Fronti multipli, bersagli infiniti e il possibile coinvolgimento russo: gli scenari della ritorsione iraniana
La rappresaglia di Theran potrebbe sorprendere, nessuna opzione è da escludere. E riemerge anche l'indiscrezione di un possibile asse con il Cremlino
Non si può escludere nulla. La ritorsione dell’Iran potrebbe essere ampia, su più fronti e con qualche sorpresa per superare le contromosse messe in atto da Israele e dagli Usa.
I fronti
Mossad e IDF hanno preso di mira obiettivi diversi. L’alto dirigente Hezbollah Fuad Shukr a Beirut, l’esponente di Hamas Ismael Haniyeh a Teheran, lo stesso Iran, le fazioni palestinesi in Cisgiordania, le milizie sciite dal vicino oriente allo Yemen. Azioni in risposta ad altrettanti colpi del nemico. Questo crea una condizione specifica: la rappresaglia — secondo molti analisti — sarà portata da tutto o una parte del cosiddetto «Asse della resistenza», sostenuto dagli ayatollah anche per questa ragione. Disporre di uno strumento in grado di agire in modo flessibile. La moltiplicazione dei fronti aggrava l’impegno di Tel Aviv. Ma ci sono anche timori a Washington per le proprie installazioni nel nord della Siria e in Iraq, portata non solo di droni o missili ma anche di semplici razzi.
I bersagli
La coalizione ispirata da Teheran con dichiarazioni pubbliche e indiscrezioni anonime ha indicato un’infinità di bersagli. Alcuni sono concreti, altri sono evocati in modo tattico o propagandistico. Il segretario dell’Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha parlato di attacco profondo e ben ponderato. Voci hanno incluso tra i target mercantili/petroliere in Mediterraneo e Oceano Indiano. Ormai scontato il riferimento alle basi israeliane, agli impianti civili di Haifa, a siti simbolici, alle piste dell’aviazione, a stazioni di sorveglianza (Monte Meron, Golan). I mullah vogliono fare danni — suggeriscono certe fonti — e provocare molte vittime. Citato ancora uno scenario terroristico, con una grande esplosione innescata da «agenti in sonno». Una delle componenti della triade, insieme a sistemi a lungo raggio e incursioni in stile commando. Tuttavia, controproducente sul piano diplomatico, l’Iran non avrebbe alcun vantaggio. Ma questo non esclude che un gruppo di simpatizzanti voglia scegliere questa opzione in modo autonomo.
L'ondata
È possibile che i pasdaran e i miliziani scatenino una pioggia di fuoco su Israele con il lancio simultaneo e a ondate di missili da crociera e balistici, droni-kamikaze, ordigni sperimentati da mesi. Dovrebbero essere in gran numero, con una quota di «vettori civetta» per ingannare gli scudi approntati da Israele e Stati Uniti con la possibile collaborazione di altri partner. Gli «artiglieri» dei pasdaran avranno riesaminato il bombardamento di aprile — furono impiegati circa 300 «pezzi», quasi tutti intercettati —, studiato le tecniche degli alleati in Mar Rosso per fermare i raid Houthi. L’intento è di perforare lo schieramento dell’avversario, di impegnare il più possibile le batterie di Patriot/Iron dome/simili, di aggirare — se possibile — le contromisure elettroniche. Magari i guardiani della rivoluzione hanno ricevuto suggerimenti dai russi. A questo proposito sono riemerse notizie su una possibile collaborazione del Cremlino con il movimento sciita yemenita. Secondo la CNN Mosca era pronta a fornire materiale bellico agli Houthi ma avrebbe poi desistito in seguito a pressioni saudite. Inoltre, il GRU, il servizio segreto militare russo, avrebbe inviato dei suoi operativi nella penisola arabica, sempre con il compito di assistere i combattenti.