Come si mangia nello spazio? Secondo Luca Parmitano, astronauta dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e primo italiano a comandare la Stazione spaziale internazionale (Iss), il rapporto degli astronauti col cibo � pi� normale di quanto si possa pensare: �Sulla Terra non abbiamo diete da seguire, solo l’obbligo di restare in forma, adatti al volo — racconta dal Johnson Center di Houston, negli Usa, dove oggi � ufficiale di collegamento con l’Esa —. In orbita � un’altra musica, oserei dire un’altra sinfonia. Ma per quel che mi riguarda � un sistema che funziona bene�.
Luca Parmitano: «Nello spazio ceniamo insieme a russi e americani. Il cibo è vario e si condivide»


Mangiare a bordo della Stazione Spaziale Internazionale
La scelta, per tutti gli uomini a bordo, � abbastanza ampia: �Tutto � diviso in due parti. Il 90 per cento del cibo viene dal menu internazionale della Nasa: paste da reidratare, zuppe pronte, verdure, carni, pollo e anche qualcosa di pesce. Quello che manca � il formaggio, perch� difficile da mantenere: non avendo dei frigoriferi, tutto deve essere shelf stable, ossia in grado di conservarsi per almeno sei mesi senza raffreddamento, e non deve essere facilmente disintegrabile. Il cibo si trova nel Nodo 1, un modulo dove abbiamo anche l'equivalente di un distributore d’acqua e uno scaldavivande. I nostri colleghi russi hanno un menu preparato in maniera diversa, secondo le loro abitudini. Abbiamo accesso anche a questi prodotti perch�, pur essendo conservati in posti diversi, c'� una condivisione continua�.
Il menu personalizzato di Parmitano
A questo si aggiunge un 10 per cento di piatti personalizzabili che ogni astronauta �internazionale� (europei, canadesi, giapponesi ecc.) pu� chiedere alla propria agenzia: �Mi sono fatto preparare delle pietanze tipiche italiane – spiega l’astronauta -. Durante la prima missione ho fatto creare dallo chef torinese Davide Scabin delle lasagne, il risotto al pesto, la parmigiana di melanzane e la caponata. Come dessert ho scelto il tiramis�, purtroppo era senza Marsala, perch� non � permesso portare alcol a bordo e, in ogni caso, non resisterebbe al processo di disidratazione�.
La condivisione del cibo
I menu su misura diventano sempre occasione di convivialit�: �Non li chiedo solo per consumarli, ma anche per proporli ai miei colleghi e condividere un'esperienza. Le attivit� sociali umane quasi sempre si svolgono attorno alla tavola. Pensiamo a una festa, un matrimonio o un battesimo, tutto ruota intorno a quello che si mangia. Questo accade anche a bordo della Iss. Una volta, ad esempio, ho passato dieci giorni a bordo con il collega Hazza Al Mansuori degli Emirati Arabi Uniti, mi ha fatto assaggiare pietanze del suo Paese che mi hanno colpito molto. Mi viene in mente anche quando, nel 2013, ricevemmo un'astronave giapponese. Era un veicolo che, per partire dalla Terra, aveva bisogno della zavorra. Scoprimmo all’arrivo che questa consisteva in piccoli dolci caratteristici di Kyoto. Erano un regalo per noi�.
L’incidente con i piselli al wasabi
Assaggiare piatti sconosciuti pu� per� riservare anche delle sorprese meno piacevoli: �Un’avventura molto particolare che ho vissuto in orbita ha come protagonista un altro piatto giapponese: dei piselli secchi al wasabi, chiusi in un vasetto simile a quelli dello yogurt. Un giorno, durante una pausa, decisi di provarli. Ero ancora alle prime armi: aprii la linguetta e i piselli iniziarono a uscire, innescando un piccolo big bang verde. Rimetterli dentro non era possibile: pi� ci provavo e pi� ne fuoriuscivano altri. La soluzione fu quindi di mangiarli al volo, mentre fluttuavano. Il wasabi � per� estremamente piccante, la conseguenza fu un surriscaldamento della mia temperatura corporea, con le lacrime che uscivano copiose ma non scorrevano via, restando negli occhi. Problema su problema — racconta divertito Parmitano —. Ma � stato un evento dal quale ho imparato molto�.
Le cene tra astronauti
Il momento in cui avvengono gli �scambi gastronomici� tra astronauti � di solito a cena: �Il pranzo � quasi sempre individuale perch� sulla Iss lavoriamo costantemente, circa 12 ore al giorno. Ci svegliamo alle 6 e alle 7.30, dopo colazione e toilette, si iniziano le attivit�. Quindi a mezzogiorno c’� giusto il tempo di prendere una tortilla (che usiamo al posto del pane perch� non fa briciole), farcirla e mangiarla. Da Terra � difficile rendersi conto che ci sono giornate in cui, tra astronauti, non ci si vede per ore, perch� magari si � impegnati in moduli diversi con esperimenti diversi. L’Iss ha il volume di un Boeing 747 e all’interno siamo sei o sette persone in tutto alla volta. Anche per questo la cena, a fine giornata, � un momento importante: ci si ritrova tutti e si parla di quel che � successo sul lavoro. Tra russi e occidentali pu� capitare, durante la settimana, di mangiare divisi, perch� svolgiamo attivit� differenziate, ma di solito gli equipaggi cercano di riunirsi almeno una volta nel weekend�.
La distanza dalla Terra
Anche se la Iss non � un ambiente che induce alla claustrofobia, le missioni possono avere un impatto psicologico: �L'aspetto pi� importante � legato all'isolamento: siamo distaccati dai nostri cari, dagli amici, dalla vita di gi�. Il cibo � un fattore di conforto: mangiare ci� che conosco pu� illuminarmi la giornata. Se qualcosa sul lavoro � andato storto, mi posso consolare con un piatto che amo, esattamente come farei sulla Terra�. Ci sono tuttavia piccoli piaceri della tavola che, sulla Iss, non � cos� facile replicare: �Quando un astronauta torna a casa tende a chiedere cose fresche e molto saporite, come una pizza, o molto croccanti, ad esempio un’insalata fresca: sono quei piccoli dettagli di gusto che mancano di pi� a bordo. Io, quando sono in Sicilia non mi faccio mai mancare l’arancino, la granita e la brioche�.
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Salvare il mondo a tavola
Passare del tempo in orbita, per�, porta anche a riflettere da un punto di vista diverso sul futuro della Terra e sulla sostenibilit� dell’industria alimentare: �Lo spazio ti costringe a osservare le cose da lontano. � il cosiddetto overview effect, l’effetto da visione d'insieme che tutti proviamo a bordo. La mia consapevolezza sul ruolo dell'umanit� nella salvaguardia del Pianeta si � ampliata, anche per quel che riguarda la distribuzione del cibo. Se, a livello globale, utilizzassimo prodotti a chilometro zero o quasi, si ridurrebbero gli sprechi e le necessit� di trasporto. Io cerco di mangiare cibo locale e non proveniente da industrie che hanno un grande impatto ambientale. Tutti possiamo fare la nostra parte per rendere il mondo un posto migliore — sottolinea —. Anche a tavola�.
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28 gennaio 2024 (modifica il 28 gennaio 2024 | 00:03)
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