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Licenze balneari e taxi, banche e Irpef agricola: le lobby vincono spesso (e l’economia si ferma)
Si assiste piuttosto alla tendenza opposta: poiché la politica economica appare ormai subordinata nell’agenda del Paese, il terreno diventa favorevole perché ogni gruppo d’interesse passi all’azione. Per ciascuno di loro è il momento di ritagliarsi il proprio piccolo o grande coriandolo d’interesse corporativo a spese del resto del sistema. Infatti sta accadendo. Permettetemi un rapido elenco di eventi diversi, tutti recenti, che rientrano in questa categoria.
1. I titolari delle concessioni balneari, in tutto 6.592 soggetti, sono ancora una volta riusciti a congelare il loro diritto a non mettere a gara l’uso del suolo pubblico nel quale operano spesso da decenni. Il governo li sta assecondando. L’Osservatorio dei conti pubblici della Cattolica nota che pagano un canone così irrisorio da versare per lo sfruttamento economico di circa 4.000 chilometri di spiaggia più o meno tanto quanto incassa il Comune di Milano per i soli affitti dei negozi nella Galleria Vittorio Emanuele. E’ una situazione senza eguali in Europa, che permane.
2. La difficoltà di trovare un taxi nelle città e l’esclusione dal mercato di servizi a costi competitivi di piattaforme alternative, tipo Uber, sono uno dei talloni d’Achille del turismo italiano. L’aumento delle licenze a Milano, Bologna e soprattutto a Roma non sembrano sufficienti a rispondere alla domanda. Le altre cinque principali città, fra cui centri turistici come Firenze, Napoli e Genova, non stanno affatto aumentando le licenze. Né dai governi precedenti, né dall’attuale emerge un piano organico per assicurare uno standard europeo del servizio nei grandi snodi del turismo “petrolio d’Italia”.
3. Il disegno di legge “per la competitività dei capitali”, ora in approvazione definitiva in Senato, torna ad alzare da 8 a 16 miliardi la soglia di attivo a cui le banche popolari mantengono il cosiddetto “voto capitario”. Si tratta di un sistema che dà a ciascun azionista un solo voto, qualunque sia la sua quota nel capitale, e ha permesso gli arroccamenti che portarono agli scandali dello scorso decennio (Popolare di Vicenza, Banca Etruria e tante altre). Una riforma aveva limitato il voto capitario alle banche piccolissime, ma ora si torna ad allargarlo un po’: senz’altro su specifica richiesta a qualche personalità politica di qualche istituto restio ad avere una normale struttura del capitale. La Banca centrale europea, preoccupata, avrebbe scritto all’Italia chiedendo spiegazioni.
4. Nello stesso disegno di legge sta passando una norma ad hoc che non ha eguali in Europa, volta a rendere complicata la presentazione all’assemblea degli azionisti di una lista del consiglio d’amministrazione per l’elezione del successivo consiglio. Se fosse stata già in vigore, questa regola avrebbe dato a soci di minoranza un effettivo diritto di veto su molte decisioni in alcune grandissime società finanziarie. Anche questa norma è chiaramente ispirata da singoli interessi particolari. Per non doverla subire, alcune grandi aziende stanno già pensando di trasferire la loro sede sociale in Olanda.
5. Le proteste degli agricoltori hanno prodotto l’esenzione dall’Irpef fino a 10-15 mila euro. Ma non si tratta di 10-15 mila euro di reddito, bensì di (antiquati) valori catastali dei terreni. In sostanza avranno diritto a pagare pochissimo o niente in tasse anche proprietari di ettari a uva pregiata o usati per allevamenti di bestiame per formaggi pregiati, con redditi personali di centinaia di migliaia o milioni di euro: un paradiso fiscale di categoria. Il governo, che in Legge di bilancio aveva cercato di far pagare almeno qualcosa a queste categorie, ha fatto marcia indietro. Il Pd, che aveva introdotto l’esenzione una decina di anni fa, ha incredibilmente continuato a difenderla con la segretaria Elly Schlein.
6. Del concordato biennale preventivo per gli autonomi e le imprese ho già scritto in passato. Sono certo che alcuni dei suoi autori stiano cercando, in buona fede, di far pagare almeno qualcosa di più in tasse a categorie che evadono al 70% circa. Ma molti dei politici che approveranno questa norma la vedono come un modo di assecondare e premiare categorie ostili al concetto stesso di fedeltà fiscale verso lo Stato.
