Truth, il social di Trump salvato dall’imprenditore russo amico di Putin
di Redazione Economia
L’Amministrazione americana e il Partito comunista cinese hanno deciso di circondare con una esibizione di stabilità diplomatica il loro rapporto di mutuo sospetto strategico e i molti contenziosi commerciali e industriali. Dopo la telefonata del 2 aprile di Joe Biden a Xi Jinping è toccato alla Segretaria al Tesoro Janet Yellen proseguire e consolidare la ripresa del dialogo.
La signora ha concluso oggi una missione di quattro giorni, seguita con simpatia anche dal popolo cinese dei social, che l’ha elogiata come «professionista nell’uso delle bacchette a cena»: un video di Yellen in un ristorante di cucina cantonese è diventato virale sul web mandarino ed è stato ripreso anche dalla tv statale. Xi e i suoi uomini considerano la signora «la poliziotta buona» della squadra di Biden.
di Redazione Economia
Yellen ha portato diversi messaggi. Il primo è stato uno degli avvertimenti più duri sul fronte geopolitico: «Ci saranno conseguenze significative» se le aziende cinesi sosterranno la guerra della Russia in Ucraina. Non è un caso che Mosca abbia deciso di inviare proprio oggi a Pechino il ministro degli Esteri Lavrov. È noto che i commerci tra Cina e Russia si sono più che raddoppiati dal 2020, passando da 108 a 240 miliardi di dollari nel 2023 (e buona parte dei commerci ormai sono regolati in yuan). E Washington è convinta che negli ultimi mesi i cinesi abbiano cominciato a passare ai russi immagini raccolte dai loro satelliti, microelettronica e attrezzatura per i carri armati.
di Francesco Bertolino
Ma più che dell’appoggio di Xi a Vladimir Putin, è altrettanto chiaro che Biden deve preoccuparsi della capacità e volontà dell’Occidente di continuare a rifornire di armi l’esercito ucraino soverchiato dalla potenza di fuoco dell’Armata russa. Yellen ha utilizzato gli incontri con il vicepremier He Lifeng e il premier Li Qiang soprattutto per discutere il dossier dei rapporti industriali. E anche su questo fronte ha messo sul tavolo dei moniti: gli Stati Uniti non staranno a guardare mentre la Cina scarica il suo eccesso di capacità produttiva sul mercato americano. Il nuovo fronte sono i sussidi statali cinesi che spingono le auto elettriche e l’«energia verde» in genere. Yellen ha citato l’industria dell’acciaio, «decimata negli Stati Uniti e in Occidente dall’ondata di produzione cinese a prezzi in perdita» e ha detto che Washington non accetterà la stessa tattica nel settore «green».
di Fabio Sottocornola
Però, l’inviata di Biden ha seminato sul suo percorso cinese una serie di segnali positivi: ha concordato di istituire un dialogo tecnico per favorire «una crescita equilibrata» (vale a dire un controllo sull’eccesso di produzione cinese) e ha osservato che la soluzione del problema è semplice: costruire una domanda interna in Cina «dato che la Cina è troppo grande perché il resto del mondo possa assorbire la sua enorme capacità produttiva».
Pechino risponde che «le accuse americane ed europee sul nostro eccesso di produzione sono senza fondamento e le barriere contro le auto elettriche cinesi rivelano la solita politica protezionista dell’Occidente». Comunque, Yellen ha concluso la missione dicendo che i rapporti tra le due superpotenze «sono su un piano più stabile ora rispetto a un anno fa e si sono fatti grandi passi». La Segretaria al Tesoro ha seguito il vecchio insegnamento del presidente Teddy Roosevelt: «Parla a bassa voce e porta un grosso bastone».
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