Ey, 1,1 miliardi di ricavi in Italia. L’ad Antonelli: «Pronte altre 2.500 assunzioni»

Ey, 1,1 miliardi di ricavi in Italia. L'ad Antonelli: «Pronte altre 2.500 assunzioni» Ey, 1,1 miliardi di ricavi in Italia. L’ad Antonelli: «Pronte altre 2.500 assunzioni»

«Oggi mezza giornata?». La battuta è un classico nel repertorio da ufficio, di norma rivolta a chi si appresta a uscire dal lavoro prima dei colleghi o del capo. Un tipico esempio della cultura aziendale che il ceo di Ey in Italia, Massimo Antonelli, sta tentando di trasformare, nella convinzione che non sia il numero ma la qualità delle ore lavorate a fare la differenza. «Ho sperimentato sulla mia pelle il modello bastone e carota», ricorda l’ad, da tre anni alla guida del colosso della consulenza e della revisione contabile. «Se mai ha funzionato, oggi quel paradigma non è certamente più desiderabile né per i dipendenti né per le imprese».

Perché?
«Negli ultimi tre anni il nostro organico è salito da 5500 a 8500 persone e, sulla scorta dell’elevata domanda dei nostri servizi, nel 2024 prevediamo altre 2500 assunzioni in Italia. Questa crescita ci pone dinanzi alla domanda di come attrarre talenti, una risorsa sempre più scarsa e contesa sul mercato, e di come trattenerli, uno dei problemi più pressanti per le società di consulenza».

E quale è la vostra risposta?
«Serve un nuovo modello di leadership. Abbiamo avviato un programma sperimentale che combina neuroscienze, psicologia e arte, con l’obiettivo di creare una nuova cultura manageriale, capace di guardare le questioni da diverse prospettive e di maggiore empatia nei confronti delle esigenze delle persone».

Non proprio le caratteristiche per cui sono note le società di consulenza…
«Ed è proprio la percezione che voglio cambiare. Credo fermamente che dal benessere delle persone dipenda il successo di un’azienda: un dipendente soddisfatto è più efficiente, più innovativo e più legato al gruppo. E i nostri numeri lo dimostrano».

Come?
«Gli indici di soddisfazione interna sono in costante miglioramento e il turnover è in netto calo. Sono convinto che vi sia un rapporto di causa-effetto con la crescita dei nostri risultati economici: il valore della produzione di Ey Italia è aumentato del 50% negli ultimi tre anni. Nell’esercizio chiuso a giugno 2023 i ricavi si sono attestati a 1,1 miliardi, con un incremento del 20%, superiore a quello registrato negli altri Paesi europei e alla media globale di Ey».

Pensate di riuscire a tenere questo ritmo anche nei prossimi anni che si preannunciano difficili per le aziende?
«È proprio nei periodi di crisi che le imprese intraprendono i piani di trasformazione più incisivi nel lungo termine, per sopravvivere o per guadagnare quote di mercato. Noi offriamo loro servizi di consulenza a 360 gradi, su temi industriali, finanziari, legali, fiscali e via dicendo. E mettiamo a disposizione una rete internazionale, quantomai cruciale in un’era di grandi mutamenti geopolitici che impongono un ripensamento delle filiere di produzione».

Quali sono le priorità delle aziende italiane in questo momento?
«Ogni anno tastiamo il polso a 1200 ceo italiani e internazionali con l’outlook. Dall’ultimo condotto dopo l’estate emerge che la maggioranza dei manager italiani sta soppesando rischi e opportunità insiti nella transizione energetica e nella trasformazione digitale, in particolare riguardo all’intelligenza artificiale. Ed è in questi ambiti che intendono concentrare gli investimenti».

Tecnologia e sostenibilità sono anche in cima all’agenda di EY?
«A livello globale abbiamo investito 1,4 miliardi soltanto sull’AI allo scopo di integrarla all’interno dei nostri processi ma soprattutto per inserirla in una nuova piattaforma per i nostri clienti. Quanto alla sostenibilità, Ey si è data l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di Co2 entro il 2025 e in Italia ci approvvigioniamo di energia soltanto da fonti rinnovabili».

Pensate anche di escludere clienti o progetti non in linea con la vostra politica Esg?
«Generalmente riscontriamo che i ceo italiani prendono sul serio la sostenibilità ambientale e la inseriscono credibilmente nelle loro strategie. Sinora, quindi, non si è posto il problema di negare la nostra consulenza a nessuno».

Da pochi giorni è stata annunciata la nomina della nuova ceo di Ey, Janet Truncale, la prima donna alla guida di una delle quattro grandi della consulenza. Riesumerà il progetto di separazione tra attività di consulenza e revisione contabile per scongiurare conflitti d’interesse?
«Il lavoro su Progetto Everest, che si proponeva di separare le attività di EY, è stato interrotto, pur riconoscendo le riflessioni sollevate sul futuro del nostro mercato. Ora siamo orgogliosi della nomina di Janet Truncale e sono certo che saprà scrivere un nuovo capitolo di successo della nostra storia».

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