Utili nascosti all’estero, il record dell’Italia (con 3,45 milioni di conti occultati)

Ci sono 3,45 milioni di conti correnti di italiani che hanno appoggiato su alcune banche estere circa 200 miliardi di dollari. E’ l’ultimo dato, relativo al 2021, fornito dalla rete internazionale di scambio automatico di informazioni sui conti finanziari. Una rete che ha poco trasparenza, ma che è basata sullo standard convenuto in sede Ocse. 

La rete di scambio informazioni Ocse

Tra questi ci sono connazionali che hanno casa a Londra o New York e per comodità hanno aperto un conto; ci sono coloro che non si fidano a tenere i soldi in Italia, ma hanno versato il dovuto e dichiarato dove tengono i soldi nella dichiarazione dei redditi; coloro che temono una patrimoniale. Ma ci sono anche quelli che hanno corposi conti personali alle Cayman, o British Virgin Islands. Denaro che indebolisce il sistema produttivo perché non sono utilizzabili dalle banche per i prestiti. 

Il rientro dei capitali

Servirebbe una forma di incentivo per far rientrare almeno una parte di questi capitali finalizzato all’investimento nei nostri titoli di Stato o infrastrutture con un buon rendimento. Certo è che andrebbero verificati uno ad uno per verificare chi è in regola e chi occulta denaro al fisco. Per fare questo occorre personale, e l’Agenzia è sotto organico.

L’export di utili societari

L’Italia ha  anche il record mondiale di “travaso” di utili societari nei paradisi fiscali: se non per valore assoluto delle somme esportate nelle giurisdizioni meno pesanti dal punto di vista dell’Erario, sicuramente per numero. Un primato consolidato, pari al 9,2% di tutte le operazioni di trasferimento degli utili societari nel mondo. Una supremazia, scrive il Fatto Quotidiano, che colloca l’economia tricolore davanti alla Germania e agli Stati Uniti, terzi con forte distacco per numero di operazioni ma primi assoluti per valore dei profitti “traslocati” offshore. 

Lo studio europeo

Sono i dati contenuti in uno studio appena pubblicato dal centro di ricerca congiunto (Jrc) dell’Unione europea che analizza i dati su quasi 2,28 milioni di bilanci societari depositati tra il 2009 e il 2020, analizzando gli effetti causati dal dumping fiscale in oltre 100 Paesi. «La ricerca è stata condotta su un database analizzato da un team composto da Fotis Delis (Jrc di Siviglia), Manthos Delis (Università di Ioannina, Grecia), Luc Laeven (direttore generale del dipartimento di ricerca della Bce) e Steven Ongena (Università di Zurigo). 

Italia prima al mondo

«I quattro economisti hanno calcolato una “transumanza fiscale” pari a oltre 13.500 miliardi di dollari di utili societari trasferiti all’estero su un totale di 37.500, pari al 36% del totale dei profitti esaminati», scrive il quotidiano. «Su oltre 789 mila dati relativi ai Paesi di residenza dei beneficiari finali delle imprese che hanno trasferito utili nei paradisi fiscali durante il periodo 2009-2020, nella Penisola si sono contati 72.385 casi, pari al 9,2% del totale globale. In Germania, seconda, le rilevazioni erano oltre 65 mila».

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