Sia detto, per onestà, che non va sempre così: il disegno di legge "capitali" ha vari aspetti positivi e il governo ha mostrato coraggio, per esempio, nel riprivatizzare Monte dei Paschi o nel decidere di mettere sul mercato nuove quote di Poste italiane. Ma la lista dei cedimenti ad interessi particolari potrebbe continuare, per mille rivoli. Il punto comune a tutti è che ogni volta si considera l’economia ancella della battaglia politica, della lotta elettorale. Non un fine in sé. Questo porta sempre più spesso i politici ad essere pieghevoli alle lobby, anche minime, purché determinate e disposte ad assecondare le ambizioni nelle urne di questo o di quello. Ma così continueremo a mettere la benzina degli investimenti del Pnrr in un motore rotto. E non ce lo possiamo permettere
1. I titolari delle concessioni balneari, in tutto 6.592 soggetti, sono ancora una volta riusciti a congelare il loro diritto a non mettere a gara l’uso del suolo pubblico nel quale operano spesso da decenni. Il governo li sta assecondando. L’Osservatorio dei conti pubblici della Cattolica nota che pagano un canone così irrisorio da versare per lo sfruttamento economico di circa 4.000 chilometri di spiaggia più o meno tanto quanto incassa il Comune di Milano per i soli affitti dei negozi nella Galleria Vittorio Emanuele. E’ una situazione senza eguali in Europa, che permane.
2. La difficoltà di trovare un taxi nelle città e l’esclusione dal mercato di servizi a costi competitivi di piattaforme alternative, tipo Uber, sono uno dei talloni d’Achille del turismo italiano. L’aumento delle licenze a Milano, Bologna e soprattutto a Roma non sembrano sufficienti a rispondere alla domanda. Le altre cinque principali città, fra cui centri turistici come Firenze, Napoli e Genova, non stanno affatto aumentando le licenze. Né dai governi precedenti, né dall’attuale emerge un piano organico per assicurare uno standard europeo del servizio nei grandi snodi del turismo “petrolio d’Italia”.
3. Il disegno di legge “per la competitività dei capitali”, ora in approvazione definitiva in Senato, torna ad alzare da 8 a 16 miliardi la soglia di attivo a cui le banche popolari mantengono il cosiddetto “voto capitario”. Si tratta di un sistema che dà a ciascun azionista un solo voto, qualunque sia la sua quota nel capitale, e ha permesso gli arroccamenti che portarono agli scandali dello scorso decennio (Popolare di Vicenza, Banca Etruria e tante altre). Una riforma aveva limitato il voto capitario alle banche piccolissime, ma ora si torna ad allargarlo un po’: senz’altro su specifica richiesta a qualche personalità politica di qualche istituto restio ad avere una normale struttura del capitale. La Banca centrale europea, preoccupata, avrebbe scritto all’Italia chiedendo spiegazioni.
4. Nello stesso disegno di legge sta passando una norma ad hoc che non ha eguali in Europa, volta a rendere complicata la presentazione all’assemblea degli azionisti di una lista del consiglio d’amministrazione per l’elezione del successivo consiglio. Se fosse stata già in vigore, questa regola avrebbe dato a soci di minoranza un effettivo diritto di veto su molte decisioni in alcune grandissime società finanziarie. Anche questa norma è chiaramente ispirata da singoli interessi particolari. Per non doverla subire, alcune grandi aziende stanno già pensando di trasferire la loro sede sociale in Olanda.
5. Le proteste degli agricoltori hanno prodotto l’esenzione dall’Irpef fino a 10-15 mila euro. Ma non si tratta di 10-15 mila euro di reddito, bensì di (antiquati) valori catastali dei terreni. In sostanza avranno diritto a pagare pochissimo o niente in tasse anche proprietari di ettari a uva pregiata o usati per allevamenti di bestiame per formaggi pregiati, con redditi personali di centinaia di migliaia o milioni di euro: un paradiso fiscale di categoria. Il governo, che in Legge di bilancio aveva cercato di far pagare almeno qualcosa a queste categorie, ha fatto marcia indietro. Il Pd, che aveva introdotto l’esenzione una decina di anni fa, ha incredibilmente continuato a difenderla con la segretaria Elly Schlein.
6. Del concordato biennale preventivo per gli autonomi e le imprese ho già scritto in passato. Sono certo che alcuni dei suoi autori stiano cercando, in buona fede, di far pagare almeno qualcosa di più in tasse a categorie che evadono al 70% circa. Ma molti dei politici che approveranno questa norma la vedono come un modo di assecondare e premiare categorie ostili al concetto stesso di fedeltà fiscale verso lo Stato.
Sia detto, per onestà, che non va sempre così: il disegno di legge "capitali" ha vari aspetti positivi e il governo ha mostrato coraggio, per esempio, nel riprivatizzare Monte dei Paschi o nel decidere di mettere sul mercato nuove quote di Poste italiane. Ma la lista dei cedimenti ad interessi particolari potrebbe continuare, per mille rivoli. Il punto comune a tutti è che ogni volta si considera l’economia ancella della battaglia politica, della lotta elettorale. Non un fine in sé. Questo porta sempre più spesso i politici ad essere pieghevoli alle lobby, anche minime, purché determinate e disposte ad assecondare le ambizioni nelle urne di questo o di quello. Ma così continueremo a mettere la benzina degli investimenti del Pnrr in un motore rotto. E non ce lo possiamo permettere