Haniyeh ucciso, quali sono le conseguenze per le trattative tra Israele e Hamas per la Striscia e gli ostaggi?

diMarta Serafini 

La morte del leader del gruppo assesta un colpo durissimo alla possibilità di un cessate il fuoco nella Striscia. Perché allora Israele ha colpito proprio ora

Members of Tehran University Council attend a protest to condemn the killing of Hamas political chief Ismail Haniyeh as they carry Iranian and Palestinian flags, while an image of the Israeli flag is painted on the ground at the University, in Tehran, Iran, Wednesday, July 31, 2024. Haniyeh, Hamas' political chief in exile, was killed in an airstrike in the Iranian capital early Wednesday. (AP Photo/Vahid Salemi)

Proteste per l'uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran, Iran (La Presse)

Mentre il mondo prende coscienza della notizia che Ismail Haniyeh, numero uno di Hamas è stato ucciso, iniziano le prime valutazioni sull'impatto che questo colpo può avere sulle trattative tra Hamas e Israele sulla liberazione degli ostaggi nella Striscia e sui raid a Gaza. 

Tutti gli occhi sono inevitabilmente puntati su Israele, che dopo il 7 ottobre ha giurato di dare la caccia e punire tutti i leader di Hamas. Solitamente Israele non commenta le sue operazioni all'estero, ma questo attacco potrebbe aver seguito lo stesso schema dell'operazione israeliana che ha preso di mira le difese aeree iraniane attorno al suo impianto nucleare di Natanz il 19 aprile. Mentre i dettagli dell'attacco emergono a fatica, è indubbio il danno fatto un negoziato per il cessate il fuoco che già era in enorme difficoltà, come abbiamo raccontato qui.  

Ismail Haniyeh potrebbe non essere stato responsabile sul campo a Gaza, che sono di competenza del comandante militare Yahya Sinwar, ma come leader di Hamas in esilio è stato un interlocutore fondamentale nei negoziati mediati da Qatar, Stati Uniti ed Egitto. I funzionari americani avevano recentemente ipotizzato che i negoziati per il cessate il fuoco avrebbero potuto presto avere successo, sebbene un incontro che si è tenuto a Roma lo scorso fine settimana non abbia portato a una svolta. 

Tutto ciò porta a chiedersi: se questa è stata, come tutti suppongono, un'operazione israeliana, perché proprio ora?  Oltre al desiderio di vendicarsi di chiunque fosse associato ad Hamas, cosa sperava di ottenere Israele? Il ministero degli Esteri turco ha già riassunto la probabile reazione di molti nella regione. «Il governo di Netanyahu non ha alcuna intenzione di raggiungere la pace», si legge in una nota

La tempistica suggerisce che si è trattato di una parte più ampia della minacciata rappresaglia di Israele per l'attacco missilistico di Hezbollah che ha ucciso 12 bambini e giovani drusi sulle alture del Golan occupate da Israele sabato, rappresaglia che ha incluso l'uccisione di un comandante di alto rango di Hezbollah a Beirut la scorsa notte. Israele aveva avvertito che la sua risposta sarebbe stata dura. Ma non aveva detto che sarebbe stata su due fronti. 

L’Iran è il fulcro del cosiddetto «arco di resistenza» o «asse del male»  in Medio Oriente, che include Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza e in Cisgiordania e gli Houthi nello Yemen. Dopo aver inferto un duro colpo a Hezbollah a Beirut (e di recente agli Houthi a Hodeidah), l'uccisione del leader di Hamas in Iran invia un messaggio forte e agghiacciante ai gruppi militanti e ai loro sostenitori iraniani: Israele può e verrà a cercarvi, ovunque vi troviate. E soprattutto prova a forzare la mano, cercando di riprendere in mano il coltello dalla parte del manico. Restano però ancora molti interrogativi aperti: Teheran risponderà? E se sì quanto sarà forte la risposta? Ma soprattutto, gli Stati Uniti sosteranno Israele in una guerra contro l'Iran? 

31 luglio 2024

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