Cosa prevede l’ultimo piano di pace tra Israele e Hamas: cessate il fuoco, ostaggi e prigionieri rilasciati, ricostruzione

diMarta Serafini

«Come pensate che reagirà Sinwar quando sta per accettare e gli viene detto tra le righe: fai presto a liberare gli ostaggi, perché dobbiamo ancora ucciderti?», dice l’ex premier Barak

1 Quante fasi prevede l’accordo e cosa comportano?

Il punto di partenza è il cessate il fuoco di sei settimane. Nella prima fase Israele si ritirerebbe dai principali centri abitati di Gaza e un certo numero di ostaggi israeliani verrebbero rilasciati, tra cui donne, anziani e feriti, a fronte del rilascio di centinaia di detenuti palestinesi. Inoltre verrebbe consentito l’ingresso nella Striscia a 600 Tir di aiuti al giorno. A centinaia di migliaia di palestinesi sfollati sarebbe permesso di tornare nel nord di Gaza. La seconda fase, con un cessate il fuoco permanente segnerebbe un ritiro totale di Israele. Tutti i restanti ostaggi verrebbero rilasciati, compresi i soldati maschi, in cambio della liberazione di altri detenuti palestinesi. Nella terza fase, Hamas restituirebbe i corpi degli ostaggi morti. Le macerie verrebbero rimosse e inizierebbe un periodo di ricostruzione di tre-cinque anni, con il sostegno degli Usa, dell’Ue e delle istituzioni internazionali.

2 Quali sono i punti più critici?

Sia per i leader di Hamas che per quelli israeliani mettere fine alla guerra è una questione di sopravvivenza politica. Ma per Yahya Sinwar o Mohammed Deif è anche una questione di sopravvivenza fisica. Per implementare l’accordo, da un lato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dovrebbe mediare con i suoi ministri di estrema destra per trovare alternative all’«eliminazione» di Hamas. D’altro canto, per un leader già in difficoltà come Netanyahu lasciare liberi Sinwar e Deif, a celebrare il ritiro delle forze israeliane da Gaza sarebbe un disastro politico.

3 Quali sono gli spazi di manovra?

L’ex primo ministro israeliano Ehud Barak, che è stato anche ministro della Difesa ha sintetizzato: «Come pensate che reagirà Sinwar quando sta per accettare e gli viene detto tra le righe: fai presto a liberare gli ostaggi, perché dobbiamo ancora ucciderti?». La domanda fa emergere quanto sia difficile per le parti fidarsi reciprocamente l’una dell’altra. E questo è anche il motivo per cui la questione su come porre fine definitivamente ai combattimenti è stata rimandata alle ultime fasi del piano. Se infatti il rilascio degli ostaggi previsto nella prima fase verrebbe accolto con favore in un Paese in cui il fallimento nella protezione dei propri cittadini è per molti, una macchia morale, è improbabile che Hamas consegni i suoi prigionieri più di peso — donne, feriti, anziani — senza la garanzia che Israele non ricominci la guerra dopo la liberazione. Ma questo riporta il problema al punto di partenza.

4 Quali sono i rischi per il futuro di Gaza?

Chi debba governare la Striscia resta forse il più grosso punto di domanda. Hamas potrebbe sfruttare il cessate il fuoco per ricostituire il suo dominio. In passato, gli Stati Uniti hanno affermato che l’Autorità palestinese dovrebbe essere coinvolta. Ma i leader israeliani, incluso Netanyahu, hanno sempre rifiutato l’idea che l’Autorità palestinese o tantomeno Hamas controllino Gaza. 

4 giugno 2024

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