Bonino: «Noi aperti a tutti per un’Europa unita. Adesso vediamo chi fa sul serio»

diAlessandra Arachi

L'ex ministra e l’invito a Schlein, Calenda e Renzi

Emma Bonino per queste elezioni europee ci sono diversi partiti che stanno cercando l’alleanza di +Europa. C’è qualcuno che le interessa di più?
«Non mi devo fidanzare con qualcuno, voglio invece valutare risposte sul piano concreto».

Quale piano?
«Gli Stati Uniti d’Europa. Con Riccardo Magi, segretario di + Europa, abbiamo organizzato sabato, il 24 febbraio, una convention proprio per capire chi ci sta a lottare sul serio per questo».

Chi avete invitato?
«Carlo Calenda, Matteo Renzi, Elly Schlein, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni. Tutti quei partiti che si definiscono liberali e progressisti e che come noi credono in un rafforzamento del federalismo europeo, a prescindere dalle alleanze per le elezioni. Noi riteniamo che questo debba essere un obiettivo quanto più largo e condiviso possibile».

Pensa davvero si possa ragionare di un’unità a prescindere dalle alleanze elettorali?
«Noi apriamo la porta in nome di una battaglia chiara e netta, poi vediamo chi ha voglia di fare sul serio».

Qual è il vostro obiettivo?
«Dare vita a una piattaforma delle forze che nel Parlamento europeo vorranno impegnarsi per superare i veti e gli egoismi nazionali per rafforzare l’idea del federalismo europeo. In attesa dei partiti hanno confermato personalità esterne: tra gli altri, Carlo Cottarelli, Guy Verhofstadt, Gian Domenico Caiazza».

Ma alla fine pensa si possa creare un’alleanza a sinistra realmente alternativa alla destra di governo?
«Le alleanze si creano su obiettivi e proposte comuni, non basta allearsi o coalizzarsi contro qualcuno come oggi va tanto di moda. Mi pare che a sinistra oltre al salario minimo si sia fatto poco per creare convergenze».

Quali sono altri temi per unificare le forze?
«Dalla difesa della democrazia ai diritti civili. Poi c’è la lotta per la riduzione del debito pubblico, quella per il cambiamento climatico. Insieme potremmo anche lottare per un’Italia libera dalle corporazioni, dagli accentramenti di potere, dalle mafie».

A proposito di diritti cosa pensa di quello che sta succedendo in questo periodo?
«Le destre fanno le destre, cosa ci aspettiamo? Sono quelle che impongono di scrivere “padre” e “madre” sui documenti di figli nati dall’amore di due mamme o due papà, salvo poi vedersi bocciato il decreto del 2019 dalla Cassazione. Ma non solo».

Cos’altro?
«Sono le destre degli accordi con la Tunisia o l’Albania per i migranti in spregio ai diritti fondamentali della persona e al diritto internazionale. Quelli che si alleano con i regimi illiberali di chi mette le catene ai piedi di Ilaria Salis. Ciò che mi spaventa è la mancanza di una risposta della società in un sonno della ragione che si fa impotenza. E sappiamo cosa genera».

Cosa pensa di Elly Schlein? Rappresenta davvero il nuovo Pd?
«Non mi occupo del vecchio né del nuovo Pd. Certo che non deve essere un mestiere facile fare la segretaria. Spero che Schlein sabato voglia partecipare alla nostra convention».

Che dice del movimento fondato da Michele Santoro?
«Non ho letto molto, credo però che alla parola “pace” debba sempre seguire la parola “giusta”. Ovvero democrazia, libertà e Stato di diritto. Se per pace intendiamo la resa di un popolo a un invasore allora la pensiamo diversamente».

Ha avuto qualche problema di salute, una brutta caduta, un femore rotto. Come si sente ora?
«Meglio. Lotto, non mi scoraggio».

Cosa sta facendo in questi giorni?
«Tante sedute di fisioterapia, voglio rimettermi quanto prima».

Si sente pronta per questa competizione elettorale?
«La mia mente corre veloce, forse per far dispetto alle gambe. Per fortuna in politica è quella che serve».

Pensa al futuro? Ne ha timore?
«Penso al futuro. Ho scritto un libro con Pier Virgilio Dastoli e non vedo l’ora di presentarlo».

Di cosa parla?
«Racconta di quanto la battaglia per l’Europa unita venga da lontano e guardi al futuro».

Che ruolo pensa di avere in queste elezioni?
«Ruolo?».

Sì, una candidatura o qualcos’altro.
«Qui non si tratta di una candidatura di questo o di quello. C’è una battaglia da fare: o l’Europa si sveglia e si unisce davvero o diventa irrilevante nel mondo e noi con lei. E chi ha scelto me e il partito lo sa».

Cosa sa?
«Che la politica la faccio, la facciamo così: sulle battaglie da fare per quello in cui crediamo, non per mettere al sicuro il posto che vogliamo».

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21 febbraio 2024

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