Chiara Ferragni, la svendita degli occhiali: sul caso pandoro parlerà «solo con le autorità competenti»

La  svendita degli occhiali: sul caso pandoro Ferragni parlerà «solo con le autorità competenti» La  svendita degli occhiali: sul caso pandoro Ferragni parlerà «solo con le autorità competenti»

Gli occhiali griffati Chiara Ferragni vanno in saldo nei negozi. Prendendo spunto dalla stagione delle promozioni invernali, i commercianti stanno applicando sconti importanti che arrivano al 50% sul prezzo di listino come sta avvenendo in un negozio in via Chiaia nel centro storico di Napoli (vedi foto). I negozianti, insomma, sembrano cogliere l’occasione per alleggerire gli stock. La mossa arriva a ruota della decisione presa dal gruppo Safilo di occhialeria made in Italy, che ha annunciato a dicembre l’interruzione dell’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione delle collezioni occhiali con il marchio dell’influencer. Questo, «a seguito — recitava una nota della società — di violazione di impegni contrattuali assunti dalla titolare del marchio».

Lo smaltimento degli stock

Secondo fonti di mercato, tuttavia, sembra che gli occhiali a marchio Chiara Ferragni non avessero raggiunto gli obiettivi di vendita ipotizzati inizialmente. L’accordo tra Safilo e l’influencer era nato nel 2021 e aveva una durata di cinque anni e riguardava una linea da vista e una da sole per la primavera-estate 2022, vendute sia in Italia che all’estero. A dicembre l’Antitrust aveva sanzionato le società riconducibili a Ferragni per oltre un milione di euro, e Balocco per 420 mila euro, per pratica commerciale scorretta attraverso i pandori . E l’effetto combinato di queste due cose ha spinto i negozianti ad alleggerire gli stock con politiche di prezzo al ribasso. Una scelta consentita, visto che l’imprenditrice non controlla la distribuzione ma vende alle reti di ottici.

Il terreno di gioco

Intanto, Ferragni tra il campo di gioco fornito dai media, quello per lei più consueto, e quello delle aule amministrative e giudiziarie ha fatto sapere di scegliere il secondo, tirando un po’ una riga sullo stile di comunicazione del passato. Nel pomeriggio di domenica 14 gennaio ha scritto in un comunicato che «in seguito a continue sollecitazioni ricevute da vari organi di informazione Chiara Ferragni, anche in qualità di amministratore delegato di TBS Crew Srl e di Fenice Srl, ribadisce che risponderà esclusivamente alle autorità competenti a cui conferma la propria fiducia ed è a loro disposizione per chiarire quanto accaduto».

Balocco risponde al Codacons

La nota dell’influencer è stata preceduta invece da un intervento della Balocco che aveva realizzato i pandori «griffati» Ferragni attraverso i quali si sarebbe contribuito a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino. La campagna «Pink Christmas» realizzata con Chiara Ferragni è stata deludente e ha prodotto una perdita in termini di marginalità, ha scritto Balocco in una lettera inviata al Codacons, secondo quanto riferito dall’associazione per la tutela dei consumatori. L’azienda, secondo il Codacons, ritiene quindi di non dovere risarcimenti ai consumatori. L’associazione aveva avviato un’azione inibitoria verso Balocco per far ottenere a tutti gli acquirenti del pandoro griffato Ferragni «il giusto risarcimento per i danni subiti» e di fronte alla replica della società agirà formalmente verso l’azienda nelle opportune sedi civili e penali per far risarcire tutti gli utenti lesi dagli illeciti emersi».

«Pink Christmas»

Secondo Balocco, scrive ancora il Codacons, la differenza di prezzo da 5,69 euro tra il normale pandoro Balocco (3,68 euro) e quello «Pink Christmas» griffato Ferragni (9,37 euro) era «giustificata dall’impiego di elementi peculiari quali il nastro di chiusura, il sacchetto contenente il pandoro e il cartone espositore personalizzati con la grafica su licenza, nonché una bustina di polvere rosa ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro». Codacons ha definito «incredibile» la comunicazione dell’azienda, sottolineando che la risposta «non convince affatto». L’associazione, «chiede ora alla Balocco di fornire tutti i dettagli circa i maggiori costi sostenuti per lo zucchero a velo rosa, per la grafica diversificata, per il nastro di chiusura, così da capire se tali elementi possano giustificare un rincaro di prezzo al pubblico del 154%.

I consumatori in attesa

Balocco, aggiunge il Codacons, non spiega poi che «né sulla confezione, né sul cartiglio, né tantomeno sul materiale espositivo erano presenti indicazioni relative alla destinazione di una percentuale del ricavato (o di un importo fisso) a favore della ricerca terapeutica». E aggiunge che «non possiamo poi non chiederci dove fosse la Balocco quando Ferragni pubblicava storie e contenuti sui propri canali social dove, chiamando in causa l’azienda, legava le vendite del pandoro alla beneficenza verso i bimbi malati di cancro, e perché la Balocco non abbia mai smentito le errate affermazioni dell’influencer, prendendo le distanze da tale pubblicità ingannevole, e infine perché non abbia mai informato i consumatori circa il fatto che la donazione in favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino era già avvenuta mesi prima», rincara il Codacons. «Non possiamo che prendere atto della decisione della Balocco di non voler separare le proprie responsabilità da quelle di Chiara Ferragni, e di farsi carico di tutti i comportamenti scorretti emersi nella vicenda del pandoro-gate», conclude l’associazione.

L’intervento di Della Valle

C’è ovviamente fermento tra tutti gli attori che avevano rapporti professionali con l’imprenditrice, tenendo conto non solo delle decisioni della Safilo ma anche del gruppo Coca Cola che aveva scritturato l’influencer per uno spot che sarebbe dovuto uscire a febbraio. In campo è infatti sceso anche Diego Della Valle, ceo di Tod’s, commentando il caso giudiziario che riguarda Ferragni, che è membro del cda dell’azienda globale del lusso. «Aspettiamo che la magistratura ci dica cosa è successo, quando lo dirà prenderemo una posizione precisa e coerentissima. In un Paese civile ci sono i tribunali che stabiliscono chi ha torto o ragione, se ci vogliamo sostituire ai tribunali diventa complicato», ha proseguito Della Valle, aggiungendo che l’imprenditrice «con noi è sempre stata correttissima e molto collaborativa, quando c’era da sponsorizzare qualche progetto sociale lo ha sempre fatto».

La comunicazione di Safilo ai negozi

Nel giorno delle prese di posizione è emerso anche il testo attraverso il quale Safilo ha spiegato a fine dicembre che avrebbe interrotto l’accordo con l’influencer: «A partire da questo momento, Safilo non gestirà più il marchio licenzia Chiara Ferragni Sospendendo qualsiasi forma di raccolta ordine, l’evasione di eventuali ordini in essere, ritenendo necessaria la conseguente cessazione dell’utilizzo di ogni materiale pubblicitario che è stato da voi fornito da Safilo. Resta inteso che Safilo continuerà a prestare il servizio di garanzia A fronte di qualsiasi difettosità di prodotto secondo i termini di legge. Per qualsiasi richiesta di informazioni Ho dubbi vi preghiamo di fare riferimento al Customer Care oppure al vostro referente di zona»

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