Aeroporti italiani in vendita: i fondi pronti a cedere il 49%, ecco dove

Aeroporti italiani in vendita: i fondi pronti a cedere il 49%, ecco dove Aeroporti italiani in vendita: i fondi pronti a cedere il 49%, ecco dove Passeggeri a Linate

Dopo il riassetto di Heathrow, dove il fondo Ardian e i sauditi di Pif hanno appena investito 2,7 miliardi di euro per assicurarsi il 25% dello scalo londinese, anche le infrastrutture aeroportuali italiane entrano in movimento. Il punto di partenza sono i grandi investitori internazionali che hanno fin qui accompagnato la crescita degli aeroporti nazionali e ora si preparano a uscire affidando agli advisor l’incarico di trovare altri capitali per la nuova fase di crescita. Il riassetto — che secondo le stime potrebbe valere fino a 2,5 miliardi — tocca Milano, Torino, Venezia, Trieste, Napoli e arriva fino all’aeroporto di Catania, con l’advisor Mediobanca, dove alcuni enti azionisti vorrebbero fare partire la privatizzazione cedendo una quota di minoranza.

Ardian fa la prima mossa

Il primo a muovere è proprio Ardian che ha fatto degli scali europei uno dei suoi centri di interesse. Assieme a Crédit Agricole Assurances, polo assicurativo di Crédit Agricole, il fondo francese ha affidato l’incarico a Mediobanca e a CA Cib per cedere il suo 49% di 2i Aeroporti, la holding che controlla gli scali di Napoli Capodichino, Salerno, Torino, Trieste e possiede una quota del 36% in Sea che gestisce gli aeroporti di Milano Linate e Malpensa. Il 51% di 2i Aeroporti resta saldamente in mano al fondo F2i sgr, azionista di lungo periodo che sta peraltro finanziando la nuova fase di crescita degli scali.

L’interesse dal Canada

La gara per la selezione di chi dovrà giocare in squadra con il fondo infrastrutturale si preannuncia affollata. Il numero di passeggeri in crescita su quegli scali (61 milioni da gennaio a settembre) e i ricavi attesi per fine anno a oltre 500 milioni per 2i Aeroporti potrebbero attrarre l’interesse dei fondi pensione, tanti canadesi, — da Psp a CdpQ, la Cdp del Québec, fino al fondo pensioni della British Columbia — , il mondo assicurativo (da Swiss Life ad Axa) e i fondi sovrani (da Pif e Adia a Gic) che valuteranno la quota del 49%. Secondo il mercato, vale attorno a un miliardo.

Il risiko a Nord Est

Più a Est del Paese si muove anche la Save che controlla gli aeroporti di Venezia, Brescia, Verona e Charleroi in Belgio. L’imprenditore Enrico Marchi, presidente e socio al 12% di Save, vorrebbe rilevare attraverso la sgr Finint infrastrutture le quote in portafoglio al fondo francese Infravia e al tedesco Dws, azionisti entrambi al 44% ed entrati anni fa dopo l’uscita di Save dalla Borsa. L’operazione dovrebbe richiedere circa 600 milioni. Per questo, con l’advisor Goldman Sachs, la sgr ha avviato dialoghi preliminari con potenziali sottoscrittori. L’auspicio sarebbe quello di coinvolgere anche family office, fondi sovrani e grandi investitori nazionali.

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