L'Iran prepara l'attacco contro Israele: sarà una rappresaglia o una guerra totale?

di Marta Serafini

Missili, droni, attentati: a un’offensiva coordinata potrebbe partecipare tutto «l’asse della resistenza». Ma gli omicidi mirati dello Stato ebraico potrebbero anche essere trattati come eventi distinti

L’ipotesi più probabile — e nel dirlo gli analisti politici e militari sono praticamente tutti concordi — è che Teheran risponderà all’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, in Iran, con un attacco combinato costituito da missili di precisione, sciami di Uav e razzi contro Israele. Secondo Axios, che cita funzionari statunitensi e israeliani, l’attacco potrebbe avvenire già oggi. 

Sabato il quotidiano iraniano pro-regime Kayhan, nel suo editoriale, avvertiva anche che, a differenza dell’attacco iraniano contro Israele di aprile, sventato al 99 per cento, questa volta il raid potrebbe prendere di mira aree interne a Israele, come Tel Aviv e Haifa, centri strategici e le abitazioni di funzionari israeliani. L’apparato di sicurezza israeliano è in stato di «massima allerta» e i membri della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti — tra cui la Gran Bretagna e gli Stati arabi alleati — sono pronti a entrare in azione.

Il generale Michael Kurilla, comandante del CentCom statunitense, è arrivato nella regione sabato, in particolare, per ottenere dalla Giordania il permesso per i jet statunitensi e israeliani di entrare nel suo spazio aereo per intercettare i droni iraniani in arrivo. Venerdì gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio di più aerei e navi da guerra nel Mediterraneo per contrastare un possibile attacco iraniano.

Le milizie

Da capire se la risposta arriverà in simultanea anche dagli alleati proxy di Teheran, ossia se le milizie Houthi dallo Yemen, Hezbollah dal Libano, le milizie sciite in Iraq e quelle in Siria attaccheranno in contemporanea. Un funzionario statunitense ha dichiarato ad Axios che Washington spera con il potenziamento della flotta nel Mediterraneo di scoraggiare l’Iran, Hezbollah e gli alleati e, di conseguenza, di indurli a modificare i loro piani di attacco.

L'Iran prepara l'attacco contro Israele: sarà una rappresaglia o una guerra totale?

 Ma il Wall Street Journal fa notare anche come, a differenza di aprile, questa volta gli iraniani preferiscono mantenere il silenzio radio e che per questa ragione sia più difficile fare previsioni. «Per Teheran, l’attacco al suo territorio è stato profondamente imbarazzante, in parte perché è avvenuto lo stesso giorno in cui il neoeletto presidente del Paese si è insediato, mettendo a nudo le falle di sicurezza. Tuttavia, poiché l’omicidio ha preso di mira un ospite straniero anziché alti funzionari iraniani, Teheran ha un certo margine per calibrare la sua risposta», spiega Andreas Krieg, esperto di Medio Oriente al King’s College di Londra. La prima dichiarazione del leader supremo iraniano Ali Khamenei è stata: «Avete ucciso il nostro caro ospite nella nostra casa e ora avete spianato la strada alla vostra dura punizione». Ma lo stesso Krieg sottolinea anche come Khamenei sia un leader ottantenne che ha appena visto un presidente moderato, Masoud Pezeshkian, giurare. Dunque, potrebbe essere che alle parole non corrispondano i fatti, o almeno non del tutto.

Altro tema è la reazione di Hezbollah
, dopo l’omicidio a Beirut del suo comandante militare Fuad Shukr. Fin qui il partito di Dio è sembrato diffidente nei confronti di una guerra che lascerebbe il Libano definitivamente in ginocchio, mentre l’Iran potrebbe voler evitare azioni che coinvolgano gli Stati Uniti nel conflitto in modo più diretto. Entrambe le parti potrebbero anche decidere di considerare i due omicidi mirati come eventi distinti, invece di un attacco combinato che richieda una massiccia risposta congiunta, con il rischio di una guerra totale. Secondo Michael Stephens del Foreign Policy Research Institute, Hezbollah dovrà rispondere per la morte di Shukr, senza per forza tenere conto dell’uccisione di Haniyeh.

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Il negoziatore ucciso

Infine, Hamas. Buona parte degli analisti ha sottolineato in questi giorni come la morte di Haniyeh, principale negoziatore del gruppo, abbia reso meno probabile un accordo di cessate il fuoco a Gaza nell’immediato futuro. Gli israeliani speravano che l’uccisione di un leader così influente avrebbe alla fine contribuito a spezzare la determinazione di Hamas, rendendo il gruppo più disposto a scendere a compromessi a lungo termine. Ma, come sottolinea Joost Hiltermann, direttore del programma per il Medio Oriente e il Nord Africa dell’International Crisis Group, non è detto che ora cambi strategia. «Hamas sopravviverà», ha detto. «Hanno un sacco di altri leader». Di conseguenza non è nemmeno scontato che un accordo per il cessate il fuoco sia del tutto rimandato.

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5 agosto 2024 2024 ( modifica il 5 agosto 2024 2024 | 07:41)

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