L'Italia sotto processo, Spalletti cambia con la Croazia: chi sono i giocatori che lo hanno deluso di più

diAlessandro Bocci, inviato a Iserlhon

Tensione e nervisismo dopo la sconfitta con la Spagna, il ct Spalletti invoca coraggio. Possibile una mini-rivoluzione con la Croazia

Diluvia sull’Italia. Un temporale violento ha scosso il ritiro nella campagna tedesca, peggiorando, se possibile, l’umore già funereo della Nazionale. Spalletti, dopo l’allenamento del mattino, ha concesso mezza giornata libera alla squadra per allentare la tensione, palpabile, dopo il tracollo con la Spagna. «I ragazzi sono mogi», la voce autorevole che arriva dal Vierjahreszeiten, l’albergo che ospita la comitiva azzurra. Con la Spagna si poteva mettere in preventivo la sconfitta. Non così, però. Uno schiaffo che brucia. Un ridimensionamento brutale, che allarga il confine dell’incertezza e apre il tempo dei processi.

Ma non è il momento dei facili catastrofismi anche se le due partite vere dell’era spallettiana le abbiamo perse entrambe, con l’Inghilterra e questa con la Spagna. E se a Wembley per un’oretta avevamo tenuto il campo e giocato persino meglio degli inglesi, a Gelsenkirchen siamo stati umiliati. La Roja ha fatto quello che Spalletti sogna per la sua squadra: intensità, riaggressione alta, qualità e velocità nel palleggio, inserimenti. Personalità. Il piano di sfidare gli spagnoli sul loro terreno è stato un fallimento, come alcune scelte, a cominciare da Di Lorenzo, il peggiore per distacco, stritolato dall’imprendibile Nico Williams. Ma altri hanno steccato. Soprattutto giocatori di prima fascia, Jorginho e Chiesa su tutti, lo stesso Barella. 

Il c.t. è stato chiaro: «Indietro non si torna. Fare una squadra che non palleggia e lascia il pallino agli altri non è un calcio che mi piace e mi resta difficile insegnarlo. Non saprei farlo». La strada verso il futuro è un’Italia propositiva, coraggiosa e giochista. Che sia pronta al Mondiale del 2026. Ma che non saluti l’Europeo già alla fine della prima fase. Sarebbe una delusione atroce. La situazione del girone B non è semplice, ma neppure drammatica. Basterebbe un punto con la Croazia per avere la certezza del secondo posto e dell’ottavo a Berlino, probabilmente con la Svizzera. E in caso di malaugurata sconfitta tra due giorni, possiamo sempre sperare nel terzo posto, a patto che la Spagna non si scansi con l’Albania. Nel frattempo dobbiamo ritrovare serenità, convinzione e la voglia di risalire la china. Donnarumma, il capitano che ci ha tenuto in piedi nella notte più atroce, ci ha messo la faccia: «Non siamo diventati improvvisamente scarsi. Ora non bisogna abbattersi e pensare che la Croazia è una grande opportunità».

Anche un grande rischio. Non gioca alla velocità degli spagnoli, ma è esperta, marpiona, pericolosa. E noi, improvvisamente, siamo tornati fragili. Dopo la batosta, davanti a 80 pinse, tante ne ha consumate la delegazione italiana rientrata in albergo da Gelsenkirchen, Spalletti ha fatto il punto della situazione con il presidente Gravina e ieri, prima dell’allenamento, ha tenuto a rapporto la squadra. Un discorso di un quarto d’ora per ricordare a tutti che siamo l’Italia e che non dobbiamo avere paura.
Non sarà facile gestire questa lunga vigilia di passione. I nervi sono tesi. Dopo aver battuto l’Albania, l’allenamento delle riserve è stato aperto, compresa la partitella. Ieri, invece, è rimasto chiuso dopo il classico quarto d’ora da regolamento. E il c.t. ha cambiato il programma di avvicinamento alla partita della verità: niente prova generale a Lipsia, ma ancora una volta nel fortino segreto di Iserlohn, una specie di comfort zone. Neppure scegliere la squadra giusta sarà semplice. Quella surclassata dalla Spagna, la stessa che aveva vinto all’esordio, sarà rimodellata. Quanto lo capiremo dopo il lavoro tattico di oggi. Tanti i nodi.

Uno su tutti, il regista. Jorginho, lasciato in panchina alla fine del primo tempo, è salito sul banco degli imputati perché non ha aiutato l’Italia a prendere il controllo del gioco. «Venga a prendere il pallone altrimenti è inutile che giochi», ha gridato Luciano in panchina beccato dai microfoni delle tv. Cristante, l’alternativa, ha caratteristiche più difensive, che non si sposano con la volontà spallettiana di comandare la partita. Fagioli, invece, viene da 7 mesi inattività e affidargli le chiavi del centrocampo in una notte così delicata non è una scelta facile. «La Spagna mi ha impressionato, ma con la Croazia sarà diverso, anche i ritmi saranno diversi. Ce la possiamo giocare al massimo delle nostre possibilità. L’importante è non avere paura e se ti viene devi superarla. Dobbiamo ritrovarci dopo la sbandata contro gli spagnoli», il pensiero di Buffon, l’unica voce dopo la tempesta. All’Italia non rimane che seguire il vecchio campione e sperare che Spalletti riesca a riaccendere la lampadina. Ci sono appena due giorni per rimettersi in piedi.

22 giugno 2024

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