Toti, la vita ai domiciliari: l'ansia nella casa di Ameglia con la moglie e il cane Arold
L’ansia del governatore Giovanni Toti, agli arresti domiciliari per l'accusa di corruzione: studia gli atti uno per uno e non può utilizzare Internet. La consorte convalescente dopo un incidente e la compagnia di Arold
DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA - Chiuso da tre settimane ai domiciliari nella villetta familiare di Ameglia nello Spezzino, Giovanni Toti compulsa ossessivamente la montagna di atti dell’inchiesta per entrarci dentro anche nei minimi particolari. Si domanda, senza riuscire a trovare in sé una risposta, perché la Procura di Genova lo accusi di essersi fatto corrompere da Aldo Spinelli con quelli che lui considerava finanziamenti del tutto leciti, mentre da giornali e tv coglie il sostegno del centrodestra, specie il «messaggio positivo» che gli ha lanciato Matteo Salvini venerdì alla posa del primo cassone della diga foranea durante quella che doveva essere la «sua» cerimonia ad un passo dalle Europee.
«È andata bene?»
La preparazione dell’interrogatorio di giovedì è stata lunga e laboriosa. Entrando nella caserma della Guardia di Finanza nell’area chiusa del porto, Toti non poteva che essere teso e concentrato quando stava per affrontare il primo snodo dell’inchiesta che rischia di mettere una seria ipoteca sul suo futuro politico, ammesso che non sia già definitivamente compromesso. Otto ore e 167 domande dopo, la Gdf lo ha ricondotto ai domiciliari. «Secondo te è andata bene?», ha chiesto con ansia all’avvocato Stefano Savi. «Ritengo di sì», gli ha risposto il legale. «Si sentiva comunque tranquillo perché riteneva di aver collaborato a ricostruire i fatti, di non aver nascosto nulla, di essersi sempre comportato nella convinzione di non violare nessuna norma», racconta Savi. Potrebbero aver avuto un peso negativo la trentina di «non ricordo» con cui ha risposto ai pm? «Riguardavano particolari non determinanti, una data o una telefonata, che poi sono stati quasi sempre ricordati e ricostruiti».
Preoccupato
Toti è molto preoccupato per la sua libertà e, visti i tempi della giustizia, per le sorti del procedimento giudiziario in cui è coinvolto con un’altra trentina di indagati. Tanto più dopo che gli inquirenti hanno giudicato il risultato del faccia a faccia del tutto irrilevante ai fini investigativi. Eppure aveva provato a convincerli depositando anche una memoria di 17 pagine che ha scritto di suo pugno anche di notte e che, oltre alla difesa dalle accuse di aver preso le mazzette (74 mila euro in 3 anni) dall’84enne re della logistica portuale Aldo Spinelli in cambio di favori, contiene una sorta di manifesto politico in cui ripete di aver sempre operato «nell’interesse pubblico per ottenere il miglior risultato per la Liguria» e, come ha detto a chi gli sta vicino, senza mai «mettermi un euro in tasca». Quello che lo angoscia è il timore che «ora la Regione si blocchi e che le opere che sono in corso e che tutti ritengono fondamentali», sulle quali ha investito tantissimo politicamente, subiscano rallentamenti. Se si dovesse dimettere, si dovrà andare alle elezioni con inevitabili conseguenze negative sulla macchina amministrava regionale. E per decidere cosa fare sarebbe necessario un vertice di maggioranza, al momento però impossibile.
Hater e solidarietà
Sui social impazzano gli hater che vorrebbero che si smaterializzasse o, in alternativa, andasse per il resto della vita in galera. Il gip Paola Faggioni con i domiciliari gli ha vietato di accedere ad Internet, quindi no social, ma Giovanni Toti sa perfettamente da chi è autorizzato a parlargli cosa si dice di lui in Rete, come sa anche che allo studio Savi arrivano messaggi di solidarietà che non possono che fargli piacere. C’è anche la sensazione tra i suoi e in parte anche tra gli avversari politici, che dopo la bomba iniziale degli arresti ci si cominci a domandare se fosse proprio indispensabile metterlo ai domiciliari. Per uno abituato a girare come un trottola, accusato di essere malato di presenzialismo sono lunghe le giornate da passare in casa.
Gli fa compagnia la moglie che, anche lei giornalista, trascorre un periodo di convalescenza a seguito di un incidente. Quando riemerge dagli atti, dopo aver fumato tante sigarette, più di quelle di prima, guarda in tv i documentari sulla storia e sulla natura, i suoi preferiti. In giro e in giardino c’è il cane Arold, un trovatello che la famiglia ha adottato da cucciolo 9 anni fa.