La Germania si pente dell’austerity: il «freno al debito» sospeso per il quarto anno consecutivo
di Valentina Iorio
La Germania ha avuto un amaro assaggio dell’impossibilità di ottemperare alla sua ossessione per la parità di bilancio. Il governo tedesco infatti il 27 novembre ha dovuto approvare una correzione alla sua manovra di bilancio che sospende «temporaneamente» per il quarto anno di seguito il tetto autoimposto all’indebitamento dopo che una sentenza della Corte Costituzionale ha reso impossibile usare fondi già stanziati per altri motivi. Per ironia della sorte è stato il ministro delle Finanze liberale Christian Lindner, considerato uno dei leader europei più rigidi sulle regole di bilancio, a dover annunciare lo sforamento.
di Valentina Iorio
Il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz e i suoi alleati (i liberali della Fdp e i Verdi) volevano infatti dirottare 60 miliardi di euro di fondi di emergenza, stanziati a debito nel 2021 per coprire i costi della pandemia e rimasti inutilizzati, per finanziare il Fondo per il clima e la trasformazione —«Klima- und Transformationsfond», noto come Ktf—, che prevedeva di erogare oltre 177 miliardi di euro in sussidi nei prossimi tre anni a sostegno della transizione verde di cittadini e imprese. La Corte costituzionale di Karlsruhe ha sancito però che il trasferimento violava il «freno al debito» stabilito dalla Costituzione tedesca, che pone limiti molto rigidi alla spesa pubblica per evitare che lo Stato si indebiti eccezionalmente (l’indebitamento netto strutturale massimo consentito è limitato allo 0,35% del prodotto interno lordo). Secondo la Corte costituzionale ogni sforamento del freno del debito deve essere motivato e trasferire i fondi significava sfuggire alla motivazione originaria e quindi aggirare la legge con uno stratagemma illecito. La sentenza è arrivata grazie a un ricorso dei deputati di Cdu/Csu, rappresenta una vittoria politica per l’alleanza conservatrice di ispirazione cristiana e ha costretto il governo alla manovra correttiva.
Il nuovo bilancio, che dovrà essere approvato dal Parlamento, prevede comunque uno sforamento del freno del debito ma motivato da una crisi differente, la crisi energetica dovuta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Con il bilancio suppletivo, cioè la modifica di un bilancio già approvato dal Parlamento, la coalizione di governo vuole —spiega Tageschau — «garantire legalmente i prestiti che sono già stati usati per ridurre i prezzi dell’energia e per sostenere le vittime delle alluvioni di quest’anno. Si tratta di circa 45 miliardi di euro. Il prerequisito per tutto questo è che il parlamento federale dichiari un’emergenza straordinaria e quindi sospenda il freno al debito per la quarta volta consecutiva».
«C’era e c’è il rischio che il calo dei consumi delle famiglie possa innescare una spirale negativa nell’economia tedesca, causando un calo significativo della prosperità e dell’occupazione», si legge nella motivazione di sospensione del freno del debito firmata da Lindner. Il nuovo indebitamento per altro non coprirà completamente il buco di 60 miliardi di euro creato dalla sentenza della Corte costituzionale: le spese per il 2023 saranno tagliate di 15,1 miliardi di euro, ma il governo ha dichiarato che saranno comunque sufficienti a coprire tutti gli impegni.
La Spd (il Partito socialdemocratico del cancelliere Scholz) ha chiesto al governo di considerare la possibilità di sospendere il freno all’indebitamento anche l’anno prossimo, una mossa respinta dalla Fdp: «Non abbiamo un problema di entrate», ha detto il capogruppo parlamentare Christian Dürr. «Il freno al debito deve rimanere». Il debito della Germania, pari al 66% del Pil, è di gran lunga il più basso nel gruppo delle maggiori economie del G7, a causa di una cultura politica che aborre l’indebitamento. Il freno al debito è stato introdotto nella Costituzione tedesca dopo la crisi finanziaria globale del 2008-2009, per poi essere sospeso per la prima volta nel 2020 in modo da poter sostenere le imprese e i sistemi sanitari durante la pandemia di Covid. Il ministro dell’Economia Robert Habeck, dei Verdi, che è il principale sostenitore della transizione verde nel governo, lo ha criticato più volte perché è poco flessibile e non permette di sostenere adeguatamente l’economia tedesca. Che è in stagnazione e una delle più deboli in Europa quest’anno. La sentenza della Corte costituzionale inoltre mette a rischio la possibilità della Germania di accedere agli altri «fondi speciali» (in tutto sono 29) che insieme valgono 869 miliardi di euro. E dimostra come la Germania, nonostante la sua ottima situazione finanziaria, sia bloccata da una rigidità fiscale quasi religiosa.
di Dario Di Vico
Politicamente tutta la faccenda è un bel pasticcio. «Per i Paesi che hanno passato anni a subire l’inquisizione fiscale di ispirazione tedesca, non c’è spettacolo più dolce che vedere la Germania stesa sull’altare della parsimonia teutonica. L’ironia è che la Germania si è messa lì di proposito e non ha la minima idea di come potrà redimersi» commenta Politico Europe. «Tra le righe, i giudici della Corte costituzionale tedesca hanno suggerito che l’uso dei fondi ombra da parte della coalizione di Scholz equivale a un gioco di prestigio contabile, lo stesso tipo di alchimia contabile che Berlino rimproverava alla Grecia più di dieci anni fa» aggiunge Politico. E nota: «In una conferenza stampa con la prima ministra italiana Giorgia Meloni, mercoledì scorso, Scholz ha subito l’umiliazione di un giornalista che ha chiesto alla sua ospite se considerasse la Germania un partner affidabile data la sua crisi di bilancio. Una magnanima Meloni, il cui Paese è esperto di contabilità creativa, ha dato a Scholz un’iniezione di fiducia, rispondendo che secondo la sua esperienza era “molto affidabile”».
Intanto il governo tedesco è in ansia, con i ministri in disaccordo sulle azioni da intraprendere e Lindner che è stato criticato perché ha annunciato tagli di spesa non ben definiti, sollevando la preoccupazione di imprese e cittadini. Tutto questo succede mentre la Germania ha di nuovo assunto il ruolo del cerbero fiscale nell’Unione europea che sta negoziando le nuove regole per la spesa pubblica nella zona euro, il cosiddetto Patto di Stabilità e Crescita. Chissà se questa correzione di bilancio indurrà il governo Scholz a più miti consigli.
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28 nov 2023
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