Fumo passivo, l'esposizione fa aumentare il rischio di sviluppare fibrillazione atriale e quindi di ictus
Lo indica uno studio coreano condotto su 400 mila persone, che sottolinea come l'effetto si produca anche all'aperto. Il rischio di ammalarsi è risultato maggiore del 6% , che sale all'11% dopo 7 ore di fumo passivo la settimana
La probabilità di contrarre la fibrillazione atriale aumenta con l’aumento dell’esposizione al fumo passivo, indipendentemente dal fatto che ci si trovi a casa, all'aperto o sul posto di lavoro. Lo dimostra uno studio presentato da Kyung-Yeon Lee, del Seoul National University Hospital di Seoul, all'ultimo congresso della Società Europea di Cardiologia.
La fibrillazione atriale è il disturbo del ritmo cardiaco più comune: i suoi sintomi includono palpitazioni, mancanza di respiro, affaticamento e difficoltà ad addormentarsi. Si stima che 1 europeo su 3 possa sviluppare questa patologia nel corso della vita e le persone colpite hanno una probabilità 5 volte maggiore di contrarre un ictus rispetto ai loro coetanei sani.
Lo studio
Lo studio ha incluso circa 400 mila persone adulte tra i 40 e i 69 anni di età che avevano usufruito del Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito per motivi diversi, escludendo dalle analisi, gli attuali fumatori e i pazienti con fibrillazione atriale in corso. L’età media dei partecipanti era di 56 anni e il 55% erano donne.
La ricerca è stata condotta con l’aiuto di un questionario digitale, con il quale si chiedeva quale fosse stato numero di ore di esposizione al fumo passivo in una settimana, nell’ultimo anno, sia a casa, sia in altri ambienti. Sono stati presi in considerazione due gruppi di persone, coloro che hanno avuto esposizione a fumo passivo (gruppo esposto) e coloro che non ne ne avevano avuto (gruppo non esposto).
I risultati
Dallo studio è emerso che circa 86 mila fra i partecipanti (il 21%) erano stati esposti al fumo passivo nell’anno precedente alla ricerca, con un’esposizione media di circa 2 ore a settimana. Nell’arco di 12 anni, la fibrillazione atriale si è sviluppata in 23 mila partecipanti, con una percentuale del 6%. È emerso che il gruppo esposto al fumo passivo ha avuto un rischio del 6% maggiore di ammalarsi di fibrillazione atriale rispetto a quello non esposto.
I ricercatori hanno analizzato l’associazione tra l’esposizione al fumo e la fibrillazione atriale, dopo aver calcolato i fattori che avrebbero potuto influenzare questa relazione, tra cui età, sesso, livello socioeconomico, etnia, indice di massa corporea, consumo giornaliero di alcol, attività fisica, diabete, ipertensione arteriosa, livello di lipidi elevato nel sangue.
La ricerca ha evidenziato una relazione dose-dipendente, in base alla quale più si è esposti all’inalazione di fumo passivo e maggiore è il rischio di contrarre problemi cardiaci. Ad esempio, 7 ore di fumo passivo alla settimana sono state associate a probabili disturbi del ritmo cardiaco superiori dell’11%, rispetto all’assenza di fumo passivo.
Politiche future per la salute pubblica
«Dovremmo tutti fare ogni sforzo per evitare di trascorrere del tempo in ambienti fumosi. Questi risultati dovrebbero anche spingere i politici a ridurre ulteriormente il fumo nelle aree pubbliche e a sostenere i programmi di disassuefazione dal fumo per migliorare la salute pubblica» ha sottolineato Kyung-Yeon Lee.
Alla luce di questi risultati è importante notare che il fumo passivo è dannoso sia al chiuso sia all’aperto.