a quella di Zurich che li liquiderebbe. Sarebbe questo uno dei punti chiave oltre al mantenimento dell’intera struttura in Italia che gestisce circa 5 miliardi di capitali. Per Anima l’operazione avrebbe una forte valenza industriale perché Kairos aggiungerebbe all’offerta per i clienti un brand storico e alla sgr milanese l’occasione di diversificare i prodotti nel wealth management e nel private banking gettando le basi di un grande progetto di matrice italiana sulla gestione del risparmio. Anima è una fabbrica prodotto e l’acquisizione amplierebbe la rete di distribuzione oggi sostenuta dagli sportelli di Banco Bpm e Mps.
Sul piatto da entrambe le parti, protagoniste di un testa a testa, sono stati messi dai 20 ai 40 milioni ma non è una questione di prezzo. L’ultima parola spetta al cda di Julius Baer che sta valutando le proposte e potrebbe decidere a giorni, se non addirittura a ore, oppure scegliere di comunicare le sue scelte lunedì in occasione della trimestrale.Oggi i gestori cercano sempre più di creare delle fabbriche prodotto. E la mossa di Zurich si inserisce in questo solco. Il gruppo elvetico è stato peraltro molto attivo in Italia. Ha comprato Deutsche Bank Financial Advisors e l’ha trasformata in Zurich Bank, nuova banca con oltre 16 miliardi di masse in gestione. Sul fronte delle nomine è atteso il ritorno di Bruno Scaroni che lascerà l’incarico di group chief transformation officer di Generali per diventare ceo di Zurich Italia al posto di Giovanni Giuliani che concluderà infatti il proprio mandato a fine anno. Scaroni era stato cooptato dieci anni fa a Trieste dall’allora ceo Mario Greco. Che ora lo richiama per affidargli la guida della controllata italiana del gruppo elvetico.
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