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C’è un vecchio adagio che dice: «Si fa campagna elettorale in poesia, poi si governa in prosa», o qualcosa del genere. Questo 2024, che chiamerà alle urne circa 2 miliardi di persone, sarà l’anno elettorale più grande di sempre. Non tutti quei voti, però, saranno liberi. Due esempi: Russia e Iran. O, più vicino a noi, la Tunisia. E a guardare molte di queste campagne — ai primi boati o già fragorose, a seconda del calendario — l’impressione è che la «poesia» di cui sopra abbia ceduto a toni più lugubri. È cupo il remake del 2020 in America, con Donald Trump che, inseguito dalla giustizia, promette «vendetta». Lo sono gli slogan della destra identitaria che avanza (vedremo quanto) in Europa. Ci sono Paesi al bivio tra un futuro possibile e ingerenze ostili, come Georgia e Moldavia, ed elezioni con candidati in carcere, o da lì appena usciti. Anche sogni, però, come il Messico che aspetta la prima donna presidente. Sul sito del «Corriere», da oggi, è online «Il grande gioco delle elezioni», la nostra guida sui principali appuntamenti dell’anno appena cominciato. Il nostro giro del mondo parte da qui. Poi la tensione altissima tra le due Coree, con scambio di colpi d’artiglieria. Pyongyang ha fornito alla Russia un milione di proiettili, oltre a missili più infidi e difficili da intercettare per l’Ucraina. A rimpinguare l’arsenale di Vladimir Putin c’è anche l’Iran, a cui «conviene» sposare la matrice esterna (la rivendicazione dell’Isis) sull’eccidio di Kerman. In Bielorussia, Lukashenko si auto-concede l’impunità a vita, mentre sauditi e cinesi (ma non solo) hanno speso 7,8 milioni di dollari nelle strutture di Trump quand’era presidente. Infine, i narcos taglieggiano i messicani anche imponendo loro un servizio Wi-Fi e le faide legali dei figli di Alain Delon. La newsletter America-Cina è uno dei tre appuntamenti de «Il Punto» del Corriere della Sera. Potete registrarvi qui e scriverci all’indirizzo: americacina@corriere.it. |
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